Sono stati presentati questa mattina tutti i particolari riguardanti le indagini della procura di Agrigento. Intanto, per le strutture di Marina di Cala del Sole è stato nominato un amministratore giudiziario per garantire la prosecuzione delle attività economiche dei numerosi esercizi commerciali che insistono sulla zona
Licata, 22 indagati dopo il sequestro del porto Anche ex parlamentare e due dirigenti comunali
Un dirigente comunale che fa da consulente a un imprenditore e gli suggerisce come muoversi contro il Comune di cui di è dipendente, in «conflitto di interessi tra la funzione esercita dal primo e gli interessi di lucro della società rappresentata dal secondo». Un ex parlamentare alla commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo che sarebbe titolare di due villette sul mare. Insieme a professionisti che, pure con la concessione decaduta da parte della Regione, avrebbero continuato a costruire abitazioni private a ridosso del litorale agrigentino e, perfino, quattro cabine Enel e una chiesa.
C’è questo e altro nelle carte con le quali la procura di Agrigento ha sequestrato il porto turistico di Licata. In tutto sono 22 le persone indagate per reati in materia edilizia e per occupazione di demanio marittimo. Questa mattina, il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha illustrato i particolari delle operazioni che hanno portato al sequestro, avvenuto il 6 marzo e ancora in corso, di Marina di Cala del Sole. Il mega porto di Licata che prevede, oltre a centinaia di posti barca, anche un centro commerciale, aree pedonali e ciclabili, residenze private. Affidato a un amministratore giudiziario, il porto continuerà a rimanere operativo e verranno garantite le attività economiche dei numerosi esercizi commerciali che insistono sulla zona.
Le complesse indagini del tribunale agrigentino riguardano principalmente tre filoni. Il primo è quello del presunto mancato versamento da parte della società realizzatrice delle strutture – la Iniziative Immobiliari srl – degli oneri di concessione al Comune di Licata: un introito che si aggira intorno ai sette milioni di euro. Per questa vicenda, il pm Andrea Maggioni ha chiesto il rinvio a giudizio per il dirigente comunale Vincenzo Ortega e per l’imprenditore Luigi Francesco Geraci: i due indagati sono chiamati a comparire davanti al gup Alfonso Malato il prossimo 26 marzo. Come ha spiegato lo stesso Patronaggio, fondamentali sono stati gli esposti presentati dall’associazione antimafia A Testa Alta.
Il secondo filone d’indagine è quello che ha fatto scattare il provvedimento di sequestro preventivo emesso dal gip del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, e le relative informazioni di garanzia, emesse dai pubblici ministeri Alessandra Russo e Simona Faga, che sono state notificate ai 22 indagati. Tutto ruota attorno al mancato rinnovo della concessione demaniale marittima ad opera della Regione. La concessione era decaduta nel 2014 ma nonostante ciò non solo non erano stati ripristinati i luoghi – come prevede la legge – ma le attività edilizie erano continuate.
Il terzo filone, infine, riguarda l’iter della Via, la Valutazione di impatto ambientale, e le numerose varianti in corso d’opera che hanno consentito, per esempio, l’ampliamento della chiesa del Marinaio dove si svolgono matrimoni e funzioni religiose, una piscina (a ridosso del fiume Salso e del mar Mediterraneo) e vari appartamenti di lusso. Anche qui il vaso di Pandora è stato scoperchiato dai soci di A testa Alta, che hanno appurato un rimpallo di competenze tra ministero dell’Ambiente e Regione siciliana che va avanti da tre anni (e non è stato ancora risolto), oltre a una serie di prescrizioni ambientali che non risultano in gran parte né ottemperate né verificate. A tredici anni di distanza dall’emanazione del decreto che ha consentito la costruzione del porto e di tutte le strutture ad esso annesse.
Tra i nomi degli indagati spiccano quelli dell‘ex parlamentare Giuseppe Amato, in carica come deputato alla Camera dal 1996 al 2006, e i nomi di altri due dipendenti del Comune di Licata oltre a quello di Ortega: si tratta di Andrea Occhipinti, che il 2 gennaio scorso si è visto riconfermare l’incarico di dirigente contabile del dipartimento Servizi finanziari (per la durata di tre anni), e di Giuseppa Amato, responsabile dell’area Commercio, Suap, tributi e contenziosi.
I nomi degli indagati:
– Francesco Luigi Geraci, 74 anni di Sommatino e residente a Caltanissetta, rappresentante legale della Iniziative immobiliari spa che ha realizzato il porto turistico Cala del sole;
– Andrea Occhipinti, 49 anni di Licata, dirigente del dipartimento finanziario del Comune
– Giuseppa Maria Pia Amato, 60 anni di Licata, responsabile del Suap
– Vincenzo Ortega, 58 anni, capo dell’Ufficio tecnico
– Paola Vizzini, 69 anni di Villalba e residente a Caltanissetta
– Salvatore Geraci, 40 anni di Palermo e residente a Taormina, direttore dei lavori porto turistico Cala del sole
– Bartolo Consagra, 43 anni di Licata
– Giuseppe Licata, 39 anni di Licata
– Gaetano Licata, 44 anni di Licata
– Giuseppe Amato, 77 anni di Licata
– Rosa Maria Comparato, 74 anni di Licata
– Antonino Pira, 45 anni di Licata
– Alessandro Ignazio Giacchino, 63 anni di Milano e residente a Pavia
– Eugenio Guagenti, 48 anni di Palermo e residente a Licata
– Vincenza Amato, 44 anni di Montevarchi e residente a Licata
– Michele Gattuso, 49 anni di Ravanusa
– Angela Picone, 69 anni di Ravanusa
– Vito Giovanni Rago, 47 anni di Canicattì e residente a Ravanusa
– Santino Pillitteri, 62 anni di Mussomeli e residente ad Agrigento
– Amedeo Angelo Strata, 72 anni di Milano
– Patrizia Fazio Tirrozzo, 66 anni di Canicattì
– Giacinto Marzullo, 32 anni di Licata