Nato lo scorso anno in una delle poche aree non urbanizzate della scogliera catanese, il lido Tribeach la scorsa domenica è stato protagonista dalla pacifica invasione di decine di famiglie in cerca di relax. Sono stati infatti in centinaia ad accedere da una pericolosa porta a vetri in frantumi, calpestando il prato inglese e la passerella in legno che la scorsa estate avevano scatenato le proteste delle associazioni ambientaliste. Guarda le foto
Lido Tribeach, accesso libero e vetri rotti Riappropriazione spontanea dei catanesi
Un verde prato inglese, una mattina assolata e tante famiglie a godersi la vista del mare, giusto a pochi passi. Una scena apparentemente normale sul lungomare di Catania, se non fosse che l’area nella quale accade tutto è quella del lido Tribeach, contestatissimo stabilimento balneare aperto solo lo scorso anno. A causa di un contenzioso con il Comune di Catania, potrebbe non riaprire i battenti per la prossima stagione estiva. Ma nell’attesa che si sblocchi la situazione, le tante famiglie in transito utilizzano un libero ma pericoloso accesso creato da un atto vandalico: una porta a vetri in frantumi. Quasi una riappropriazione spontanea.
Il lido Tribeach si trova tra piazza Tricolore e piazza Nettuno, in un tratto di costa liberamente accessibile fino alla primavera dello scorso anno: una scaletta in pietra lavica, permetteva ai catanesi di godere di uno dei rari angoli del lungomare non urbanizzati, quasi un piccolo parco naturale. E, quando l’area è stata privatizzata e resa inaccessibile da una recinzione esterna, dure sono state le polemiche delle associazioni ambientaliste, in riferimento soprattutto alla copertura delle formazioni vulcaniche tipiche della scogliera.
«Uno scempio in unarea che è testimonianza di quello che era la nostra scogliera naturale prima dellantropizzazione», scrivevano lo scorso luglio la Lipu insieme aWwf Catania, Comitato cittadino Porto del Sole, CittàInsieme e la sezione catanese del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i territori in una lettera inviata alle istituzioni. Dove venivano stigmatizzate le «modifiche permanenti» all’area e il danno alla vegetazione locale, composta da piante uniche dell’area etnea quali il finocchio di mare e ginestrino delle scogliere, adesso sostituita da un «banale prato inglese». Ma in una domenica di primavera, tra il caldo e la spensieratezza, sono centinaia i catanesi che sdraiati su quel prato pensano solo a godersi il sole. Senza attendere la risoluzione di contenziosi.