Eseguiti due decreti di confisca di beni dai carabinieri di Palermo, a carico di Rosario Salvatore Lo Bue, del figlio Leoluca e del fratello di Rosario, Calogero Giuseppe Lo Bue. Tutti ritenuti a vario titolo esponenti del mandamento di Cosa nostra di Corleone di cui Rosario Lo Bue è stato il reggente. I provvedimenti riguardano la confisca definitiva di rapporti bancari, abitazioni, terreni, polizze assicurative, complessi di beni aziendali e di un magazzino, per un valore stimato complessivo superiore ai tre milioni di euro. Dalle indagini è emerso che Rosario Lo Bue e il figlio Leoluca erano a capo di un vero e proprio monopolio mafioso che, attraverso l’uso di prestanomi, permetteva loro di operare nel settore agroalimentare, biologico e dell’allevamento del bestiame, beneficiando anche dei contributi comunitari. Il figlio Leoluca Lo Bue è stato, peraltro, condannato nel 2017 a dieci anni di reclusione con l’accusa di estorsione aggravata ai danni di un’impresa edile e associazione mafiosa.
Mentre Calogero Lo Bue – non più in vita – avrebbe sfruttato l’appartenenza a Cosa nostra per appropriarsi di un ingente quantitativo di beni: a evidenziarlo una sperequazione tra i redditi dichiarati dall’uomo e il valore dei beni a lui intestati o riconducibili. Si tratta dell’ennesimo colpo al mandamento mafioso di Corleone, già coinvolto nelle indagini Patria, All stars e Grande passo. Attività che, nel tempo, hanno portato al sequestro di beni a carico di altri esponenti dello stesso mandamento tra cui quelli riconducibili al defunto capo mafia Salvatore Riina. La confisca comprende, inoltre, l’abitazione familiare di Corleone di Calogero Lo Bue, indicata negli atti giudiziari relativi alla cattura di Bernardo Provenzano come fermo posta per l’inoltro della corrispondenza destinata a quest’ultimo.
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