Dall'«alba della legalità» sono passati dieci anni. Adesso i ragazzi e le ragazze del centro popolare che aveva sede all'ex Hard rock cafè sono entrati di nuovo nell'immobile che, dopo una ristrutturazione costata un milione e mezzo di euro, è rimasto vuoto
L’ex cpo Experia ri-occupato e ri-sgomberato Blitz Colapesce nell’edificio di via Plebiscito
Dalla famosa «alba della legalità» sono passati dieci anni. Era il 30 ottobre 2009 quando le forze dell’ordine hanno sgomberato il centro popolare Experia di via Plebiscito, occupato ai tempi da 17 anni. Quei locali, da allora sempre chiusi dopo una mastodontica ristrutturazione, oggi sono rimasti ri-aperti per poco. Stavolta a opera dei ragazzi e delle ragazze del centro popolare Colapesce, gli stessi che il 17 gennaio 2019 avevano riaperto le porte dell’ex Hard Rock Cafè di via Cristoforo Colombo 10, dopo 12 anni di abbandono. Il 4 giugno 2019, però, anche quella esperienza finisce: di nuovo la polizia interviene per chiudere con una lastra di metallo saldata l’ingresso che era stato aperto dagli attivisti.
«Oggi abbiamo deciso non soltanto di dare una nuova casa al Cpo Colapesce, ma di riaprire, e soltanto a dirlo ci trema la voce, i locali che per ben 17 anni ebbero il nome di Cpo Experia – hanno scritto gli occupanti su Facebook, poco prima che avvenisse il nuovo sgombero – Un pezzo di cuore della nostra città brutalmente sottratto a chi lo aveva riaperto dalle istituzioni che ne rivendicarono la proprietà per poi lasciarlo nuovamente in disuso e specularci abbondantemente sopra». Secondo quanto appreso da MeridioNews, l’occupazione è avvenuta nella tarda mattinata di oggi.
Poi l’intervento della Digos, senza tensioni, e lo sgombero tanto rapido quanto l’occupazione. Gli attivisti e le attiviste sono riusciti, però, a riportare l’attenzione sull’immobile di proprietà dell’Ersu, a cui era stato consegnato dopo lo sgombero. La storia dell’ex Experia (dal nome del cinema Esperia che lì aveva sede) s’intreccia infatti con quella di una legge dello Stato. L’immobile, ex casa del Balilla ai tempi del fascismo, era destinato all’Ente regionale per il diritto allo studio. Nei fatti, però, l’Ersu non ne fece mai richiesta.
Servì l’intervento della politica perché la storia tornasse sulle pagine delle cronache locali: l’allora deputato regionale Salvo Pogliese, oggi sindaco di Catania, portò la questione all’Ars, con la sponda in Consiglio comunale a Catania dell’allora consigliere, oggi presidente dell’Amt, Giacomo Bellavia. L’intervento della procura arrivò pochi mesi dopo. Con un violento sgombero all’alba del 30 ottobre. Otto militanti, nel 2016, sono stati assolti «perché il fatto non sussiste», dall’accusa di resistenza a pubblico ufficiale.
Negli anni, l’immobile di via Plebiscito è rimasto vuoto. La ristrutturazione, costata oltre un milione e mezzo di euro (contro i 500mila immaginati dall’allora soprintendente ai Beni culturali di Catania Gesualdo Campo), è terminata ma l’auditorium che doveva diventare non è mai entrato in funzione. Oggi la nuova occupazione e il nuovo sgombero lampo.