Per un po’ di tempo non si è sentito parlare della frangia saccense di Cosa nostra, che pure era stata particolarmente attiva negli anni passati. Anni in cui a farla da padrone era Totò Di Gangi, storico boss, morto sotto un treno a pochi giorni dalla sua scarcerazione. Il presente della mafia di Sciacca è […]
La nuova vita della Cosa nostra di Sciacca, tra lotte di successione, Pec e gestione degli appalti
Per un po’ di tempo non si è sentito parlare della frangia saccense di Cosa nostra, che pure era stata particolarmente attiva negli anni passati. Anni in cui a farla da padrone era Totò Di Gangi, storico boss, morto sotto un treno a pochi giorni dalla sua scarcerazione. Il presente della mafia di Sciacca è adesso sulle spalle di Domenico Friscia – 61enne boss natio della città in provincia di Agrigento – e di Domenico Maniscalco, altro uomo d’onore storico della stessa famiglia mafiosa, particolarmente noto per i suoi metodi nel fare affari. Eppure è in rapida ascesa, Maniscalco, di soli due anni più giovane di Friscia. La sua azienda, la Commerciale Srl, è attiva nel campo dei materiali per l’edilizia.
Un’attività difficile da contrastare, visto che Maniscalco – a suon di minacce – riusciva a eliminare la concorrenza e a orientare le scelte dei clienti. E un’attività così capillare che per fermarlo era stata messa in giro la voce, con tutta probabilità interna, che Maniscalco collaborasse in realtà con le forze dell’ordine. Una voce che era giunta persino alle orecchie dei Di Gangi. Sì, perché il fronte era comune, ognuno aveva le proprie specifiche sul territorio, ma la guerra di successione è stata senza esclusione di colpi. Da un lato Maniscalco, dunque, con la sua ditta, dall’altro Friscia con suo nipote, Giuseppe Marciante, titolare di un’impresa edile, che mieteva appalti, alcuni dei quali di grosse dimensioni, come quello per la realizzazione dell’hub vaccinale di Sciacca.
Un appalto per cui è finito tra gli indagati pure un pubblico ufficiale, l’ex responsabile della protezione civile di Agrigento, Maurizio Costa, che in piena pandemia avrebbe scambiato una serie di aiuti nell’aggiudicazione dell’appalto in cambio di lavori presso la propria abitazione privata. Ma non è tutto. Tra gli appalti sotto la lente della procura di Palermo ci sono la realizzazione del depuratore e dell’asilo comunale di Menfi – in provincia di Agrigento – della rete fognaria e dell’area portuale di Sciacca. «Per ora è il loro momento, prendono tutti i lavori», si registra in una delle intercettazioni tra Maniscalco e un sodale, mentre commentano il momento particolarmente florido di Marciante. Marciante che da par suo ragionava e parlava da imprenditore di successo: «Ti è arrivata la Pec? Dobbiamo fare presto». «Mi sono aggiudicato una gara, aspetta, sono qui che mi stanno…». E a chi gli chiedeva «ma come hai partecipato, perdonami, senza partecipare?» il nipote di Friscia rispondeva pacifico: «Sì, sì, sì, impresa di… come si dice… di fiducia».