Un sequestro preventivo di beni per un valore di circa 250 mila euro è stato emesso dal gip del Tribunale di Messina, su richiesta della locale Procura – Direzione Distrettuale Antimafia. Il provvedimento scaturisce dagli accertamenti di carattere patrimoniale svolti dagli agenti di Messina e del commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, nei […]
Mafia: sequestro preventivo di beni a Barcellona Pozzo di Gotto
Un sequestro preventivo di beni per un valore di circa 250 mila euro è stato emesso dal gip del Tribunale di Messina, su richiesta della locale Procura – Direzione Distrettuale Antimafia. Il provvedimento scaturisce dagli accertamenti di carattere patrimoniale svolti dagli agenti di Messina e del commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di un soggetto arrestato lo scorso 14 gennaio, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e peculato aggravato dalle finalità mafiose. Le indagini svolte hanno accertato la riconducibilità di un’impresa operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, di rifiuti speciali e demolizione dei veicoli con sede a Barcellona Pozzo di Gotto, ad un esponente della famiglia mafiosa dei barcellonesi e ai suoi familiari, nonostante l’impresa fosse confiscata, sia in sede penale che di prevenzione, e affidata ad un amministratore giudiziario sin dall’anno 2011.
Gli elementi di prova raccolti hanno disvelato come l’impresa sarebbe stata utilizzata, anzitutto, quale strumento di illecito arricchimento, attraverso la quotidiana appropriazione del denaro, non contabilizzato, dalle casse; tutto ciò grazie alla ritenuta complicità dell’amministratore giudiziario, il quale, dal canto suo, è parso asservito al potere mafioso del clan barcellonese, nei cui confronti ha manifestato riverenza e compiacenza, rinunciando totalmente all’esercizio delle sue funzioni nell’amministrazione della ditta; in tal modo violando dolosamente i doveri cui invece era tenuto per legge. Le indagini patrimoniali hanno permesso di appurare che l’importo sequestrato costituisca provento di attività illecite, ovvero il profitto del delitto di concorso esterno in associazione mafiosa, posto in essere dall’indagato, per un totale di circa 250 mila euro.