Nelle sale dal giorno di Natale la nuova pellicola si Sherlock Holmes, diretta da Guy Ritchie. Attraente e dinamico, l'investigatore nato dalla penna di Arthur Conan Doyle è completamente rinnovanto per il cinema moderno e accolto positivamente dal pubblico grazie anche all'interpretazione di Robert Downey Jr
L’Holmes di Guy Ritchie? Sexy e bohémienne
Regia affidata al brillante Guy Ritchie e ruolo di protagonista ad un Robert Downey Jr. più in forma che mai: questo il binomio perfetto del film “Sherlock Holmes”, uscito nelle sale italiane il giorno di Natale e immediatamente campione di incassi. La sceneggiatura del remake delle avventure del leggendario investigatore nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle, è tratta dal graphic novel scritto appositamente da Lionel Wigram, produttore della pellicola. Nei panni del fidato dottor Watson un egregio Jude Law; ad interpretare il cattivo di turno, Lord Blackwood, è Mark Strong.
Il film comincia con Holmes, il più grande investigatore del Regno Unito e il suo fido aiutante Watson che, tra cazzotti, acrobazie e giochi d’astuzia, interrompono un rito satanico, ai danni di una giovane donna. Il celebrante della messa nera è Lord Blackwood, inquietante personaggio sospettato di essere esperto di magia nera. Blackwood viene quindi imprigionato e condannato a morte per impiccagione. Sei mesi dopo lo stesso Blackwood chiede come ultimo desiderio prima della morte di incontrare Holmes. I due si incontrano e l’occultista profetizza il proprio ritorno dall’aldilà e l’inesorabile compimento dei propri progetti malefici, nonostante gli sforzi di Holmes per fermarlo. Lord Blackwood viene impiccato e Watson, in qualità di medico, ne constata il decesso.
A questo punto entra in scena Irene (Rachel McAdams), una bellissima e furba ladra, con cui Holmes aveva avuto in passato una relazione. La donna si mette in contatto con il detective e, grazie all’ascendente che ha su di lui, fa sì che cominci ad investigare su Blackwood. Come annunciato dalla profezia, il mago pare risorgere dal regno dei morti. In concomitanza con la resurrezione, avvengono in città tre misteriosi omicidi, apparentemente avvenuti per cause occulte. Dopo numerose indagini e ricerche, compreso un sopralluogo in un sudicio laboratorio, Holmes rifiuta qualsiasi spiegazione magica, ma cerca comunque un collegamento tra la simbologia della magia nera e le gente trovata morta nell’ultimo periodo. Il film si conclude in modo ambiguo, con un finale aperto, introducendo la figura del prof. Moraity, antagonista per eccellenza di Sherlock Holmes, che dovrebbe subentrare come villain in un possibile sequel, attualmente in pre-produzione.
Il nuovo film su Sherlock Holmes è stato studiato dal produttore Lionel Wigram per circa un decennio. Lo scopo di Wigram era quello di attualizzare la figura del celebre investigatore inglese, rivedendone l’aspetto fisico e il carattere. Nel 2006 comincia a lavorare al fumetto basato sullo spec script scritto anni prima, e quel che ne risulta è un Holmes reinventato per il cinema moderno. Un personaggio attraente e dinamico, adatto ad un pubblico più vasto, specialmente tra i più giovani.
L’Holmes diretto da Guy Ritchie è un disadattato e affiscinante bohémienne, sexy, arguto e incontrollabile. Mai sobrio e irascibile, partecipa alle scazzottate della box clandestina, atterrando il nemico più col cervello che coi muscoli. Il ruolo calza a pennello a Robert Downey Jr. che, avendone tutte la caratteristiche primarie, si dimostra credibile e azzeccato, in recitazione e mimica, tanto nei momenti più seri quanto in quelli al limite della comicità.
Ottima la regia di Guy Ritchie, che dà vita a un film veloce e mai banale, che si lascia seguire fino all’ultimo secondo e che non annoia mai, grazie anche a qualche intermezzo ironico e divertente. Belli anche i colori della fotografia, che rendono benissimo la gigia Londra ottocentesca, accompagnata da ambientazione, scenografia e costumi impeccabili.
L’unica pecca della pellicola? Secondo alcuni -specialmente gli amanti dei libri di Sir Arthur- il nuovo Sherlock si situa troppo fuori i contorni del personaggio dei romanzi di Doyle. Ma basta guardare un po’ sotto la superfice per rendersi conto che l’Holmes del 2009 in comune con quello del secolo scorso ha solo il nome. E l’intento di sceneggiatore e regista di differenziarli nettamente non è poi nemmeno così celato.