Mafia a Palermo, decatipato il clan di Porta Nuova

di Francesco Vecchio

Nuovo blitz antimafia del comando provinciale di Palermo: in manette finisce Alessandro D’Ambrogio. Assieme a lui sono coinvolte altre trenta persone, tutte sottoposte a fermo. A coordinare le indagini sono il Procuratore aggiunto preso la Procura della Repubblica di Palermo, Leonardo Agueci, il sostituto Caterina Malagoli e, per quanto concerne la vicenda-droga, l’altro aggiunto, Teresa Principato.

Quella di D’Ambrogio è stata una vera e propria scalata ai vertici di Cosa Nostra: da capo indiscusso del mandamento di Porta Nuova ha esteso il suo potere sui rioni Pagliarelli, Uditore, Brancaccio e Corso dei Mille. Il suo acquisito prestigio era certificato dalla massa di gente che si rivolgeva a lui per ogni sorta di necessità e per ogni possibile ancora di salvezza.

Esercitava la sua influenza in ben tre mercati, appartenenti al suo mandamento, quali Capo, Vucciria e Ballarò. Dal 2011, quando è tornato in liberta dopo una detenzione di dieci anni, è stato subito chiaro quale sarebbe stato il suo ruolo.

Decisive, ancora una volta, le intercettazioni che attestano la sua ascesa nel riscuotere il pizzo come per altri ambiti. Quali? Non solo ‘pizzo’, ma anche droga. Folta la schiera dei suoi complici e seguaci: si va da Antonino Ciresi ad Antonio Seranella, da Vincenzo Ferro a Pietro Tagliavia, da Francesco Scimone a Giovanni Alessi.

La droga, dunque, passava anche per Mazara Del Vallo, Caltanissetta e Calatabiano. Ecco svelato l’ennesimo retroscena del famoso mandamento di Porta Nuova. In attesa di nuovi e più importanti sviluppi.

 

Redazione

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