Undici arresti per mafia nel mandamento Tommaso Natale a Palermo. I carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo hanno eseguito questa notte un’ordinanza firmata dal gip su richiesta dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia. Il giudice ha disposto per otto indagati la misura del carcere, mentre per tre sono scattati gli arresti domiciliari. Gli 11 indagati devono rispondere a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, consumata e tentata, con l’aggravante del metodo e delle modalità mafiose, nonché per il delitto di tentato omicidio aggravato.
La misura cautelare è stata notificata in carcere al vecchio boss 73enne Michele Micalizzi, già al vertice del clan e genero dello storico capomafia Saro Riccobono, tornato alla guida della cosca dopo avere scontato una condanna a 20 anni. Gli investigatori si sono serviti di tecnologie sofisticate di intercettazione riuscendo, così, a superare le continue cautele messe in atto dagli indagati per sfuggire alle indagini. Ricostruite anche le strutture delle famiglie di Pallavicino-Zen, Partanna Mondello e Tommaso Natale. Gli inquirenti inoltre hanno scoperto i canali attraverso i quali il clan comunicava con le altre cosche, accertato decine di estorsioni, svelato la presenza costante delle famiglie nella vita del mandamento. I boss dirimevano liti tra i cittadini e tutelavano gli interessi dei commercianti che pagavano il pizzo in cambio della protezione.
Tra gli episodi ricostruiti nell’inchiesta anche quello avvenuto l’8 settembre del 2021 viene rapinata la moglie del boss Micalizzi. Dei malviventi, evidentemente non sapendo chi fosse la vittima, entrarono in azione allo Zen rubando l’auto della donna. Il capomafia in due ore sarebbe riuscito a scoprire gli autori del colpo e li avrebbe fatti punire. Il particolare, per il gip, è una «plateale dimostrazione del potere criminale» del mafioso. I rapinatori sono stati costretti a riconsegnare l’automobile alla moglie del capomafia. Ma prima uno dei responsabili sarebbe stato selvaggiamente malmenato. Il figlio di Micalizzi, Giuseppe, e un complice identificato in Vincenzo Garofalo, avrebbero rassicurato il capomafia e la moglie, presenti vicino al luogo del pestaggio, di aver dato una dura lezione al malvivente. «Tu mi devi dire grazie…..sei vivo…l’ho macinato…l’ho ammazzato», diceva non sapendo di essere intercettato.
Ordinanza di custodia cautelare in carcere:
Michele Micalizzi, 15 ottobre 1949
Gianluca Spanu, 21 ottobre 1987
Caviglia Domenico, 13 marzo 1976
Amedeo Romeo, 16 luglio 1976
Rosario Gennaro, 6 dicembre 1965
Matteo Pandolfo, 25 aprile 1976
Giuseppe Micalizzi, 25 dicembre 1980
Carmelo Cusimano, 7 ottobre 1974
Ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari:
Giuseppe Guida, 27 febbraio 1974
Francesco Nappa, 4 agosto 1985
Vincenzo Garofalo, 3 marzo 1986
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