Mafia, operazione contro il clan Santapaola Emessi cinque provvedimenti nell’Acese

Avrebbero commesso rapine i cui proventi, nel classico modus operandi mafioso, servivano per mantenere i parenti dei detenuti e a pagare le spese legali. E’ quanto emerge dalle indagini che hanno portato all’emissione di cinque ordinanze di custodia cautelare (tre delle quali in carcere) per altrettanti presunti affiliati al clan criminale catanese Santapaola-Ercolano, operanti nel territorio tra Acicatena e Acireale, perché ritenuti responsabili a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzato alla commissione di rapine.

I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Catania su richiesta della Direzione distrettuale antimafia e portati a termine la scorsa notte durante l’operazione Squalo coordinata dai carabinieri del comando di Acireale. A finire in manette Antonino Patanè, classe 1966 e residente ad Acicatena, soprannominato Nino Coca Cola, individuato quale presunto reggente della cosca santapaoliana della zona. Il quale, nonostante fosse sottoposto alla misura di sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza, avrebbe avuto il ruolo di promuovere e organizzare i colpi che servivano a rimpinguare le casse del clan. Assieme a lui è stato arrestato Salvatore Indelicato (1970), ritenuto boss della consorteria mafiosa di Acireale. L’ordinanza è stata invece notificata in carcere ad altre tre persone: Stefano Sciuto, 30 anni – già detenuto a Noto per altri reati e figlio del noto capo clan dell’hinterland acese Sebastiano, detto Nuccio Coscia, pluriomicida condannato all’ergastolo – oltre a Camillo Brancato, 36 anni, e Paolo Calogero Polisano, 44 anni, residenti rispettivamente a Giardini Naxos ed Acireale. Entrambi presunti esponenti del clan Santapaola-Ercolano di Acicatena, si trovano già rinchiusi per altri reati nel carcere di Messina.

Le ordinanze sono scaturite da un’articolata indagine avviata nel 2008 che ha permesso agli inquirenti di individuare parte di un sodalizio criminale afferente al gruppo acese del clan Santapaola-Ercolano. Attraverso il classico metodo mafioso, avrebbero ottenuto il controllo del territorio e l’assoggettamento della comunità locale. Nel corso dell’inchiesta è stato accertato anche che i proventi frutto delle attività criminali sarebbero serviti al sostentamento delle famiglie dei detenuti e a coprire altre spese di tipo legale degli affiliati.

Tra le rapine contestate alla banda, emerge quella commessa nel febbraio 2008 ai danni di una gioielleria Pierre Bonnet di Nicolosi, cui prese parte Sciuto assieme a tre complici. Durante il colpo, i numerosi colpi di pistola esplosi dal proprietario provocarono la morte di Sebastiano Catania (figlio del più noto boss ergastolano Alfio) e Davide Laudani, oltre al ferimento di Fabio Pappalardo, tutti ritenuti dall’accusa esponenti dello stesso gruppo criminale. Altro episodio segnalato dagli inquirenti si riferisce ad un rapina commessa nell’aprile dello stesso anno in un’agenzia del Credito Siciliano a Francavilla di Sicilia in cui Sciuto e Brancato, armati di coltelli, si erano impossessati di 2.343 euro. Ma le indagini già in corso li avevano fermati, permettendo ai carabinieri di Taormina, su segnalazione dei colleghi del Nucleo radio mobile di Acireale, di arrestarli in flagranza di reato.

[Foto di .v1ctor.]


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Ieri notte i carabinieri di Acireale, nell'ambito dell'operazione Squalo, hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare per altrettanti presunti affiliati al clan criminale catanese. Le indagini avviate nel 2008 dalla Procura etnea si sono concluse con l'arresto di due reggenti, mentre ad altri tre il provvedimento è stato notificato in carcere. Sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzato alla commissione di rapine, i cui proventi servivano a sostenere le famiglie dei detenuti e le spese legali

Ieri notte i carabinieri di Acireale, nell'ambito dell'operazione Squalo, hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare per altrettanti presunti affiliati al clan criminale catanese. Le indagini avviate nel 2008 dalla Procura etnea si sono concluse con l'arresto di due reggenti, mentre ad altri tre il provvedimento è stato notificato in carcere. Sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzato alla commissione di rapine, i cui proventi servivano a sostenere le famiglie dei detenuti e le spese legali

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