Designata da Ferrandelli come assessora alle politiche sociali, a urne chiuse risponde a chi, in questi mesi, l'ha accusata di scarsa coerenza: «Mi sono messa disposizione di un progetto di cui non ho rimpianti»
Lo sfogo di Rosi Pennino su Facebook «Io non ho venduto la mia coscienza»
«Le scelte quando si fanno con convinzione e coraggio mettono nel conto la vittoria o la sconfitta, ho messo ciò che so fare a disposizione di un progetto ed un percorso in cui ho creduto e di cui non ho rimpianti. Le accuse infamanti di questi mesi vengono rispedite ai mittenti. Mi sento coerente e a posto con la mia coscienza… una coscienza che non ho venduto dopo 5 anni di opposizione». A scriverlo su Facebook è Rosi Pennino che, da Fabrizio Ferrandelli, sfidante di Leoluca Orlando, era stata designata come assessora alle politiche sociali in una giunta ipotetica guidata dal leader de I coraggiosi.
«Resta l’esperienza bellissima di un gruppo di giovani liberi che senza padrini né padroni hanno saputo dire no alla vecchia politica – prosegue Pennino – restano la mia scelta di passione per il sociale e le mie battaglie per costruire una Palermo più giusta. Continuerò a fare le mie battaglie consapevole che ad oggi non hanno risposte».
Pennino si dice di aver scritto «un bel programma per il sociale e mi auguro che venga usato, ho messo al centro più volte il bisogno delle periferie e mi auguro che si prenda atto del loro abbandono. Mi sento coerente e a posto con la mia coscienza, una coscienza che non ho venduto dopo 5 anni di opposizione. Per la gioia di chi non saputo risolvere neppure un problema sui disabili, continuerò ad occuparmene. Resto una donna di sinistra che non si riconosce in un modello che a Palermo chiamate ‘fare cose di sinistra’… perché purtroppo non ne ho visto fare neppure una».
Nel pomeriggio il leader dei Coraggiosi ha indetto una conferenza stampa, ma ha già inviato una lettera aperta al prefetto di Palermo nella quale parla delle procedure di spoglio come di un «procedimento disumano: dopo 18 ore di estenuante lavoro, e ulteriori 12 ore dalla chiusura dei seggi, sono soltanto 389 le sezioni chiuse su 600 – dice lo sfidante del ‘professore’ – Ci hanno segnalato che le procedure indicate dal Comune non sono state seguite da tutti i presidenti, ma che ciascuno ha deciso in maniera autonoma come procedere, dando luogo a una difformità di dati e a continui riconteggi nonché attribuzioni doppie ai candidati sindaci, per via dei trascinamenti. A parti inverse, qualcuno avrebbe gridato ai brogli».