Let me out, la web serie etnea che piace all’estero «In Italia manca lungimiranza verso le nuove idee»

Quella dell’esperimento russo del sonno è una storia abbastanza famosa su internet: si tratta di una creepypasta, ossia un racconto horror, generalmente legato a fotografie, filmati o a presunti fatti realmente accaduti che circolano su forum e piattaforme online. Una leggenda metropolitana 2.0 dalla quale il 28enne Riccardo Greco, videomaker catanese trapiantato a Roma, è rimasto affascinato tanto da volerne fare il soggetto per una web serie. Let me out è stata pubblicata su YouTube in sette puntate lo scorso maggio, dopo otto mesi di lavoro e una settimana di riprese. «Il racconto mi è capitato sott’occhio più di una volta, ho sempre pensato potesse ben adattarsi a una trasposizione filmica. Così insieme a Davide Abate, che lavora come grafico-illustratore e che ha indossato la doppia veste di produttore e scenografo, abbiamo deciso di fare una web serie. Abbiamo realizzato il casting attraverso annunci su internet, scegliendo attori che provengono per lo più dal teatro».

Let me out, con le sue atmosfere inquietanti, ha subito destato l’interesse degli appassionati del genere, oltre aver ricevuto un premio e varie nomination: dallo scorso agosto al Sicily Web Fest di Ustica che gli è valso una menzione speciale, Riccardo e Davide non si sono più fermati, partecipando come candidati al Webfest di Berlino e al Roma Web Fest lo scorso settembre. «L’impostazione della serie è più internazionale – spiega Riccardo – anche per come viene gestita: i video hanno i sottotitoli in inglese e spagnolo e anche i nostri social sono bilingue, dato che moltissime visualizzazioni ci sono arrivate dagli Usa e dal Regno Unito».

Filmare o produrre un film, naturalmente, non sono attività a costo zero e non è semplice riuscire a trarne profitto, farne un lavoro o renderle sostenibili: «Ci sono state alcune difficoltà, per lo più legate alla realizzazione di una sceneggiatura complessa rispetto ai tempi e al budget a nostra disposizione». E se spesso gli artisti emergenti chiedono supporto economico agli amici e agli appassionati attraverso il crowdfunding su internet, Riccardo e Davide hanno invece pagato tutto di tasca loro: «Abbiamo usato i nostri soldi per coprire i costi: pagare tutta la troupe, sia gli attori che i lavoratori dietro le quinte, le attrezzature…». Non ci sarà stato un ritorno economico immediato, ma dal punto di vista lavorativo qualcosa si è mosso: «Grazie alla web serie ci siamo fatti conoscere un po’ nell’ambiente, abbiamo stretto collaborazioni per il futuro, e alcuni network esteri hanno mostrato interesse per il nostro lavoro, ci sono delle trattative in corso».

Spesso quello della distribuzione è lo scoglio più difficile da superare per i registi indipendenti. E la Rete, con la sua gratuità, può essere un valido alleato: «Il web è una vetrina a costo zero ma non credo che potrà mai sostituire completamente la televisione, semmai si integrerà con essa. Un po’ come è successo con le serie di Netflix che dallo streaming vengono trasmesse anche in tv». Secondo Riccardo si potrebbe scegliere di rimanere sul web, ma solo trovando una produzione in grado di sostenere i costi. «Noi abbiamo pagato tutti quelli che hanno lavorato alla serie, ma non abbiamo guadagnato praticamente nulla. Anche perché serve lungimiranza nell’investire su nuove idee che ancora in Italia manca, mentre alcuni grandi network come Fox, Hbo o la stessa Netflix si interessano più facilmente alle novità». E per il futuro? «Ci sono tante idee in cantiere e l’intenzione di andare avanti insieme a Davide Abate, con la prossima apertura di uno studio insieme a Roma, Progetto 06». Mentre Let Me Out continuerà a essere presentata all’estero: in questi giorni è al Dublin web fest.


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