Un’inchiesta per corruzione partita dalla Procura di Palermo e condotta dalla Direzione investigativa antimafia di Trapani ha portato all’arresto di Vito Nicastri, il signore del vento considerato prestanome di Matteo Messina Denaro e già sottoposto ai domiciliari, e all’iscrizione nel registro degli indagati del sottosegretario leghista Armando Siri, indagato nel filone che i magistrati siciliani hanno passato ai colleghi di Roma.
Secondo l’accusa, Siri – uomo forte della Lega in campo economico e tra gli ideatori della Flat Tax – avrebbe ricevuto denaro per modificare un norma da inserire nel Def 2018 che avrebbe favorito l’erogazione di contributi per le imprese che operano nelle energie rinnovabili. Norma che poi non è stata approvata.
L’ipotesi della Procura di Palermo è che Nicastri, il cui patrimonio recentemente è stato oggetto di una mega confisca milionaria, abbia continuato a curare i suoi interessi nel settore delle energie rinnovabili attraverso il figlio e prestanome. Per questo gli uomini della Dia stamattina stanno effettuando perquisizioni anche negli uffici del dipartimento Energia della Regione siciliana, si vogliono approfondire alcune autorizzazioni concesse. Video girati dalla Dia ritraggono l’imprenditore trapanese mentre parla al balcone dei progetti sull’eolico fermi alla Regione. Indagando su Nicastri e anche grazie alle dichiarazioni di diversi pentiti, i magistrati hanno ricostruito un giro di corruzione di funzionari regionali siciliani finalizzati a ottenere permessi per progetti legati al mini eolico e alla realizzazione di due impianti di biometano. Tra gli indagati c’è il dirigente regionale Alberto Tinnirello, 61enne funzionario che prima era al dipartimento Energia e che recentemente è stato nominato dal governo Musumeci al vertice del Genio civile di Palermo.
Nel filone romano tra gli indagati c’è anche Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia e docente universitario, ligure come Siri, e responsabile del programma della Lega sull’Ambiente. Sarebbe stato proprio Arata a tenere i rapporti con soggetti riconducibili a Nicastri, ma Siri non sarebbe stato in realtà a conoscenza di questi legami. E infatti nel filone siciliano dell’inchiesta si contesta anche l’aggravante di aver favorito Cosa Nostra, reato che invece non viene avanzato a Siri dai pm romani. In particolare a consegnare il denaro a Siri sarebbe stato proprio Arata a casa sua. L’emendamento caldeggiato avrebbe dovuto fare retroagire i finanziamenti stanziati per le rinnovabili alla data di costituzione di una delle società di Nicastri che avrebbe potuto così beneficiarne.
«Non so niente. Non ho idea, non so di cosa si tratti – è il primo commento di Siri – Devo prima leggere e capire. Ho letto di nomi che non so. Ma chi è Vito Nicastri? Mai sentito in vita mia, mai visto, non so proprio chi sia. Sicuramente non c’entro niente con vicende che possano avere risvolti penali. Mi sono sempre comportato nel rispetto delle leggi. Sono tranquillo». Intanto il vicepremier Luigi Di Maio afferma: «Sarebbe opportuno che Siri si dimettesse da sottosegretario».
Gli altri indagati sono Francesco Paolo Arata, 39enne figlio del docente Paolo Arata, che si era trasferito da Roma ad Alcamo; Giacomo Causarano, 70 anni; l’imprenditore Francesco Isca, 59 anni; Angelo Giuseppe Mistretta, 62 anni; e Manlio Nicastri, 32 anni, figlio di Vito. Sono accusati a vario titolo di corruzione e intestazione fittizia, Isca risponde di associazione mafiosa. Sono in corso perquisizioni negli uffici regionali.
In particolare Angelo Mistretta, ingegnere di Partanna, alle spalle un lunghissimo curriculum politico e professionale, con incarichi da dirigente in diversi Comuni, alla Provincia di Trapani (di cui è stato anche assessore e per tre volte consigliere) e un costante via vai dagli uffici della Regione, in particolare nell’assessorato regionale al Territorio e ai Lavori pubblici, come consulente e coordinatore della segreteria tecnica tra il 2000 e il 2006, anni del governo Cuffaro. Mistretta è stato anche progettista e direttore dei lavori in moltissimi appalti pubblici in giro per la Sicilia, spesso nel settore delle energie rinnovabili e su incarico della Regione. Attualmente è capo del settore Urbanistica e Lavori pubblici del Comune di Castellammare del Golfo, nomina arrivata a gennaio del 2019. Un anno fa, nell’operazione Anno Zero della Dda di Palermo sui fedelissimi di Messina Denaro, veniva citato, seppur non indagato, in una vicenda relativa a un immobile abusivo a Castellammare del Golfo che stava molto a cuore a Nicola Accardo, considerato il boss di Partanna.
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