Libera Palermo, Pagano confermato coordinatore «Non usiamo più il termine antimafia, parlino i fatti»

Giovanni Pagano è stato confermato coordinatore provinciale di Libera. A deciderlo è stata l’assemblea composta dalle 22 associazioni che compongono il coordinamento palermitano dell’associazione fondata da don Luigi CiottiAntonio Zangara sarà invece il responsabile del coordinamento della Memoria, composto dai familiari delle vittime delle mafie. «Libera – spiega Pagano – continuerà a essere un luogo aperto in cui i cittadini possono partecipare, dare una mano. La risposta ricevuta dalla gente è molto positiva, sia riguardo agli iscritti formali che nella partecipazione alle nostra iniziative». 

Tante le sfide che l’associazione si propone per il nuovo corso del coordinamento provinciale. «Nei prossimi anni – prosegue il coordinatore – saremo impegnati nel progetto Officine Libere per dare uno spazio di partecipazione ai giovani con meno di 35 anni, chiamati a formulare idee, progetti e azioni su temi di rilevanza sociale. Non sarà un approccio frontale in cui diciamo in maniera quasi supponente quali sono secondo noi i problemi di Palermo. Un progetto che ci terrà impegnati nei prossimi anni. Le azioni dovranno nascere dalla discussione».

Libera punta dunque sui giovani, per i quali ha anche avviato dei progetti concentrati su tre aree palermitane: Palermo Nord (Zen e San Lorenzo), Montepellegrino e Borgo Vecchio, dove l’associazione è attiva con iniziative per combattere la dispersione scolastica, ma è inevitabile parlare di antimafia e dell’utilizzo distorto che sempre più spesso si fa della parola. «Noi cerchiamo di non utilizzare quel termine – dice Pagano – L’antimafia non è una cosa che sta scritta nella carta d’identità di ognuno di noi. Non lo metterei nel mio biglietto da visita, preferisco essere visto per quello che faccio, per quello che organizziamo. Certo, il clima generale non è positivo, ma gran parte della gente ha capito come stanno le cose e ci aspettiamo una grande partecipazione. Libera poi è un’associazione di associazioni, che raccoglie in sé anime differenti e finché ci sarà questo spirito siamo abbastanza convinti che le polemiche che hanno coinvolto altri non toccheranno noi».

E di mafia e beni confiscati si parlerà anche nella tavola rotonda per ricordare il ventesimo anniversario della legge 109 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati, evento previsto il prossimo lunedì nella sede palermitana dell’associazione, in piazza Castelnuovo. «Leggere il fenomeno mafioso nella sua forma militare e nel suo radicamento nei quartieri è una cosa che possono fare bene solo le forze dell’ordine e la magistratura – aggiunge il coordinatore provinciale di Libera – Il nostro lavoro deve essere incentrato più sulle cause e sulle condizioni che consentono a questo fenomeno di attecchire, per questo battiamo tanto su temi come la dispersione scolastica e la cittadinanza europea». Educare, dunque, ma senza imporre o indottrinare. «Abbiamo un progetto finanziato dall’otto per mille della Chiesa Valdese – conclude Pagano – che si chiama Amunì e che sta lavorando su sei ragazzi affidati all’Ufficio servizi sociali per i minori del carcere Malaspina, che accompagniamo in un percorso di conoscenza, a contatto con familiari di vittime di mafia, con esperienze diverse e che alla fine darà la possibilità a uno di loro di conseguire una borsa lavoro di quattro mesi».


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