Niente stampa durante l'appuntamento al palazzo di giustizia in cui è imputato l'ex presidente della Regione. Accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale. In aula presente il figlio Salvatore Federico detto Toti
Lombardo, comincia il nuovo processo d’appello Udienza a porte chiuse su richiesta degli avvocati
Niente cronisti nel nuovo processo d’appello in cui è imputato Raffaele Lombardo. L’ex presidente della Regione Sicilia è accusato dalla procura di Catania di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale. Il nuovo appuntamento al primo piano del palazzo di giustizia era fissato per la tarda mattinata di oggi, dopo i due rinvii dei mesi scorsi. Una storia giudiziaria cominciata ormai nove anni fa e già passata al vaglio di una decina di giudici. Gli ultimi, in ordine di tempo, sono stati quelli della corte di Cassazione. Che a luglio 2018 hanno annullato l’assoluzione per concorso esterno disposta dalla corte d’appello di Catania nel 2017, rinviando così a una nuova sezione.
Oggi all’appuntamento non era presente l’ex governatore. A rappresentarlo i suoi nuovi avvocati: Maria Licata e Vincenzo Maiello. E, a quanto pare nella veste di praticante avvocato, il figlio Toti. Per l’accusa, così come nell’ultimo processo, le magistrate Sabrina Gambino e Agata Santonocito. Entrambi recentemente promosse: la prima a procuratrice capo di Siracusa e la seconda a procuratrice aggiunta a Catania. Nonostante i nuovi incarichi, saranno loro a continuare a seguire il processo.
Ed è stata proprio Licata a chiedere alla presidente della corte Rosa Anna Castagnola di fare uscire i presenti dall’aula. Possibilità prevista in virtù del rito abbreviato con cui si svolge il processo. Nel primo processo d’appello la strategia difensiva era stata diversa: la difesa di Lombardo, all’epoca rappresentata dall’avvocato Alessandro Benedetti, aveva espressamente richiesto alla presidente Tiziana Carrubba di aprire le porte dell’aula per fare entrare i cronisti.
Nel primo processo d’appello Lombardo era stato condannato per la sola corruzione elettorale, a due anni con pena sospesa. Mentre in primo grado nel febbraio 2014, davanti alla giudice monocratica Marina Rizza, il politico autonomista era stato riconosciuto colpevole, con pena a sei anni e otto mesi e interdizione perpetua dai pubblici uffici, per entrambi i capi d’imputazione. Sempre nell’ambito dell’inchiesta Iblis sull’intreccio tra mafia, politica e imprenditoria, in un processo separato ma con rito ordinario, è imputato Angelo Lombardo, fratello di Raffaele ed ex deputato autonomista. Anche lui accusato di concorso esterno per i presunti legami con la famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano di Catania. Nel suo caso però non si è ancora arrivati al giro di boa della sentenza di primo grado.