Un traffico di passeggeri e di merci intensissimo a fronte di un personale della dogana ridotto al lumicino, a rischio di infiltrazioni mafiose e senza una dotazione di sicurezza adeguata contro il terrorismo. È l’allarme lanciato dai deputati nazionali del Movimento Cinque Stelle Nuti, Di Benedetto, Di Vita, Liuzzi, Lupo e Mannino che pongono la questione della sicurezza del porto di Palermo al governo nazionale, con una interrogazione rivolta i ministri dell’Interno, dell’Economia e delle finanze, delle Infrastrutture e dei trasporti.
«Un traffico di passeggeri e di merci intensissimo a fronte di un personale della dogana ridotto al lumicino e senza una dotazione strumentale adeguata – si legge nel documento -. È a rischio sicurezza il porto di Palermo e il M5S lancia l’allarme al ministro Alfano, al quale ha presentato una interrogazione per chiedere il rimpolpamento degli organici della dogana e la messa in campo di misure per prevenire il rischio di infiltrazioni mafiose e terroristiche». Per i deputati del movimento guidato da Grillo, infatti, i funzionari dell’ufficio doganale per l’intera provincia di Palermo risultavano essere circa 150, una cifra che secondo i sindacati di categoria era in linea con gli standard di altri uffici di analoga portata, ma a causa del blocco delle assunzioni e di svariati pensionamenti, tale numero è sceso vertiginosamente a meno di 70 unità.
«E questo personale – spiegano i deputati – deve pure suddividersi tra il porto di Termini Imerese, l’aeroporto Falcone e Borsellino, gli uffici centrali e vari attracchi marittimi minori. E’ evidente che la situazione è a rischio collasso, specie se si pensa che in altre città italiane con flussi passeggeri e merci nettamente inferiori la dotazione organica risulta uguale o persino maggiore». A rendere difficile i controlli per i deputati è anche la mancanza di una idonea dotazione strumentale del personale della dogana. «Mancano – concludono – scanner, detector e aree dedicate ai controlli».
«Vogliamo capire – dice il deputato alla Camera Riccardo Nuti, primo firmatario dell’interrogazione – quali sono le intenzioni del governo rispetto ad una situazione che rischia di diventare esplosiva. I fatti dimostrano che Cosa nostra è ben infiltrata nel porto di Palermo, mentre i numeri dicono chiaramente che questo è uno dei più importanti crocevia di passeggeri e mezzi del Mediterraneo. Non ci si può affidare solo alla buona sorte nei controlli – aggiunge – che per forza di cose sono tutt’altro che capillari, come, invece, dovrebbero essere».
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