L'istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia celebra lanniversario dei cento anni dalla scomparsa di Giuseppe Mercalli con visite guidate, seminari e proiezioni dedicati a curiosi di ogni età dal 19 al 23 maggio. Il programma delle mattine è riservato alle scuole e vedrà la partecipazione di 600 studenti di istituti di Catania e provincia, di Siracusa e Caltanissetta. «Mostreremo un'immagine realistica di chi fa il nostro mestiere, delicato e utile alla società», dice il vulcanologo Boris Behncke
L’Ingv etneo festeggia l’anno mercalliano Porte aperte al pubblico per una settimana
«La scienza aumenta quando la si distribuisce». Le parole del teologo francese Guglielmo di Champaux sono il motto dell’iniziativa ScienzAperta organizzata dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania. Una settimana di visite guidate, percorsi interattivi e seminari, dedicati alla ricerca, all’Etna e ai vulcani siciliani, aperti al pubblico dal 19 al 23 maggio, per celebrare l’anno mercalliano, a un secolo dalla morte del vulcanologo Giuseppe Mercalli. La sede dell’Ingv etnea apre le sue porte dopo gli istituti di Napoli e Roma, per un percorso di divulgazione scientifica lungo un anno che si concluderà a Milano, città natale dello scienziato conosciuto in tutto il mondo per aver ideato la scala che misura l’intensità di un terremoto attraverso l’osservazione dei danni e delle modificazioni ambientali che produce.
Le mattine saranno dedicate a proiezioni e visite guidate lungo il percorso interattivo ed alla sala operativa di monitoraggio sismico e vulcanico per i bambini delle scuole primarie e i ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado. All’opportunità hanno risposto istituti di Catania e provincia e anche due scuole di Caltanissetta e Siracusa, coinvolgendo circa 600 studenti. Per tutti gli altri visitatori ogni giorno alle ore 15.30 partiranno i tour lungo il percorso interattivo e nella sala operativa che saranno seguiti, alle 17 – e venerdì 23 maggio anche alle ore 17.45 – da seminari, tenuti da ricercatori interni all’istituto etneo e non solo. Come il primo di lunedì 19 sulla dispersione e i rischi della cenere vulcanica di Costanza Bonadonna dell’università di Ginevra e quello di venerdì 23 sulla storia della rappresentazione dei vulcani siciliani tra il XVII ed il XIX secolo, tenuto da Tiziana Abate dell’École Pratique des Hautes Études della Sorbona.
«Sarà l’occasione per affrontare alcune tematiche storiche, legate anche alla figura di Mercalli, e altre inerenti all’attività di ricerca», spiega Stefano Branca, uno degli organizzatori e ricercatori dell’Ingv a cui è affidato l’ultimo seminario sulla cartografia geologica dell’Etna dal XIX secolo ad oggi. Di terremoti ed eruzioni tra Seicento e Ottocento, raccontati attraverso l’informazione giornalistico-epistolare prima, e dalla scienza di Mercalli poi, parlerà Raffaele Azzaro dell’osservatorio etneo, mentre l’incontro del 22 maggio sarà dedicato al rapporto tra uomo e vulcano attraverso i racconti dei viaggiatori del Grand Tour, degli studiosi dellOttocento e dei pionieri del turismo in una conversazione con Giuseppe Riggio sul filo della memoria.
Lo scopo dell’iniziativa è divulgare informazioni scientifiche sui vulcani siciliani e mostrare come lavora l’istituto. «Per molti il nostro lavoro è un mistero – afferma il vulcanologo dell’Ingv etneo Boris Behncke – Siamo quelli che vedono in tv sempre con le tute termiche e che parlano con termini incomprensibili. E invece, oltre a mettere quelle tute il meno possibile perché sono scomodissime – scherza lo scienziato – siamo persone normali che fanno un lavoro articolato, delicato e fondamentale per la società, cercando di capire i segnali che ci manda il vulcano e aiutando, nel nostro caso, un milione di persone che vivono in una zona a rischio a convivere con esso». Ed è proprio su questi segnali che si basa il suo seminario, in programma il 20 maggio, dal titolo «… e l’Etna, quando erutterà? Se la montagna ci potesse parlare». «La gente spesso mi chiede quando ci sarà la prossima eruzione, ma se l’Etna stessa potesse rispondere nella nostra lingua probabilmente risponderebbe “E chi nni sacciu iu”», dice il vulcanologo. «Quello che ci permette di stabilire cosa accadrà dipende dai segnali che il vulcano ci dà – continua – Noi ci possiamo esprimere solo quando li riceviamo. A volte sono chiari, altre volte no. In quest’ultimo caso l’Etna è come la mamma siciliana che in cucina si chiede cosa preparare per pranzo», spiega. Durante il seminario mostrerà i mezzi che all’istituto utilizzano per capire i segnali del vulcano. «Comunque non sta preparando nulla di grande al momento», rassicura Behncke.