«È un’offesa alla memoria di mio fratello, ai ragazzi della sua scorta e a tutti i morti ammazzati per mano mafiosa, per giunta preannunciata. Non permetterò a Salvo Riina di presentare il suo libro, almeno a Palermo. Lo impedirò con tutti i mezzi a mia disposizione». Appare determinato Salvatore Borsellino, fratello di Paolo il magistrato ucciso dalla mafia nella strage di via d’Amelio nel 1992, che non nasconde la sua amarezza dopo aver appreso l’intenzione di Salvo Riina – figlio del super boss di Cosa nostra Totò detto La Bestia per via della spietata ferocia mostrata sia durante la Seconda Guerra di Mafia sia durante l’attacco frontale allo Stato – di presentare il 18 giugno a Palermo il suo libro Riina family life.
Borsellino non ha alcun dubbio e lo dichiara pubblicamente con un post su Facebook: «Sono disposto a tutto, non ammetterò nella maniera più categorica che a Palermo accada una cosa simile». Borsellino non ha digerito neanche che Rai 1 abbia ospitato il figlio di Riina, una scelta che ha scatenato non poche polemiche dopo l’intervista nella trasmissione Porta a porta, in occasione dell’uscita della sua prima fatica letteraria: «Dopo quella oscena trasmissione sono nati dei gruppi in sostegno di Riina, e lo trovo inammissibile». «Sentirò il sindaco, sentirò il questore per allertarli, per motivi di ordine pubblico, perché dirò loro cosa accadrà se permetteranno a questa persona di presentare il suo libro – continua – è un’offesa, è come se andassero a imbrattare la tomba di mio fratello preannunciandolo prima. A mio fratello, gente come suo padre, ha tolto la libertà di vivere, io a lui tolgo la libertà di presentare il suo libro in questa città». Tanta l’indignazione di Salvatore che aggiunge: «È come se li uccidessero la seconda volta».
E a proposito del libro che dovrebbe essere presentato, secondo Borsellino «lui fa un’operazione mistificatoria, e traspare ammirazione per il padre senza nessun pentimento – continua Borsellino – basta sentire le intercettazioni di nove anni fa, prima che il padre andasse in galera, mio padre è un colonnello e ha fatto quello che doveva fare per difendere la famiglia. Ma di quale dignità parla? quella dei bambini squagliati nell’acido? di queste bestie stiamo parlando. Che un esponente di questa famiglia venga applaudito pubblicamente io non lo posso permettere almeno a Palermo. Spetta a me difendere la memoria di mio fratello – conclude – e lo farò con ogni mezzo e con tutte le mie forze».
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