I rover del progetto di ricerca Robex sono stati collaudati sul versante sud del vulcano siciliano. Tra difficoltà e suggestioni, i ricercatori hanno acquisito dati preziosi per le future esplorazioni spaziali. Il commento del vulcanologo dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia
Etna come Luna per agenzia spaziale tedesca Dlr Behncke: «Simulato in quota ambiente ostile»
L’Etna diventa protagonista di un esperimento funzionale all’esplorazione dello spazio. Il vulcano ha acquisito un ruolo primario nel progetto scientifico Robex, acronimo per Robotic exploration of extreme environments (esplorazione robotica di ambienti estremi), avviato dall’agenzia spaziale tedesca Dlr. L’obiettivo del programma è lo sviluppo di nuove tecnologie utili ad agevolare l’accesso a territori ostili o fortemente inaccessibili come l’oceano, le regioni polari, a Luna e altri pianeti del sistema solare. Lo spiega a MeridioNews Boris Behncke, vulcanologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – Osservatorio etneo di Catania: «Lo scopo è proprio quello di simulare condizioni estreme come il suolo lunare e fra quell’ambiente e l’Etna ci sono somiglianze per diverse ragioni».
Il versante meridionale della montagna presenterebbe caratteristiche di ambiente ostile ed estremo ma, allo stesso tempo, abbastanza accessibile da permettere di condurre test scientifici. Il progetto prevedeva la simulazione di un atterraggio nell’ottica di una futura missione in luoghi come la Luna o il pianeta Marte. «Tramite l’utilizzo di robot di vario tipo, come droni e lander, capaci di operare in condizioni estreme – continua Behncke – sono stati trasportati e installati diversi strumenti scientifici». Il ricercatore prosegue raccontando le difficoltà vissute durante l’esperimento dal team di scienziati, come il forte vento montano: «Abbiamo incontrato raffiche superiori ai 100 chilometri orari e pure assistito a qualche piccolo sbuffo di lava. Sapevamo che questo poteva accadere, ma alla fine si è rivelata un’esperienza spettacolare».
In seguito all’utilizzo di moderni strumenti sismografici sono stati inoltre acquisiti e registrati numerosi dati, di cui il vulcanologo sottolinea l’importanza: «Questo materiale risulterà fondamentale per eventuali missioni spaziali. Siamo molto soddisfatti degli esiti avuti e, in particolar modo, del massiccio interesse prodotto da questo evento nei confronti della robotica». Il progetto ha visto la collaborazione di numerose agenzie e istituzioni internazionali e locali, come appunto l’Ingv e il Parco dell’Etna. «Domani porteremo a conclusione l’esperimento e presto i risultati raggiunti saranno divulgati nei dettagli – conclude il ricercatore – ci appaga molto l’offspring generato da questo evento, sia nella ricerca che per il numero di visitatori e studenti venuti ad assistere ai lavori Robex».