La passione predominante è lultimo libro di Giulio Ferroni, presentato giovedì 12 novembre presso lauditorium dei Benedettini. Letteratura come stimolo alla conoscenza ed educazione critica al sapere, questo il tema trattato dallautore
Letteratura come educazione al sapere
“Non un altarino privato della memoria ma espressione di un valore più generale”. Con queste parole Nunzio Zago, docente della facoltà di Lingue e letterature straniere di Catania, introduce l’ultimo lavoro di Giulio Ferroni, critico militante e ordinario di letteratura presso l’Università “La Sapienza” di Roma. “La passione predominante”, questo il titolo del libro presentato giovedì 12 novembre presso l’auditorium del Monastero dei Benedettini. A esporre riflessioni, angolature e contenuti del libro sono intervenuti i professori Antonio Di Grado e Fernando Gioviale, della facoltà di Lettere e filosofia, e la professoressa Rosa Maria Monastra, della facoltà di Lingue e letterature straniere.
Il libro è frutto di una riflessione dell’autore sulla passione che lo accompagna sin dall’infanzia, quella per la letteratura. L’occasione che lo ha spinto ad affrontare questo tema – racconta – è stata la proposta di Sergio Reyes di inserirlo all’interno della collana “Per passione” da lui progettata.
“Il libro sollecita in chi lo legge immagini e ricordi come in una sorta di intrigante gioco di specchi”, commenta il professore Nunzio Zago. Il contesto è un momento storico difficile, ritrae un’Italia ricoperta di ferite, quelle dei due conflitti mondiali, il tutto proiettato in una prospettiva piccolo-borghese in cui i personaggi e gli oggetti più umili diventano eroi e gioielli di un mondo rigorosamente personale. Ma la vera protagonista del libro resta comunque la passione letteraria. “Passione precoce e assorbente che allevia le delusioni e le malinconie personali e politiche; passione che vaccina contro le rigide barriere accademiche”, così il professor Zago sottolinea l’intento dell’autore nel porre l’accento sul “grido di angoscia dalla letteratura contemporanea”.
Il libro “suscita una memoria imprevedibile ed emozionante”, aggiunge il professore Antonio Di Grado. “E’ l’umiltà il valore dominante che si cela dietro ogni singolo avvenimento”, commenta poi. Sul fastidio dell’autore per lo “specialismo”, soprattutto accademico, e la conseguente necessità di un ritorno a un sapere enciclopedico dello studioso si sofferma invece il professore Fernando Gioviale.
La passione letteraria trasfigurata nella personalità dello stesso autore, è l’aspetto focalizzato dalla professoressa Rosa Maria Monasta secondo cui “risiede proprio nella passione la radice del malessere di Giulio Ferroni. Questa provoca poi nel lettore una cieca volontà di leggere tutti i libri, un desiderio smisurato, quasi demoniaco”.
“La letteratura e la cultura non devono essere esibizione”, sostiene infine l’autore, rievocando una forte esigenza di umiltà, quella stessa umiltà che suscita il senso di insufficienza necessario ad accendere la passione in ognuno di noi. “Bisogna essere educati a discriminare democraticamente. La cultura sta dentro un universo intasato e la letteratura deve saperci educare”, le parole dell’autore a chiudere l’incontro.