Mafia, Cdm scioglie il Comune di Corleone «Era inevitabile, tornati indietro di 30 anni»

Il Consiglio dei Ministri ha sciolto per infiltrazioni mafiose il Comune di Corleone, nel Palermitano. I commissari del Ministero erano stati inviati circa otto mesi fa e da allora si attendeva l’esito dell’ispezione, mentre l’amministrazione guidata dall’ormai ex sindaco, Leoluchina Savona, continuava a perdere consenso sia in consiglio comunale, che tra gli abitanti della cittadina in provincia di Palermo. Dopo le dimissioni dei consiglieri comunali del Pd, negli scorsi giorni era arrivato l’addio alla poltrona in consiglio anche da Giuseppe Nicosia, facendo salire a nove i dimissionari sui venti inquilini in consiglio comunale.

Commenta la notizia sui social l’ex primo cittadino, Nino Iannazzo, che
gioca con la data dello scioglimento: «A San Lorenzo – ha scritto sul suo profilo – cadono le stelle e può anche cadere chi non ha mai brillato». «È accaduto l’inevitabile – commenta il responsabile legalità della Cgil Palermo e consigliere dimissionario di Corleone, Dino Paternostro – ma io non sono contento. Per colpa di amministratori incapaci di resistere alle collusioni con la mafia, la città di Corleone è stata ricacciata indietro di trent’anni. Questo è un momento doloroso per i tanti cittadini onesti di Corleone, che non hanno nulla da spartire con la mafia e i mafiosi. Ma serve comunque a fare chiarezza. Chi ha sbagliato deve pagare duramente. Da parte nostra ci impegneremo per ricostruire a Corleone un fronte degli onesti, che lavori per una ripartenza della città, fondata sui valori di legalità e giustizia sociale».

«Quello che è accaduto al Comune di Corleone, purtroppo, non stupisce – commenta
il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti -: è il triste esito di una vicenda che era apparsa fin dall’inizio difficilmente recuperabile». «Poche settimane fa – aggiunge Raciti – eravamo a Corleone insieme al responsabile nazionale Giustizia del Partito Democratico David Ermini per esprimere vicinanza ai consiglieri comunali Pd che in quelle ore si stavano dimettendo, proprio a rimarcare la percezione di una situazione che stava irrimediabilmente sfuggendo di mano all’amministrazione ed al consiglio comunale». «Ci auguriamo – conclude Raciti – che Corleone possa superare presto questa nuova difficile pagina, ed avere un’amministrazione ed un consiglio comunale degni della sua storia migliore».

L’accesso agli atti da parte degli ispettori di Alfano risale allo scorso gennaio, quando furono acquisiti i documenti relativi ad alcuni appalti, tra cui quello per la realizzazione del centro polivalente nell’area del campo sportivo. A seguito di quell’appalto venne arrestato Antonino Di Marco, custode del campo sportivo, indicato dagli inquirenti come il nuovo capo mandamento. Secondo l’accusa, nell’area del campo sportivo, si sarebbero svolti anche summit di mafia. Nel fascicolo della Dda finì anche il fratello del primo cittadino, Giovanni Savona.


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