Sette arresti per mafia nell’Agrigentino: dall’infiltrazione nelle istituzioni alle ingerenze negli appalti

Sette indagati per mafia. Per l’accusa farebbero tutti parte del mandamento mafioso di Lucca Sicula e Ribera, nell’Agrigentino. In particolare, l’operazione dei carabinieri ha riguardato i territori di Burgio, Lucca Sicula e Villafranca Sicula (in provincia di Agrigento), Mazzarino (nel Nisseno) e Marina di Gioiosa Jonica (in provincia di Reggio Calabria). Quattro persone sono finite in carcere, due agli arresti domiciliari e per una è scattata la misura dell’obbligo di dimora.

I carabinieri del comando provinciale di Agrigento – con il supporto dei colleghi di Caltanissetta, di Reggio Calabria, dello squadrone eliportato cacciatori Sicilia, del nucleo cinofili di Nicolosi, del nono nucleo elicotteri di Palermo e delle squadre operative di supporto del 12esimo reggimento carabinieri Sicilia – hanno effettuato anche varie perquisizioni. L’attività investigativa, che è stata portata avanti nel periodo compreso tra l’aprile del 2021 e il luglio del 2023, trae origine dalle indagini avviate dopo l’omicidio di Vincenzo Corvo avvenuto nel messe di aprile del 2020 e per il quale non sono stati ancora individuati gli esecutori materiali.

L’attività di indagine ha consentito di evidenziare la piena operatività dell’associazione, documentando numerose riunioni finalizzate ad acquisire – in modo diretto e indiretto – la gestione e il controllo di attività economiche, appalti e servizi pubblici, per realizzare profitti e vantaggi intervenendo sulle amministrazioni locali. Per gli inquirenti, il reggente del mandamento mafioso di Lucca Sicula e Ribera sarebbe Salvatore Imbornone.

Nel corso delle riunioni avrebbe impartito agli altri indagati direttive per l’infiltrazione nelle istituzioni attraverso contatti con compiacenti esponenti delle amministrazioni locali; la gestione o il controllo delle attività economiche e imprenditoriali e degli appalti pubblici; il rafforzamento del prestigio e delle capacità criminali della cosca attraverso il consolidamento dei rapporti con esponenti di altre provincie mafiose. In particolare, con esponenti di rilievo di Cosa nostra di Palermo competenti, per ragioni di territorio, a intervenire per la risoluzione di una controversia che avrebbe interessato Giovanni Derelitto, il 74enne residente a Burgio ritenuto a capo della locale famiglia mafiosa.

Per quanto riguarda il controllo sulle dinamiche imprenditoriali relative agli appalti pubblici, è stata documentata l’ingerenza della consorteria mafiosa in merito al completamento della rete fognaria di Ribera affidata a una ditta di Favara con il coinvolgimento di Francesco Caramazza, il 51enne considerato un esponente della famiglia mafiosa di Favara. Inoltre, sono state documentate ingerenze anche sui lavori di manutenzione della strada provinciale 32, ai lavori urgenti sulla strada di collegamento Bivio Imperatore-Ponte Pedano e ai lavori lungo il tratto della strada provinciale 47, localizzati nei territori di Villafranca Sicula, Ribera, Lucca Sicula e Burgio.

Gli indagati sono:
Salvatore Imbornone (misura cautelare in carcere);
Giovanni Derelitto (misura cautelare agli arresti domiciliari);
Francesco Caramazza (misura cautelare in carcere);
Antonino Perricone, 53 anni di Villafranca Sicula (misura cautelare in carcere);
Alberto Provenzano, 59 anni di Burgio (misura cautelare in carcere);
Giuseppe Maurello, 54 anni di Lucca Sicula (indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, misura cautelare agli arresti domiciliari);
Gabriele Mirabella, 38 anni di Lucca Sicula (indagato per favoreggiamento, misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza).


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