«Chi acquista un bene del genere lo fa per custodirlo, non per asciugarsi il culo». È con lo stile consueto che il noto critico d'arte commenta la notizia della vendita da Christie's dei manoscritti dello scrittore. Per 400mila euro, Enzo Bianco ha chiesto a ministero e Regione di comprarli per donarli alla città
Lettere di Verga all’asta, appello per l’acquisto Sgarbi: «Importante studiarle, bastano le foto»
La vendita all’asta delle lettere inedite di Giovanni Verga a Parigi ha scosso le istituzioni politiche e culturali catanesi. Alla notizia che i manoscritti saranno venduti da Christie’s il prossimo 5 dicembre hanno fatto seguito gli appelli di numerosi intellettuali ed esponenti delle istituzioni siciliane, indirizzati al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e all’assessorato ai Beni culturali siciliani guidato da Carlo Vermiglio. Quella che si sta formando in questi giorni è una vera e propria cordata perché «questo patrimonio autografo non vada disperso nel mondo o finisca nelle mani di qualche privato», commenta il sindaco di Catania Enzo Bianco. Ma il critico d’arte Vittorio Sgarbi, intervistato da MeridioNews, non è del tutto d’accordo.
Le 300 missive saranno cedute da un collezionista anonimo per una cifra di 400mila euro e lo stesso primo cittadino del capoluogo etneo ha chiesto l’intervento del ministro Franceschini. Se l’operazione non dovesse essere sostenuta dalle istituzioni nazionali, però, non ci sarà da disperare. Almeno non secondo Sgarbi. «La proprietà del bene non è essenziale – commenta Sgarbi -. È lodevole che le istituzioni tentino di acquistare la raccolta di lettere, ed è quello che mi auspico per il patrimonio culturale dell’Italia e per Catania. Ma la cifra richiesta è alta e non vedo come i cittadini potrebbero avvantaggiarsene».
Piuttosto, secondo il critico, sarebbe importante che al ministero dei Beni Culturali si garantisse la possibilità di riproduzione dell’opera. «Per l’accessibilità a un bene cartaceo bastano ottime fotografie – prosegue Sgarbi -. Non ci sarebbe una minaccia reale al patrimonio se questo dovesse essere acquistato da un privato o da una fondazione. Chi acquista un bene del genere lo fa per custodirlo, non lo fa certo per asciugarsi il culo. L’importante è che agli studiosi possano essere offerte delle ottime riproduzioni». Si tratta di lettere che raccontano squarci della vita familiare dell’autore siciliano, tra problemi di salute e gestione finanziaria dei terreni di proprietà. Ma anche annotazioni sulla vita mondana tra Firenze e Milano e sui suoi capolavori. Un patrimonio di parole che va dal 1869 al 1921, l’anno prima della sua morte.
E dalla fondazione Verga di Catania, il professore Antonio Di Grado – componentedel consiglio scientifico dell’ente e docente di Letteratura italiana al dipartimento di Scienze umanistiche dell’università di Catania -, fa sapere che sarebbe importante «ricostruire il corpus unitario delle epistole. Si tratta di materiale molto prezioso e sarebbe assurdo lasciarlo a diversi soggetti – interviene il docente -. I carteggi come questi sono un patrimonio da salvaguardare e la Fondazione Verga esiste per questo, per conservarli e raccoglierli presso il centro e metterli a disposizione di studenti e studiosi».
Nel catalogo della casa d’aste londinese i manoscritti e i telegrammi saranno suddivisi in tre lotti e quello che quasi certamente susciterà maggiore interesse sarà il primo, l’originale autografo della Cavalleria rusticana, messo all’asta per la cifra di 150mila euro, e per il quale il sindaco Bianco ha detto che l’impegno del Comune di Catania sarà massimo. Sapremo tra meno di una settimana, dunque, chi avrà deciso di farsi questo regalo di Natale.