Ricorso respinto in ogni sua parte. Si allontana così – stavolta sembra per sempre – il rischio della costruzione di un centro commerciale al lungomare di Catania. Il Tar etneo ha rigettato l’istanza presentata dall’Immobiliare Alcalà, azienda che si era aggiudicata assieme a un’associazione temporanea d’imprese il project financing per la realizzazione di un parco commerciale e dei parcheggi collegati. L’ultimo tassello giudiziario risaliva al gennaio dello scorso anno, quando il commissario ad acta nominato dal Tar ha annullato il progetto, che ufficialmente prende il nome di viabilità di scorrimento Europa-Rotolo. Diverse le presunte violazioni riscontrate dal commissario, sia di tipo urbanistico che relative alle norme di tutela paesaggistiche. A questa decisione ha fatto nuovo ricorso l’azienda, che ha visto respinta la propria richiesta.
«Il completamento del viale Alcide De Gasperi era stato ipotizzato durante la mia precedente sindacatura per rendere area pedonale il lungomare di Catania – ricorda oggi in una nota Enzo Bianco – ma successivamente quest’idea venne stravolta da un project financing che avrebbero sfregiato la città». La vicenda – che il sindaco definisce «un capitolo buio» – inizia nel 2001, con il progetto della Protezione civile per la sistemazione di viale Alcide De Gasperi. Sulla poltrona più importante di palazzo degli elefanti siede Umberto Scapagnini, che nel periodo gode dei poteri di commissario straordinario per l’emergenza traffico. Quattro anni dopo viene approvata una variante al piano regolatore e l’allora direttore dell’ufficio speciale Tuccio D’Urso vara il project financing.
Il progetto prevede la sistemazione del tratto di strada – per evitare il rischio tsunami – per un ammontare di dieci milioni di euro; in cambio della gestione dell’area per 38 anni e la realizzazione di 120 milioni di euro in parcheggi e centro commerciale. Ad aggiudicarsi il tutto è l’Ati dell’Immobiliare Alcalà. Nel 2007 il progetto viene presentato ufficialmente, ma contiene delle presunte anomalie. La procura chiede di acquisire gli atti e da qui inizia anche una battaglia portata avanti da numerose realtà cittadine, come CittàInsieme, Wwf e Lipu. Da quel momento si susseguono una serie di ricorsi amministrativi che portano all’insediamento di due commissari chiamati a esprimersi sull’iter. Nel dicembre 2013 l’amministrazione Bianco approva una delibera di indirizzo politico con la quale si annullano tutti i provvedimenti legati al caso emessi dal 2007.
Alla base della decisione del commissario giunta un anno fa c’è l’incongruenza tra un intervento finalizzato alla prevenzione del rischio sismico e l’uso di tipo commerciale del cosiddetto water front. Nella nuova sentenza del Tar viene citata anche una relazione del 2014 della direzione Urbanistica. Nel documento i tecnici ritengono «prevalente il pubblico interesse di salvaguardare il borgo storico di San Giovanni Li Cuti», «di evitare di incorrere in un ulteriore congestionamento della rete stradale», «di tutelare le emergenze naturali e ambientali».
«Non sapevamo che fosse stato presentato ricorso, è un sospiro di sollievo», afferma Mirko Viola di CittàInsieme. «Certo, possono fare ulteriore appello al Consiglio di giustizia amministrativa – riconosce Viola – ma abbiamo già una sentenza del Tar che ci dice che il commissario aveva ragione. Che noi avevamo ragione». Una volta archiviata la vicenda – «speriamo definitivamente» -, quello che serve adesso «è una valorizzazione dell’area», dice. «Non si può più aspettare: dopo tanti no, adesso vogliamo i sì».
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