Il procuratore capo Giuseppe Pignatone, nella sua relazione in commissione antimafia, ha fatto il punto sull'inchiesta romana che ha un suo filone anche nel Catanese. Gli inquirenti hanno raccolto prove sul presunto accordo con Luca Odevaine per la gestione del Centro per richiedenti asilo
Mafia Capitale, collaborazione Roma-Catania Collegamento con la Dda per il Cara di Mineo
«Abbiamo avviato un collegamento con la Direzione distrettuale antimafia di Catania sul Cara di Mineo». È quanto ha affermato il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, durante l’audizione in commissione Antimafia. Il magistrato ha fatto il punto sull’inchiesta Mafia Capitale e un filone riguarda il Centro per richiedenti asilo del Catanese, il cui appalto di gestione è stato commissariato dopo la richiesta dell’autorità nazionale Anticorruzione.
La gara stata vinta nel giugno 2014 dall’associazione temporanea di imprese Casa della Solidarietà formata dalle stesse cooperative e società che hanno gestito il Cara: Senis Hospes, i consorzi Sol. Calatino e Sisifo, Cascina global service, l’azienda Pizzarotti (proprietaria del residence degli aranci) e il comitato provinciale della Croce Rossa. Tra i componenti della commissione che si è occupata dell’assegnazione c’era anche Luca Odevaine, presidente della fondazione IntegrAzione e ritenuto uno degli elementi principali della presunta organizzazione criminale scoperta con l’indagine della procura romana. «Dal nostro punto di vista, per quanto riguarda Roma, abbiamo le intercettazioni con cui si stipulano accordi tra esponenti Cascina e il dottor Odevaine», ha spiegato Pignatone. «Sotto questo profilo abbiamo potuto contestare a Odevaine e agli amministratori della Cascina il reato di corruzione nelle sue varie sfaccettature e anche la turbativa d’asta».
«La corruzione è materialmente commessa a Roma e in alcuni casi video ripresi – ha sottolineato il magistrato – Sulla turbativa d’asta la competenza non c’è ma non c’è alcun problema tra noi e la procura di Catania. Il processo dovrà tener conto di tutte le carte».
I dubbi sull’appalto erano stati sollevati dall’Anticorruzione alle procure di Catania e Caltagirone nel marzo 2015. Un secondo filone dell’inchiesta, nei primi giorni di giugno, è giunto nella provincia etnea. Risultano indagati Giuseppe Castiglione, all’epoca presidente della provincia etnea e oggi coordinatore di Ncd Sicilia e sottosegretario all’Agricoltura, Giovanni Ferrera, direttore del consorzio Calatino terra d’accoglienza, Paolo Ragusa, presidente della cooperativa Sol.Calatino, i primi cittadini di Mineo e Vizzini, Anna Aloisi e Marco Aurelio Sinatra e lo stesso Odevaine.