Riflessioni di un economista impenitente che parla senza peli sulla lingua. Non risparmiando nulla. Nemmeno alla 'sua' sicilia che ormai somiglia a un titanic ferito a morte dal 'ghiaccio' della moneta unica europea. . .
L’euro, Grillo, la “banalità del male” e lo spettro della “Grande Germania” che incombe sull’Europa sempre meno libera
RIFLESSIONI DI UN ECONOMISTA IMPENITENTE CHE PARLA SENZA PELI SULLA LINGUA. NON RISPARMIANDO NULLA. NEMMENO ALLA ‘SUA’ SICILIA CHE ORMAI SOMIGLIA A UN TITANIC FERITO A MORTE DAL ‘GHIACCIO’ DELLA MONETA UNICA EUROPEA…
di Economicus
Nei giorni scorsi il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, nel commentare le storture del momento politico attuale, ha tirato in ballo, di fatto, il Nazismo con tutte le sue ombre. Ha parlato dello scrittore Primo Levi, dell’Olocausto e della “banalità del male”. Quasi tutti gli sono saliti di sopra. Soprattutto i leccaculo che pensano che, alla fine, alle imminenti elezioni europee, in Italia, prevarranno i Partiti politici tradizionali, magari ‘europeisti’.
Questa non è una difesa di Grillo, che sa difendersi da sé. Noi – grazie al direttore di questo giornale che mi dà questo spazio – proveremo a commentare in modo un po’ diverso le parole di Grillo. Con una precisazione che è del tutto diversa dall’idea di “banalità del male”.
Già, la “banalità del male”. Questo concetto, com’è noto, venne elaborato dalla scrittrice Hannah Arendt. Quest’opera raccoglie i resoconti che la Arendt scrisse per il New Yorker in occasione del processo al gerarca nazista, Adolf Eichmann, nei rimi anni ’60 del secolo passato.
Sintetizzando all’osso, dal dibattimento in aula la Arendt maturerà l’idea che il male perpetrato da Eichmann e dai tedeschi che si resero corresponsabili della cosiddetta Shoah non era il frutto di un’indole maligna e nemmeno il prodotto di una filosofia ma, molto più banalmente, di una pressoché totale inconsapevolezza delle proprie azioni.
I Soloni che in questi giorni hanno criticato Grillo l’hanno fatto perché si sono sentiti offesi nella cultura. Perché, dicono, Primo Levi non può essere utilizzato per le miserie della politica attuale. E perché il paragone tra l’oggi con il Nazismo non regge.
Noi, invece, siamo convinti del contrario. E, sotto questo profilo, diamo ragione a Grillo. Purtroppo i fantasmi del “Secolo breve” sono riapparsi nel 2002, all’inizio ben mascherati e, a partire dal 2008, in modo sempre più chiaro e riconoscibile.
Al di là delle analisi che sono state fatte sul Nazismo – soprattutto filosofiche: si pensi al pangermanesimo o pangermanismo, o alle interpretazioni della follia tedesca degli anni ’30 e ’40 legate alla mitologia tedesca – non va dimenticato che il Nazismo ebbe anche una connotazione economica che si sintetizza in due fatti: la ‘liberazione’ della Germania dagli ebrei (che, attraverso il ‘commercio del denaro’, controllavano parte dell’economia tedesca) e l’espansionismo tedesco.
Ricordiamo a chi l’avesse dimenticato che quando – se non ricordiamo male negli anni ’50 del secolo passato – si decise di non far pagare alla Germania il debito legato ai danni che aveva prodotto durante la Seconda guerra mondiale, si stabilì, tassativamente, che le due Germanie non avrebbero mai più dovuto unificarsi.
Negli anni ’50 gli europei erano molto più intelligenti di oggi. Sapevano, infatti, che le due Germanie, una volta riunificate, sarebbero tornate a produrre enormi danni.
L’idea di evitare la rinunificazione delle due Germanie viene meno con la sceneggiata della caduta del Muro di Berlino, alla fine degli anni ’80. Una sceneggiata che è il primo passo del ritorno della ‘Grande Germania’ in Europa.
Un altro passaggio fondamentale del ritorno della ‘Grande Germania’ è l’euro. La moneta unica europea, in realtà, è una trappola preparata dai tedeschi. L’Italia è uno dei primi Paesi europei a cadere in questa rete truffaldina.
Questo succede perché, sapientemente, qualcuno, dieci anni prima, con Tangentopoli, aveva fatto fuori l’intera classe dirigente del nostro Paese. Perché solo un’Italia con una mediocre e classe dirigente e con una raffazzonata classe politica avrebbe accettato di entrare nell’euro. Con i Craxi e con gli Andreotti l’Italia mai e poi mai sarebbe entrata nell’euro. Tangentopoli è servita anche a questo.
Oggi ci dicono che la crisi italiana dipende dal debito pubblico e non dall’euro. Ce lo dicono per convincerci che l’euro è una cosa buona e giusta. Sfruttando l’ignoranza diffusa che c’è in giro in materia di economia politica.
In realtà, a far star male l’Italia è l’euro. E questo, per chi ha studiato un po’ di economia, è lapalissiano. Basta un esempio semplicissimo per comprendere i danni enormi che l’euro ha provocato e continua a provocare all’economia italiana.
Il nostro è un Paese – anzi, era un Paese – con un’economia di trasformazione. Trasformavamo i nostri beni primari o i beni primari acquistati all’estero per rivenderli, per lo più, sul mercato internazionale. L’Italia degli anni ’80 e, in parte, degli ’90 era nota per il made in Italy delle piccole e medie imprese, non certo per la Fiat, che è sempre stata un peso per l’economia italiana.
Citiamo un esempio semplice: il vino. Esempio che vi potrà essere confermato dai produttori siciliani di vino che esportano il proprio prodotto negli Stati Uniti d’America.
Ebbene, quando c’era la lira, una bottiglia di vino del costo di 2 mila lire costava al grossista americano un dollaro e 5 centesimi o giù di lì. Oggi, con il semplice passaggio da lira ad euro, la stessa bottiglia di vino costa al grossista americano un dollaro e 35 centesimi!
Cosa vogliamo dire? Semplice: che con il passaggio dalla lira all’euro tutti i prodotti che noi esportavamo costano molto di più ai nostri potenziali acquirenti. Morale: o esportiamo in dumping (cioè in perdita), o i nostro prodotti costano di più, regalando ad altri le nostre quote di mercato internazionale. Che è proprio quello che succede.
In questi casi, un Paese svaluta la propria moneta e le esportazioni ripartono. Ma noi non lo possiamo fare, perché l’Italia non ha più la sovranità monetaria, ceduta all’Unione europea. Da qui la condanna della nostra economia.
Come potete notare, è l’euro che frena l’economia italiana. E’ il trucco, piuttosto banale, che la Germania ha messo in atto per sottomettere quei Paesi che sono caduti in questa trappola. Non a caso è in Germania che i tedeschi hanno piazzato la Banca centrale europea (Bce): per controllarla e impedire che il ‘gioco’ possa essere cambiato.
Infatti, quando è stato chiesto di passare a un regime di un euro ‘pesante’ (quello attuale) e un regime con due aree euro euro: l’area ad euro ‘pesante’ (l’attuale) e l’area con un euro ‘leggero’ (con un cambio più favorevole per i Paesi come l’Italia), la Germania e la Bce hanno fatto quadrato per impedirlo. Perché con l’euro ‘forte’ la Germania ci ha reso ‘prigionieri’.
Non è un caso che una decina di Paesi dell’Unione europea non abbia aderito all’euro. Questa è un’altra verità che i giornali e le tv italiane nascondono. Ci dicono che uscire dall’euro significherebbe la fine dell’Unione europea. Una bugia!
Il Regno Unito, ovvero l’Inghilterra, la Danimarca, la Svezia, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Polonia, la Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Romania e la Bulgaria non hanno aderito all’euro.
Prendiamo come esempi tre Paesi europei ad economia sviluppata: Inghilterra, Danimarca e Svezia. Cari lettori: pensate che gli inglesi, i danesi e gli svedesi siano stupidi a non aver aderito all’euro? Al contrario, sono gl’italiani a non essere particolarmente lungimiranti, visto che sono caduti in questa trappola tedesca.
Non cadendo in questa trappola tedesca, Inghilterra, Danimarca e Svezia sono rimasti Paesi ricchi. Non hanno il 40 per cento della popolazione in povertà, cosa che succede invece in Italia dopo dodici anni di euro!
Andiamo all’altra mistificazione attraverso la quale i tedeschi e i servi sciocchi dei tedeschi che oggi comandano nel nostro Paese ingannano i nostri cittadini: il debito pubblico italiano.
Ci dicono: con oltre 2 mila miliardi di euro di debito pubblico non abbiamo dove andare! Unaltra stupidaggine somma!
Da lord Maynard Keynes in poi – e quindi dagli anni ’30 del secolo passato fino a prima delleuro e della Bce – il debito pubblico non è mai stato un problema. Ne sanno qualcosa proprio i tedeschi, che in Europa furono tra i primi, proprio negli anni del Nazismo, a utilizzare la spesa pubblica e il debito pubblico per rilanciare l’economia. Fregandosene altamente dell’inflazione che aveva colpito la stessa Germania qualche anno prima.
Purtroppo, la disinformazione – e una cultura economica poco diffusa – fanno tutto il resto. Nessuno dice, ad esempio, che il Giappone ha un debito pubblico di gran lunga maggiore di quello italiano. Ma nessuno lì si strappa i capelli. Anzi, in Giappone stanno tutti bene e brindano ogni giorno al loro debito pubblico!
Tra l’altro – altra cosa che viene tenuta nascosta – la ‘struttura’ del debito pubblico italiano è figlia di due personaggi celebrati come “grandi economisti” e che, invece, sono due personaggi che hanno prodotto enormi danni al nostro Paese: Beniamino Andreatta e Carlo Azeglio Ciampi.
Semplificando, per non annoiare i lettori con i tecnicismi, se il debito pubblico italiano è stato ‘girato’ ai cittadini – facendolo diventare un credito dei cittadini italiani verso lo Stato e, successivamente, un credito di soggetti europei verso lo Stato italiano – lo dobbiamo proprio a questi due signori.
Insomma: lo Stato italiano, che aveva la sovranità monetaria, avrebbe potuto battere tutta la moneta che voleva, senza bisogno di indebitarsi con i cittadini italiani prima e con i cittadini di altri Paesi del mondo dopo.
In ogni caso, il debito pubblico – nonostante sia arrivato a 2 miliardi di euro e oltre – non significa nulla. E’ una stupidaggine che diventa una cosa seria se si cede ai ricatti dei nostri creditori.
Uscendo dall’euro il debito rimane, ma non ci possono uccidere per pagare il debito.
Tra l’altro: se il debito è stato condonato negli anni ’50 del secolo passato a una Germania che aveva ammazzato milioni di ebrei, con che faccia, oggi, la Germania dovrebbe opporsi al condono di una parte del debito italiano, dopo che l’Italia tornerà alla lira?
Siamo arrivati al punto nodale di questa truffa tedesca ai danni dell’Italia: l’euro, il debito pubblico, lo spread non sono altro che strumenti di ricatto per impoverire il nostro Paese.
Con il Fiscal Compact – il trattato internazionale-capestro firmato non a caso dal Governo Monti – l’Italia deve ‘restituire’ all’Unione europea (cioè alla Germania!) 50 miliardi di euro all’anno per vent’anni! Poiché l’Italia non ha i soldi per pagare ogni anno questo folle debito, è chiaro che siamo sotto ricatto.
Questo ricatto non serve a farci pagare, perché i tedeschi sanno che non possiamo pagare 50 miliardi di euro allanno; e sanno pure che il Fiscal Compact esiste per ricattarci. I tedeschi – e altri gruppi di pressione – partendo da un debito monetario che non significa nulla – il nostro debito pubblico – si vogliono prendere i nostri beni immobili.
Secondo voi a che cosa servono le privatizzazioni annunciate dal Governo Renzi? A consegnare, tra qualche tempo, gli asset del nostro Paese a soggetti esterni allItalia. Operazione che verrà fatta passare per investimenti esteri in Italia: cioè per imprenditori che hanno deciso di investire in Italia, ma che si prenderanno le grandi aziende del nostro Paese!
Contemporaneamente, si prenderanno la gestione dei beni culturali. Vedrete: tra qualche mese il Governo Renzi dirà che lo Stato non ha più i soldi per gestire i beni culturali. Si faranno avanti dei gruppi privati con dietro capitali non italiani. Con lobiettivo di gestire i nostri beni culturali. Con una particolarità: che gli utili non andranno aglitaliani!
Unaltra cosa che avverrà, nel silenzio generale, è la cessione delle coste del nostro Paese a gruppi esteri. Qualche settimana fa, quasi per sbaglio, un Tg nazionale ha dato la notizia che un imprenditore del Friuli Venezia Giulia, a Roma, si era arrampicato sulla cupola di San Pietro per protestare contro laumento dei canoni. Intervistato, ha detto a chiare lettere che, nella sua Regione, è in corso una manovra per buttare fuori gli attuali gestori e assegnare con locazioni ventennali o trentennali i lidi a operatori tedeschi.
Pensate che questa cosa riguardi solo il Friuli Venezia Giulia? Vi sbagliate. Laumento dei canoni per la gestione delle spiagge italiane è un ordine partito da Berlino e riguarda tutte le Regioni italiane che si affacciano sul mare. Lobiettivo è chiaro: già cè una crisi economica spaventosa, aumentando i canoni, gli attuali gestori falliranno e operatori non italiani – o italiani al soldo di stranieri (leggere tedeschi) – si prenderanno la gestione delle nostre coste.
Loperazione coste è già partita in alcune Regioni. Stando a notizie che qui a Milano mi hanno raccontato alcuni amici, dovrebbe completarsi entro il 2018.
Torniamo alle parole di Grillo. Che anzi è stato troppo buono. Perché, in questo caso, non ci troviamo davanti alla “banalità del male”. Al contrario, qui c’è un progetto preciso: rendere schiavi alcuni Paesi europei. Si stanno salvando i Paesi che non sono caduti nella rete euro. Mentre alcuni Paesi – e tra questi l’Italia – caduti nella rete euro stanno per essere fagocitati dal ritorno della ‘Grande Germania’.
Altro che “banalità del male”! Qui è già tutto stabilito.
Per concludere, vorrei dare qualche notizia, nello specifico, ai miei amici siciliani. In primo luogo, ricordatevi che un paio di anni fa hanno provato a prendersi in gestione tutte le coste siciliane. Loperazione è stata sventata da alcuni settori del PD siciliano: cosa che ho letto proprio su questo giornale.
Ma non vi illudete: torneranno alla carica. A noi risulta che hanno dato disposizioni di aumentare i canoni per sbattere fuori gli operatori del settore nel giro dei prossimi due o tre anni. Vi risulta o no che, anche in Sicilia, è in corso un tentativo di aumentare i canoni per la gestione di tratti di costa? Segnatevelo: questo è un ordine che arriva dalla Germania.
Una Germania che, per la Sicilia, ha grandi progetti. Le coste, ma anche altro. Già – come ho scritto una volta proprio su questo giornale – sono, di fatto, i padroni dei Sali potassici custoditi nel sottosuolo siciliano, a Pasquasia, in provincia di Enna, ma anche nellAgrigentino. Vedrete: quando i tedeschi avranno completato, nel nome dellUnione europea, la conquista dellItalia, le miniere di Sali potassici siciliani riapriranno. Ma gli utili – come per la prossima gestione delle coste – andranno fuori dalla Sicilia. Che, da colonia dellItalia diventerà colonia della Germania, senza passare per i Lander, magari rispolverando Federico II
Vi sembro un po matto? No, cari amici siciliani: i matti siete voi che non capite quello che sta succedendo nella vostra Isola. Io sono ormai un economista in pensione, su con gli anni. La Sicilia lho lasciata oltre 50 anni fa. Ci torno ogni tanto per misurare i disastri. E oggi la Sicilia è proprio con le pezze al culo! Per un motivo semplicissimo: perché al malgoverno storico della vostra Isola si somma unUnione europea che, da due anni, succhia il sangue alla vostra Regione.
Vi dicono che la vostra Regione siciliana autonoma ha un buco di un miliardo di euro. Laltro miliardo di buco sarebbe stato già sistemato con un mutuo. A parte che di mutui pesanti la vostra Regione ne ha altri, quello che non vi dicono è che il miliardo di euro di buco è sulla cassa. Mentre la Regione siciliana, sulla competenza, ha un buco che sfiora i 10 miliardi di euro su 28 miliardi circa di entrate!
Certo, parliamo di entrate fittizie e di uscite, in parte, fittizie. Ma i numeri questi sono, per dirla alla siciliana, con il predicato verbale alla fine della frase.
In questo scenario avete un Governo che vorrebbe contrarre un ulteriore mutuo da quasi un miliardo di euro: un nuovo debito per pagare altri debiti. Tutta spesa corrente. Geniale!
Ma come fate, laggiù in Sicilia, a non vedere quello che vi sta succedendo? Lo scorso anno lUnione europea delleuro ha imposto al vostro Stato di scippare alla Regione siciliana 915 milioni di euro. Questanno lo Stato italiano, sempre per pagare lUnione europea, dovrebbe aver scippato alla vostra Regione oltre un miliardo (i conti esatti – lho letto su questo giornale – li farà la Corte dei Conti, anche se, dalle prime proiezioni, si parla di un miliardo e 300 milioni di euro di prelievo effettuato dallo Stato alla Regione siciliana, su mandato dellUnione europea).
Questi due prelievi forzosi hanno fatto saltare i conti della Regione siciliana. Come fate a non vederlo? Come può una classe dirigente della vostra Isola essere europeista quando è lUnione europea che vi ha ridotto così?
Pensate sia finita? Vi sbagliate! Il prossimo anno Roma è pronta a prendersi un altro miliardo di euro dai conti della vostra Regione – per la precisione dallIrpef – per pagare il Fiscal Compact alla Germania.
Cari siciliani, vediamo se siete bravi. Nel 2013, come ho già ricordato, Roma vi ha tolto 915 milioni di euro, creando difficoltà enormi alla già fragile economia siciliana e riducendo così il gettito Irpef. Ebbene, pur avendo ridotto il gettito Irpef – perché quando un sistema economico si deprime, il gettito Irpef si riduce – lo Stato italiano, su mandato dellUnione europea, si è preso un altro miliardo di euro, forse un miliardo e 300 milioni di euro! Ed è pronto prendersene altrettanti il prossimo anno.
E che fa il vostro Governo regionale davanti a un fatto del genere? Propone un mutuo di quasi un miliardo di euro! Un nuovo debito per pagare i debiti provocati dallUnione europea! Ma lo capite o no che chi vi propone una cosa del genere o è un cretino o è un disonesto? Come fate a non vedere che state ballando sul Titanic?
La vostra Regione è già affondata. Questo mutuo da un miliardo di euro è il vostro canto del cigno. Che farete il prossimo anno quando lo Stato, sempre su mandato dellUnione europea, si tratterrà da un gettito Irpef ancora più magro un altro miliardo di euro? Un altro mutuo da un miliardo? E poi un altro mutuo ancora?
Tra poco più di un mese voterete per il rinnovo del Parlamento europeo. Ma in questa campagna elettorale i candidati queste cose ve le raccontano? Ve lo dicono che vi stanno vendendo allUnione europea dell’euro e del Fiscal Compact? Ma da chi vi fate governare?
(Foto di prima pagina tratta da notiziariodelleassociazioni.it)