I ragazzi del TeamBalloDiRiso, unica squadra italiana al contest sull'apprendimento automatico di un'intelligenza artificiale, sono soddisfatti per l'ottimo piazzamento. «Applicato in maniera egregia quanto appreso a livello didattico», dice il professore Giovanni Maria Farinella
Machine learning, il team etneo terzo a Zurigo Coordinatore: «I ragazzi sono nostro orgoglio»
Si sono classificati terzi in una competizione internazionale a Zurigo sul machine learning, l’apprendimento automatico di un’intelligenza artificiale. Gli studenti Ennio Nasca, Pierluca D’Oro e Simone Arena, componenti del TeamBalloDiRiso, hanno partecipato all’EESTech Challenge, contest nato con l’obiettivo di acquisire conoscenze e costruire una rete europea di professionisti nel settore dell’ingegneria elettronica. Il team etneo, coordinato dal professore Giovanni Maria Farinella del dipartimento di Matematica e Informatica, è stato l’unico italiano a concorrere in Svizzera, contro ben dodici squadre provenienti da altrettanti paesi di tutto il mondo.
«È stato emozionante partecipare consapevoli di essere l’unico team a rappresentare l’Italia, sapevamo di doverci fare valere» racconta a MeridoNews Simone Arena, uno dei tre componenti del team. I tre ragazzi, che frequentano l’ultimo anno del corso di laurea triennale di ingegneria informatica all’università di Catania, sono stati scelti come unici rappresentati nazionali dopo aver superato la prima parte della competizione, tenutasi a livello locale. «Per accedere al round finale a Zurigo – spiega Ennio Nasca – bisognava superare una prima fase a Catania, che consisteva nel realizzare una rete neurale in grado di identificare le caratteristiche di alcune immagini». Risultato ottenuto con una precisione del 90 per cento, permettendo ai tre giovani di partecipare alla finale di Zurigo.
L’EESTech Challenge è stato inaugurato dalla docente Sarah M. Springman, rettore del politecnico federale ETH Zürich. Arena e Nasca proseguono: «La competizione è stata organizzata, a nostro modo di vedere, estremamente bene. Le strutture messe a disposizione dall’università erano enormi, era evidente quanto tenessero a farci sentire a nostro agio». Il confronto con persone di altri paesi e altre culture è stato «fondamentale, dal punto di vista umano ha contribuito a rafforzare il nostro interesse verso questa disciplina» commenta Pierluca D’Oro. La sfida consisteva nello sviluppo di algoritmi in grado di risolvere sei diversi compiti di difficoltà crescente. «Era qualcosa di abbastanza complicato per essere risolto in sole 24 ore. Per creare algoritmi funzionanti – raccontano i tre – abbiamo bisogno di una mole enorme di dati. La difficoltà stava proprio nel fatto che disponevano di pochissime immagini».
Il machine learning, apprendimento automatico in italiano, è un ambito dell’intelligenza artificiale estremamente nuovo, diverso dalla programmazione «a cui siamo stati abituati fino ad ora. Abbiamo trascorso l’intera mattina a capire come approcciarci al problema. Le 24 ore non-stop non hanno facilitato le cose, specialmente quando inizi a programmare alle quattro di notte» commenta Nasca. La possibilità di poter lavorare in team ha fortunatamente contribuito alla vittoria, secondo i ragazzi: «Ha aiutato parecchio conoscersi in precedenza come colleghi e condividere un background comune di interessi, nonostante le difficoltà delle task» aggiungono. Tutti e tre concordano nel definire indispensabile il sostegno del loro coordinatore, il professore Giovanni Maria Farinella. «Il professore ci ha offerto il suo aiuto prima della competizione, si è interessato a noi e ci spronava a fare del nostro meglio» racconta Arena. «Io e Pierluca abbiamo seguito Social Media Management, una materia del professore, al primo semestre – conclude Nasca – Ci ha dato molte dritte utili, indirizzandoci verso determinati tipi di problemi piuttosto che altri: il suo sostegno è stato fondamentale, abbiamo dato il massimo per ringraziarlo di tutto quello che ha fatto per noi».
Il ruolo del professore è stato duplice: «Prima di docente dei ragazzi al fine di prepararli – spiega Farinella – in seguito di coach durante la competizione, assistendoli a risolvere i problemi. I ragazzi sono stati eccezionali, hanno applicato in maniera egregia quanto appreso a livello didattico». A fronte di un problema completamente nuovo per loro, dovevano creare un software in grado di far ragionare un computer come se fosse un umano. «La loro esperienza è notevole, sono riusciti a competere a livello internazionale come studenti di triennale. Per noi dell’università di Catania sono un orgoglio, siamo molto contenti del risultato ottenuto dai ragazzi». La trasferta del team etneo, sponsorizzata dai dipartimenti di Matematica e Informatica e di Ingegneria dell’ateneo, è stata supportata da diversi enti: «Le diverse collaborazioni con aziende e associazioni, come la STMicroelectronics e la EESTEC, hanno contribuito a sostenere i ragazzi, per esempio sostenendo parte delle spese di viaggio», prosegue Farinella.
La soddisfazione è tangibile nelle parole dei tre ragazzi. «Gli studenti nostri rivali erano parecchio in gamba. È stato interessante confrontarsi nelle strategie utilizzate dai diversi team per risolvere il lavoro» spiega Arena. «Nonostante le difficoltà, siamo riusciti a completare 4 task dei 6 richiesti. Potevamo fare di meglio, ma ci sentiamo enormemente soddisfatti del risultato ottenuto», conclude D’Oro.