Lezioni in piazza per dire no alla Moratti

“Il ministro Moratti congela ma non ritira il decreto di legge sulla riforma universitaria, cercando ancora di temporeggiare. Noi chiediamo che accada ciò che ormai si profila come ovvio: il ritiro completo del ddl (disegno di legge, n.d.r.). Abbiamo raccolto circa mille firme di protesta contro la riforma in tutto l’ateneo catanese e le presenteremo al rettore perché ne prenda atto e le faccia presenti agli organi competenti”. Sono queste le parole dette a Step1 da Attilio Scuderi, portavoce del coordinamento dei ricercatori dell’ateneo catanese contro la  riforma Moratti, dopo la manifestazione di mercoledì che ha visto lo svolgersi, in piazza Università, di due lezioni all’aperto, tenute in suolo pubblico per gridare ai quattro venti quanto penalizzante sia questo ddl nei confronti dell’Università italiana.

 

 

Le due lezioni sono state tenute da Luciano Granozzi, docente di Storia contemporanea alla facoltà di Lingue e letterature straniere e da Giovanni Costa, ordinario di Ecologia alla facoltà di Scienze.

 

Lezioni in piazza, dunque, come gesto di protesta. Il professore Granozzi, nella sua lezione dal titolo ”Piazza e conflitti”, ha spiegato: “La piazza è diventata un luogo di memoria nel ‘900. Ne è diventata la scena del conflitto e, a tal proposito, ricordiamo piazza Venezia o piazza S. Pietro, luogo sul quale il Santo Padre ha cominciato ad affacciarsi nelle sue apparizioni domenicali. C’è una forte politicizzazione di questo luogo. Anche ai giorni nostri, l’età del digitale, la piazza svolge un ruolo importante: ’99, Seattle, diventa scena di proteste contro la conferenza mondiale del commercio. E’ per questo che noi oggi siamo qui, perché la piazza, con tutto ciò che rappresenta, sia da testimone e da appoggio alle nostre dimostranze”

 

Il prof Costa ci ha parlato invece dell’imprinting. “Nel mondo animale esistono molti modi di apprendere – afferma il docente, – uno di questi è l’imprinting, che ha caratteristiche molto speciali, un meccanismo che si è diffuso in tutti gli animali, compreso l’uomo. L’imprinting mostra una delle forme di apprendimento della nostra specie – continua, – e in quest’ultimo è coinvolta l’Università, che consente il completamento della costruzione della personalità e delle attività future dell’individuo. Quindi l’auspicio  è che l’Università italiana e, in particolare quella etnea, non decada”.

Ma, nonostante le lezioni siano state interessanti ed esaustive, poca affluenza è stata riservata dagli studenti: pochi gli intervenuti e alcuni di passaggio.

 

 

Nel corso della manifestazione, poi, insieme ai ricercatori della facoltà di Lingue, si è fatto avanti anche Riccardo Re, della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e finanziarie: “Questa manifestazione è un momento simbolico in cui l’Università di Catania scende in piazza per far conoscere alla società civile le proprie problematiche, rese più gravi dal ddl Moratti sulla docenza universitaria e sulla mancata previsione di nuove assunzioni”.

 

Questa giornata di “Lezioni in piazza” ha visto l’adesione dei sindacati, in particolare, le delegazioni di Flc-Snur e Cgil hanno dato il loro contributo sia con la loro scontata presenza, sia con un volantino informativo.

 

Ma, ancora una volta, il ruolo centrale in questa giornata è stato svolto dalla facoltà di Lingue, fiamma scatenante di questa lunga mobilitazione che, come molti ricorderanno, ha avuto i primi squilli di tromba proprio tra le mura dell’ex Monastero dei Benedettini, sede della facoltà. E ancora una volta era lì presente, a nome di tutta la facoltà di Lingue, il preside Antonio Pioletti. “Mi sembra un’iniziativa ideale – ha detto Pioletti – perché, da ora in poi, bisogna fare in modo che le drammatiche questioni dell’Università diventino questioni sociali dell’intero Paese. Queste buone iniziative devono coinvolgere l’intera opinione pubblica”.


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