I carabinieri del nucleo investigativo di Roma hanno eseguito nella capitale, a Catania e a Palagonia sei ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del tribunale di Roma nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili a vario titolo di tentata estorsione ed estorsione aggravate dal metodo mafioso, procurata inosservanza di pena e possesso di documenti di identificazione falsi. L’indagine è partita dopo la denuncia presentata lo scorso luglio da un imprenditore romano del settore noleggio auto a carico di un pregiudicato di origine catanese. Quest’ultimo, pare che si fosse stabilito ormai da decenni nel litorale Sud della capitale insieme alla famiglia e alla convivente, un’agente immobiliare romana.
Il commerciante ha riferito agli inquirenti che il pregiudicato etneo, insieme a persone di origine siciliana, avrebbe tentato di estorcergli in quattro occasioni diverse circa 50mila euro, facendosene consegnate duemila a suon di minacce. Le indagini, sviluppate grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno permesso di ricostruire l’intera vicenda. Il pregiudicato etneo lo scorso giugno si era finto proprietario di tre automobili del valore complessivo di 60mila euro e le aveva cedute all’imprenditore romano. Dopo avere ricevuto dallo stesso 30mila euro di anticipo, aveva preteso la restituzione delle altre tre vetture o, in alternativa, 50mila euro.
L’imprenditore sarebbe stato picchiato e minacciato di morte tra il 10 e il 14 luglio scorso. I carabinieri, precisano inoltre, che il 18 luglio due dei sei presunti estorsori erano stati arresti in flagranza di reato per avere percosso la vittima e averla rapinata di 1600 euro in contanti presso la sua attività sita nei pressi della stazione ferroviaria Tiburtina.
Il pregiudicato, insieme al gruppo di siciliani, aveva informato la vittima di appartenere a un’organizzazione mafiosa della provincia di Catania. Due dei sei arrestati di oggi, secondo le indagini degli inquirenti, sarebbero appartenenti alla famiglia Mazzei-Carcagnusi di Catania legata a quella dei Santapaola. Uno dei due avrebbe alle spalle anche una condanna definitiva per omicidio e associazione mafiosa, l’altro sarebbe figlio di un ergastolano condannato per gli stessi reati. Questa seconda persona pare fosse latitante da marzo scorso, dopo una condanna definitiva a otto anni di reclusione per rapina aggravata e porto abusivo di armi, e che si fosse stabilito tra Pomezia e Latina.
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