Ospite della parrocchia Resurrezione del Signore per un convegno, il procuratore capo di Catania ha fatto il punto sulla difficile situazione delle periferie cittadine. Il ragionamento ha un cardine: «La criminalità colma il vuoto di potere lasciato dallo Stato»
Librino, il procuratore Zuccaro e la lotta per la legalità «Più attenzione dagli amministratori per il quartiere»
«Quando gli amministratori vanno dietro alle istanze dei più forti, trascurando quelle dei più deboli, le periferie sono destinate all’emarginazione». Sono le parole del procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, durante la sua visita odierna nel difficile quartiere di Librino, ospite della parrocchia Resurrezione del Signore. «Librino rappresenta lo snodo fondamentale dello sviluppo della città di Catania – ha proseguito Zuccaro – ma manca tutto: servizi sociali, strutture adeguate e legalità. Se non c’è legalità, non c’è crescita. Adesso il quartiere ha diritto di ottenere maggiore attenzione dai pubblici amministratori».
Lo scenario emerso durante il Confronto tra ideali e buona prassi per la crescita delle periferie Sud di Catania dipinge un quadro fatto di luci e ombre. L’assenza dello Stato è un dato, ma lo è anche la volontà di parti civili e attori sociali di ridare dignità a uno dei quartieri più complicati della città etnea. Un primo passo per la creazione di una rete che non si limiti a vincere con la repressione, ma con l’educazione e azioni concrete. «I problemi – ha ricordato Zuccaro – non possono risolversi nascondendo la sporcizia sotto il tappeto». Eppure il volontariato, da solo, non basta: «Non può quest’ultimo sostituire Stato ed enti locali. Come non potrà esserci sviluppo in Italia, se non si attenziona il Sud Italia, allo stesso modo non potrà esserci sviluppo a Catania se non ci sarà il potenziamento delle periferie».
Il nodo legalità attanaglia Librino. Da una parte ci sono le forze di polizia e la magistratura in azione per sgominare trafficanti e organizzazioni che operano in maniera parassitaria sul territorio. Scompaginare i clan mafiosi dediti allo spaccio non risolve il problema: «Perché laddove c’è un vuoto di potere – spiega Zuccaro – c’è sempre qualcuno che tenta di colmarlo: lo Stato o, in sostituzione, le altre organizzazioni criminali». Le ombre restano il disagio sociale e l’assenza di ordine pubblico: «Se non si rimuovono le cause di questi fenomeni – prosegue il procuratore – non si riuscirà mai a ottenere un risultato definitivo consolidato».
Tra i mali del quartiere anche la dispersione scolastica. Sette scuole del quartiere non bastano. Secondo Felice Arona, dirigente dell’istituto comprensivo Vitaliano Brancati, occorre pensare anche ai genitori. «Ci troviamo a educare bambini e famiglie il cui unico denominatore è la lamentela verso la maestra perché – è l’esempio del docente – “attraversando la strada ha detto che mio figlio era addumisciuto“».
Zuccaro si concentra sulle associazioni di volontariato: «In questo momento il loro ruolo è fondamentale e al contempo – dichiara il procuratore – dinanzi a una carente azione da parte dello Stato, i volontari sono destinati a sopperire». Ma anche in questo caso Zuccaro invita a non abbassare la guardia, richiamando l’esempio di inchieste che hanno riguardato altri Comuni come quella sull’Ambulanza della morte: «Il problema vero è che anche alcune associazioni di volontariato talvolta giocano sporco. E a questo bisogna stare molto attenti». Il procuratore capo di Catania richiama Giovanni Falcone: «Lui diceva che bisogna giudicare gli uomini non per le parole che dicono, ma per le azioni che compiono. Con le parole siamo tutti assolti».