I fatti risalgono agli anni che vanno dal 2012 al 2014. A essere accusati a vario titolo sono sei persone, per le quali adesso la Procura di Roma chiede il rinvio a giudizio. Coinvolti anche militari e soggetti vicino a Massimo Carminati, il presunto capo del sistema criminale romano
Mafia capitale, la truffa alla marina militare di Augusta Il gasolio pagato ma destinato a nave che era affondata
Forniture di gasolio mai inviate e tuttavia pagate. Con il chiaro intento di raggirare la marina militare di Augusta, confezionando una truffa da sette milioni di euro. È questa l’accusa rivolta dalla Procura di Roma nei confronti di sei persone, coinvolte in uno dei tanti filoni nati dalla maxi-inchiesta Mafia capitale.
Gli imputati sono gli amministratori delle società Global Chemical Broker srl e Abac Petroli, Massimo Perrazza e Andrea D’Aloja, l’allora capitano di fregata Attilio Vecchi, e poi ancora i militari mediatori Mario Leto e Sebastiano Distefano, il militare e membro delle commissioni di collaudo Salvatore Di Pasquale. Su tutti loro il gip del Tribunale di Roma si pronuncerà per decidere se dovranno essere sottoposti a processo, così come richiesto dai pubblici ministeri Mario palazzi, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini.
I fatti risalgono agli anni che vanno dal 2012 al 2014, con le due società che avrebbero fatturato la vendita del carburante, che però non sarebbe mai giunto a destinazione. Secondo l’accusa, che ha ricostruito i rapporti tra Perrazza e Massimo Carminati – la figura apicale del sistema criminale attivo a Roma -, il gasolio risultava destinato alla nave Victory I, imbarcazione che però è affondata nel 2013.