L’Italia di Renzi (e dei suoi decreti-legge) vista dall’Economist

INTANTO LA SPESA PUBBLICA, NEI PRIMI QUATTRO MESI DI QUEST’ANNO, E’ AUMENTATA DI 25 MILIARDI DI EURO!

Sono anni che decine e decine di studiosi, esperti e perfino premi Nobel e agenzie di rating continuano a ripetere che, gestendo così l’Italia, le cose non potranno che peggiorare. Lo dicevano ai tempi di Berlusconi, lo hanno ripetuto durante il Governo Monti, poi ancora con Letta e, infine, con Renzi. Tutti continuano a dire che di questo passo le cose non miglioreranno. Anzi. Solo il “nuovo che avanza” ormai si ostina a ripetere che “va tutto bene” e che quella intrapresa è la strada giusta. E per risolvere i problemi va avanti a colpi di decreti legge.

Da tempo l’Italia non viene più gestita sulla base di leggi approvate da un Parlamento dopo una discussione produttiva. Si preferisce imporre agli italiani “decreti legge”. Ma cos’è un “decreto legge”?

Secondo l’art. 77 della Costituzione, “Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria. Quando, in casi straordinari di necessità e d’urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere. [….]”.

Ebbene, nel Bel Paese, le decisioni ormai vengono prese quasi esclusivamente facendo ricorso a decreti legge. E, quindi, non dal Parlamento, ma dal Governo che, è bene ricordarlo, è nominato dal capo dello Stato che non è eletto dai cittadini ma che, come nel caso attuale, è nominato da un Parlamento eletto con un sistema elettorale incostituzionale, come stabilito dalla Consulta.

Molti di questi decreti legge (circa la metà) non vengono poi neanche convertiti in legge. “Dei 1.303 provvedimenti attuativi lasciati in eredità dai Governi Monti e Letta, solamente 624 sono stati adottati, lasciando quindi il 52% di essi in balia della ‘macchina’ amministrativa italiana”.

Quintali di carta e di articoli che muoiono nei cassetti. Senza contare quelli promessi, ma mai realizzati: “Sarebbero più di 800 i decreti ministeriali, promessi, ma mai varati dai governi Berlusconi, Monti, Letta e Renzi”, afferma Stefano Biasioli, segretario generale Confedir. Direttive che fanno scatenare i ministeri che, a loro volta, sfornano decine anzi centinaia di norme attuative inutili, spesso destinate a rimanere inutilizzate alla scadenza dei termini del decreto legge.

La situazione con il “nuovo che avanza” personificato dal Governo Renzi non migliora, anzi. Secondo il blog Openpolis, “dei 33 provvedimenti legislativi pubblicati dall’insediamento del Governo Renzi, solamente nove non prevedono provvedimenti attuativi; i restanti 24 rimandano a 133 provvedimenti attuativi che le Amministrazioni centrali devono emanare”. Tra i decreti legge approvati, poi, le “sorprese” non mancano. Come il decreto legge 90/2014 che dovrebbe riformare la Pubblica Amministrazione. Una norma dove vengono cancellati, modificati o richiamati decine di commi (163) di precedenti leggi e decreti in un modo che rende quasi impossibile comprendere il senso della nuova norma ai parlamentari, figurarsi ai comuni mortali. Anche per il riferimento a leggi e norme preistoriche (risalirebbero addirittura al regio decreto del 1933).

Dall’inizio del suo mandato, Renzi è riuscito a fare approvare in Parlamento poco più di un terzo di quanto deliberato in Consiglio dei Ministri. Dei 149 fra decreti legge, disegni di legge e ratifiche, solo nel 38% dei casi hanno avuto seguito (57 sono stati approvati in via definitiva dal Parlamento). Altri 21 devono ancora essere presentati in Parlamento, e ben 77 sono stati dimenticati.

Decreti legge che, spesso, hanno ripercussioni rilevanti sulla vita presente e, soprattutto, futura degli italiani. Come quelli della Presidenza del Consiglio per la determinazione dei criteri di privatizzazione di Poste e Telecomunicazioni e Enav e sulle modalità di cessione della partecipazione detenuta dal ministero dell’Economia e delle Finanze. In pratica, la decisione di svendere parti dell’Italia per coprire i ‘buchi’ del bilancio statale. Interventi che avrebbero dovuto essere decisi dopo ampia meditazione e discussione in Parlamento e che, invece, sono stati varati di fretta e furia dal Governo per “fare cassa”. Anche quando si tratta di vendere, anzi forse sarebbe meglio dire “svendere” parti dell’Italia ai cinesi, come nel caso Terna e Snam (si parla di due miliardi di Euro in cambio del 35% del CDP Reti).

Oppure misure che spesso si dimostrano inutili. Come il famoso “contentino” degli 80 Euro al mese (decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66), che, a detta di Renzi, avrebbe dovuto favorire la crescita dei consumi. Una misura che non è servita a niente: come ha dimostrato l’Ufficio Studi nell’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC), i consumi non sono aumentati, anzi in molti settori sono diminuiti: beni e servizi per la mobilità (-1,1%) e abbigliamento e calzature (-1,1%), beni e servizi per la casa (-0,8%).

“Il contributo in busta paga di 80 Euro per i lavoratori meno abbienti, servito a maggio giusto in tempo per le elezioni europee”, ha scritto The Economist.

Anche l’Istat ha confermato che l’economia italiana, grazie ai decreti legge del “nuovo che avanza”, sta andando indietro. L’Italia è in recessione. È chiaro a tutti. Tranne forse ai nostri governanti. Che, a quanto pare, non vogliono ascoltare nessuno. Anche quando vengono accusati di non essere capaci di gestire la cosa pubblica.

Recentemente L’Economist ha definito il nostro premier giovane ed energico, ma anche esempio di “inesperienza, improvvisazione, vacuità”. E ancora: “Passa troppo tempo a  fare lobbying in Europa per una maggiore flessibilità rispetto alle regole fiscali, e troppo poco parlando del bisogno di più flessibilità per il mercato dei lavoro e dei prodotti in Italia”.

Il rischio, per Renzi, afferma L’Economist, è quello che “fingere ci sia una soluzione veloce e facile”. Soluzione che non c’è. O, almeno, che non ci sarà fino a quando il Governo continuerà a imporre, a colpi di decreti legge, misure inutili. Interventi che non riducono la spesa pubblica.

Secondo Unimpresa, che ha reso noti i risultati di un’analisi condotta dal proprio centro studi, la spesa pubblica sarebbe aumentata di 25 miliardi di Euro nei primi cinque mesi del 2014!

Le azioni imposte a colpi di decreti legge dal “nuovo che avanza” e dai suoi predecessori sono state quasi tutte inutili (forse proprio per questo imposte al Parlamento con lo strumento della “fiducia”). Anche la tanto osannata spending review (decreto legge n.66 del 24 aprile 2014) sarebbe “un bluff”. La spesa dello Stato, nei primi 5 mesi dell’anno, sarebbe aumentata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del 13,63%.

Forse il vero problema è proprio questo: da anni ormai (prima con Berlusconi, poi con il “Professore” e ora con il “nuovo che avanza”) chi governa continua a dire agli italiani che “la crisi è quasi finita” e che “serve un ultimo sforzo” (urgente e quindi da deliberare con decreto legge), poi andrà tutto bene: l’Italia è in ripresa e il peggio sarà solo un brutto ricordo. E ogni volta i governanti, molti dei quali mai eletti da nessuno, vengono barbaramente smentiti dai numeri. Numeri che i governanti hanno cercano di nascondere o di modificare a proprio piacere. E lo fanno sempre a colpi di decreti legge, come nel caso dell’ultima trovata di inserire prostituzione, droga e contrabbando nel calcolo del PIL.

Tutto inutile. Non serve a niente far finta di poter risolvere i problemi delle finanze dell’Italia ricorrendo a mezzucci imposti con decreti legge mai discussi dal Parlamento (per di più, come già accennato, eletto con un sistema elettorale incostituzionale), perché “urgenti” e “per il bene del Paese”. E c’è già chi parla di una nuova finanziaria (ovviamente da approvare con decreto legge)…

P.S.

Vista la grave crisi che attraversa il Paese alcuni dei leader hanno deciso di sottoscrivere il famoso Patto del Nazareno, nome mitologico che ricorda la faticosa ricerca del mitico vello d’oro che aveva il potere di guarire le ferite. “Tavole della legge” che dovrebbero venire fuori dal “faccia a faccia” tra Renzi e Berlusconi accompagnati da Gianni Letta e Denis Verdini.

In altre parole, nei prossimi giorni il Governo presenterà un nuovo disegno di legge, l’ennesimo, che sarà stato concordato da quattro persone, uno condannato in primo grado per danno erariale, l’altro condannato in via definitiva, il terzo più volte indagato (nel 1993 per corruzione – la Procura di Roma ne aveva chiesto addirittura l’arresto) e l’ultimo rinviato a giudizio per truffa ai danni dello Stato, mendacio bancario, associazione a delinquere e abuso d’ufficio…

Chissà che bel decreto legge verrà presentato in Parlamento.

 

 

 

 


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