La politica siciliana si avvita su se stessa tra strafalcioni & affari
Lo scivolone di Crocetta sui precari, la riforma ‘stalinista’ di Cracolici su Comuni e Province e la nuova truffa chiamata mutuo da un miliardo di euro
LA POLITICA SICILIANA SI AVVITA SU SE STESSA TRA STRAFALCIONI & AFFARI
La politica siciliana si avvita su se stessa tra brutte figure (il capo del Governo nazionale, Letta, che dice ai governanti siciliani, presidente della Regione in testa: prima di parlare di precari leggete bene le norme: incredibile la pessima figura che ha fatto la Sicilia!), finte riforme (quelle proposte dal presidente della prima Commissione dell’Ars, Antonello Cracolici, su Province e Comuni denotano soltanto l’arroganza e l’inconsistenza, culturale prima che politica, del PD siciliano), totale assenza di programmazione e, quindi,improvvisazione su tutto.
Uno scenario desolante. L’immagine di una Regione ormai allo sbando, allo sfascio totale, prigioniera di affaristi e di dilettanti allo sbaraglio. Tremenda, lo ribadiamo, la figura fatta ieri sera dal presidente Rosario Crocetta e dal capogruppo del PD all’Ars, Baldo Gucciardi, entrambi impegnati, in comunicati ufficiali, ad attaccare il Governo nazionale, ‘reo’ a loro dire, di proporre stabilizzazioni di lavoratori precari di altre regioni italiane escludendo la Sicilia. Smentiti qualche ora dopo, carte alla mano, da Palazzo Chigi.
Viene da chiedersi: chi sono questi consulenti ‘giuridici’ di Palazzo d’Orleans? E’ questo il modo di esporre il presidente della Regione a simili figure? Ma se, alla fine, il presidente Crocetta è parzialmente giustificato – se è vero che un presidente segue mille cose – sono veramente poche le giustificazioni per il capogruppo del PD di Sala d’Ercole che non può non conoscere a menadito di atti parlamentari romani e siciliani.
Gucciardi, del resto, è in buona compagnia, visto che del suo Partito da parte il già citato presidente della Commissione Affari istituzionali, Cracolici, autore di una fuga in avanti in materia di riforme, o presunte tali, di Province e Comuni.
Definire ridicola la ‘riforma’ presentata ieri da Cracolici, a quanto pare in solitudine, nella Commissione che presiede è poco. Con stile stalinista – e del resto da un ex comunista che cosa ci si può aspettare di diverso? – Cracolici ha deciso che i “liberi Consorzi di Comuni” dovranno essere nove, come le vecchie Province.
E’ evidente che l’onorevole Cracolici non ha mai letto, nemmeno per sbaglio, l’articolo 15 dello Statuto. Se lo avesse letto, avrebbe ‘scoperto’ che lo spirito dell’articolo 15 è quello di dare ai Comuni siciliani la libertà di autodeterminarsi; Cracolici, invece, da buon comunista, la libertà, ai Comuni siciliani, gliela vuole conculcare, imponendogli dall’alto una riforma rozza e incolta.
Hanno fatto benissimo l’assessore Patrizia Valenti e il segretario regionale dell’Udc, Giovanni Pistorio, a ricordare a Cracolici che debbono essere i Comuni siciliani ad autodeterminarsi in liberi Consorzi e non la Regione a imporli dall’alto.
Ancora più incredibile l’atteggiamento di Cracolici sulle tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Anche in questo caso, il presidente della prima Commissione e una parte della politica regionale vorrebbero spacciare un maldestro e truffaldino tentativo di salvare dal dissesto finanziario i Comuni di Palermo, Catania e Messina con l’invenzione di tre città metropolitane.
Il tutto, sacrificando l’identità culturale e la stessa sopravvivenza economica di una cinquantina e forse più di Comuni che, di fatto, verrebbero trasformati non in ‘Municipalità’ (parola vuota senza la presenza, alle spalle, di una realtà comunale), ma in squallide periferie. Il tutto – lo ribadiamo – per salvare i Comuni di Palermo, Catania e Messina. Contro la volontà dei Comuni che dovrebbero immolarsi. Una totale follia.
Ora, se, alla fine, Leoluca Orlando ed Enzo Bianco – in parte responsabili storici dei ‘buchi’ di bilancio, rispettivamente, dei Comuni di Palermo e di Catania – trovano ‘normale’ una soluzione simile, siamo sinceramente stupiti che a questa soluzione si stia accodando il Sindaco di Messina, Renato Accorinti.
Non è questo il momento per un approfondimento sulle città metropolitane. ma, a volo d’uccello, va detto che la legge che le ha istituite – la legge nazionale n. 142 del 1990 – non postula la scomparsa dei Comuni piccoli e medi, ma semmai la loro valorizzazione.
Il Sindaco di Messina farebbe bene a dissociarsi da quest’impostazione truffaldina di una legge. Accorinti non è responsabile dello sfascio finanziario che altri, nel suo Comune, hanno provocato. Per Messina, in parole più semplici, la dichiarazione di dissesto finanziario non dovrebbe essere un problema. E la dichiarazione di dissesto finanziario dovrebbe andare in scena anche a Palermo e a Catania per porre fine al tentativo di far sopravvivere tre grandi Comuni in ‘bolletta’ sulle spalle di altri Comuni.
In quest’atmosfera di confusione non è un caso che l’assessore regionale ‘romano’ all’Economia, Luca Bianchi, stia ritentando il ‘colpo gobbo’ che ha provato a far passare, senza successo, la scorsa estate. La storia è sempre la stessa: un mutuo da quasi un miliardo di euro che la Regione siciliana dovrebbe contrarre per pagare le imprese.
Quello che sta succedendo, anche su questo versante, è incredibile. Il Governo regionale, da tre settimane, rimanda di giorno in giorno la presentazione della ‘bozza’ di Bilancio e Finanziaria. Rinvii che sono il frutto di un’impossibilità tecnica a presentare uno schema di manovra credibile. In pratica, mancano i soldi non per gli ‘investimenti’, ma per far funzionare la stessa ‘macchina’ regionale.
Per il 2014 mancano i soldi per gli 80 mila precari della Sicilia, per i forestali, per i beni culturali. Non ci sono i soldi per i Comuni (infatti il Governo ne vorrebbe fare sparire 200), per le Province. Società regionali chiudono a ripetizione (l’ultima Sicilia e Servizi venture, 76 dipendenti a casa). Circa 10 mila dipendenti della Formazione professionale passeranno il Natale senza stipendi (arretrati fino a due anni!).
Insomma, la Sicilia è praticamente fallita. E a cosa pensa l’assessore Bianchi? A far contrarre alla Sicilia un mutuo da quasi un miliardo di euro! Per pagare precari, forestali e, in generale, per la Sicilia? Niente affatto. Il mutuo servirebbe per pagare le imprese. Quali imprese?
Il dubbio è che dietro questo mutuo si celino operazioni poco chiare. Un’operazione temeraria, da ‘pilotare’ sulla pelle degli ignari contribuenti siciliani, che verrebbero chiamati a pagare le ‘rate’ di questo mutuo con l’Irpef tenuta ai massimi livelli.
Torneremo su quest’ennesima ‘operazione’ affaristica. Intanto segnaliamo l’atteggiamento strano, se non omertoso, del PD. La scorsa estate questo Partito si è opposto alla stipula di questo mutuo. Cinque mesi dopo l’assessore Bianchi – area PD – ripropone l’operazione. Con il PD siciliano che, almeno fino ad ora, non ha preso posizione. Siamo curiosi di capire che cosa sta succedendo.
Forse, per il PD siciliano, il nuovo, pesantissimo indebitamento proposto dall’assessore Bianchi per favorire imprese in buona parte non siciliane non andava bene la scorsa estate e va invece bene in inverno? Era tutta una questione di ‘clima’?