Operazione antidroga nel quartiere San Cristoforo. In carcere 19 affiliati al clan Cappello-Carateddi. In manette anche la dottoressa Maria Costanzo, in servizio all'ospedale Vittorio Emanuele. Avrebbe favorito il capogruppo del clan, certificando una condizione clinica aggravata nel tentativo di fargli ottenere gli arresti domiciliari
Mafia, diciannove arresti per traffico di droga In cella un medico, falsava certificati al boss
Diciannove ordinanze di custodia cautelare, di cui una nei confronti di un medico catanese e cinque per soggetti già detenuti (Alessandro Bonaccorsi, Filippo Crisafulli, Orazio Finocchiaro, Giovanni Musumeci, Robertino Scrivano) . Si tratta di un’operazione portata a termine dalla Squadra mobile di Catania su richiesta della Direzione distrettuale antimafia etnea. «Un risultato frutto di una lunga attività investigativa nei confronti del clan Cappello-Bonaccorsi- Carateddi che detengono un ampio controllo del mercato di stupefacenti nel quartiere San Cristoforo», ha detto il procuratore aggiunto Amedeo Bertone.
Tra gli arresti spicca il nome di Alessandro Bonaccorsi, già in carcere dal 2010, nuovo capofila del gruppo Carateddi dopo la cattura del boss Sebastiano Lo Giudice nel marzo 2010. Bonaccorsi, affetto da una grave forma di pancreatite contratta a seguito di una ferita da arma da fuoco, avrebbe evitato il carcere simulando un aggravamento del proprio quadro clinico. Qui sarebbe intervenuta la dottoressa Maria Costanzo, dirigente medico dell’ospedale Vittorio Emanuele, attualmente agli arresti domiciliari, che in questi anni avrebbe firmato richieste per esami specifici e – in ultimo – simulato la necessità di un intervento operatorio non necessario. «Erano richiesti esami, tra cui una tac, che Bonaccorsi puntualmente non effettuava, ma che gli consentivano di uscire dal carcere – ha spiegato Bertone – Tutto questo a rischio e pericolo della propria salute».
«Falsava la propria condizione di salute al punto da farsi portare pillole che non avrebbe dovuto assumere, pur di ottenere quello che voleva. Era disposto a tutto per poter controllare i traffici della droga da fuori, piuttosto che dal carcere», ha spiegato il procuratore Pasquale Pacifico. E proprio quell’operazione non necessaria era stata pensata per ottenere gli arresti domiciliari.
«Queste indagini, iniziate nel marzo 2010, sono un seguito dell’operazione Revenge, chiusa nell’ottobre 2009», ha continuato Pacifico. «Da un lato hanno confermato quanto fosse grosso il traffico di stupefacenti affidato ai Cappello – somme ingenti, nei fine settimana circa tre-cinquemila euro – Dall’altro ci hanno consentito di analizzare il tentativo di riorganizzazione dei vari gruppi dopo gli arresti dell’operazione Revenge».
Fondamentali per le indagini sono state le intercettazioni ambientali come quelle tra quattro donne della famiglia – Maria Bonnici, Emilia Anastasi, Bruna e Daniela Strano – e i soggetti già detenuti. Mogli, sorelle, compagne incaricate di tenere i rapporti con l’esterno a cui è contestato l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti .