All’udienza preliminare di questa mattina al Pagliarelli di Palermo la maggior parte degli imputati ha scelto di farsi giudicare col rito abbreviato, l’udienza sarà a fine maggio. Per i restanti si proseguirà nei prossimi giorni
Mafia, le cosche delle Madonie alla sbarra Verso la chiusura fase preliminare Black cat
Si avvia alle battute conclusive la fase preliminare del processo Black cat, seguito all’omonima operazione del maggio 2016 e che ha mandato all’aria i piani di riorganizzazione dei mandamenti mafiosi delle zone Termini-Cefalù-Madonie. Sono 74 in tutti gli imputati alla sbarra che dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa e di estorsione. Di questi 19 hanno optato per il rito ordinario, si tratta di: Salvatore Cancilla, Mercurio Bisesi, Loreto Di Chiara, Luigi Giovanni Barone, Rosario Lanza, Riccardo Giuffré, Giuseppe Albanese, Francesco Saitta, Sebastiano Sudano, Antonio Marino, Francesco Lo Medico, Giuseppe Barreca, Gioacchino Martonara, Antonio Giuseppe Termini, Ignazio Arena, Salvatore La Barbera, Giacomo Di Dio, Benedetto Mazzeo, Nicola Teresi.
I restanti, invece, hanno scelto il rito abbreviato e l’udienza si svolgerà a fine maggio. Fa eccezione, però, l’imputato Giacomo Li Destri, la cui posizione era stata stralciata per un difetto di notifica e che avrà tempo per decidere il rito a cui sottoporsi fino a venerdì. Sono 23, invece, i Comuni che si sono costituiti parte civile contro gli imputati accusati di associazione mafiosa, rappresentati gratuitamente dallo studio legale del Centro Pio La Torre, con gli avvocati Ettore Barcellona e Francesco Cutraro. Insieme a loro anche Addiopizzo, a fianco degli otto imprenditori che hanno deciso di costituirsi, e a Confcommercio, Confesercenti e allo stesso Centro antimafia.
Il gup Fabrizio Anfuso, durante l’udienza precedente, aveva deciso invece per una scrematura delle parti civili in relazione al reato di estorsione, basandosi sui territori in cui si erano verificate le richieste di pizzo. Gli imputati oggi alla sbarra ambivano a un ritorno al passato, e per farlo non disdegnavano l’uso dei vecchi metodi: dalle intimidazioni, anche usando armi pesanti, ai danneggiamenti. L’obiettivo era quello di ricollocare ai vertici dei mandamenti di Trabia e San Mauro Castelverde i vecchi esponenti con una certa esperienza, eclissando invece i più giovani ritenuti inaffidabili.