Dopo il benestare al senatore Mario Giarrusso, il provvedimento nei confronti del deputato regionale più volte criticato in casa cinquestelle per le aperture a Musumeci. E oggi c'è chi ritiene che all'origine di tutto non ci siano solo le mancate restituzioni
L’espulsione di Tancredi e l’effetto sul M5s all’Ars I rimborsi, le guerre intestine e un futuro incerto
«Dalla parte di Caino». Come l’album di Francesco Baccini citato in un post su Facebook, come chi si trova messo alla porta, sfrattato dalla casa abitata per oltre dieci anni, otto dei quali nelle vesti di deputato regionale. L’uscita di scena di Sergio Tancredi dal Movimento 5 stelle arriva nel peggiore dei modi: espulso. Il provvedimento, motivato con i ritardi nella restituzione dei compensi prevista dalle regole interne al partito, arriva al culmine di un periodo in cui il cinquestelle mazarese è stato accusato di non essere più fedele alla linea. Di volersi guardare intorno, magari nella direzione di Nello Musumeci, a cui non ha lesinato apprezzamenti. Accuse piovute non dalla periferia del partito – dai meet up – ma dai compagni d’avventura, anche se sempre sotto forma di sussurri. «Basta guardare come sta votando ultimamente», la frase più ripetuta facendo riferimento alle sortite a sostegno della maggioranza di centrodestra all’Ars.
Tancredi, dal canto suo, ha sempre detto di avere bloccato le restituzioni per via di una causa legale con l’ex deputato Antonio Venturino e smentito ogni tipo di tatticismo, rivendicando l’adesione al Movimento delle origini. Quello del primo Beppe Grillo, del Movimento che, le cose, voleva innanzitutto cambiarle. Valutando i provvedimenti nell’interesse dei cittadini e non badando agli schemi della politica. Alla fine, però, nei confronti di Tancredi è calata la mannaia dei probiviri e la notizia è arrivata nel giorno in cui a essere espulso è stato il senatore Mario Giarrusso, un altro che per anni ha rappresentato la parte oltranzista del pensiero grillino, salvo poi iniziare a fare sempre più distinguo. Specialmente quando il timone è finito tra le mani di Luigi Di Maio.
E allora sarebbe lecito chiedersi se dietro ai nodi da sciogliere in casa cinquestelle, non si sia celata una resa dei conti. Per qualcuno, i condizionali sono anche superflui: la faida interna al gruppo cinquestelle all’Ars ha registrato la prima vittima. I moventi, d’altronde, non mancano. A partire dalla mai digerita elezione a vicepresidente di sala d’Ercole dell’acese Angela Foti, diventata vice-Miccichè con i voti proprio della maggioranza ma soprattutto a discapito di Francesco Cappello, il principale pretendente alla carica in casa grillina. In quella vicenda per qualcuno Tancredi avrebbe fatto il doppio gioco. Aspettative, delusioni, tranelli che dentro al Movimento 5 stelle siciliano avrebbero iniziato a pesare sempre di più, anche in considerazione del fatto che tra due anni per buona parte dei deputati scoccherà il fatidico momento della fine del secondo mandato. E subito dopo il bivio: tornare a fare la vita di prima o trovarsi un altro partito?
Da questo punto di vista si potrebbe pensare che l’espulsione per Tancredi, che non ha mai fatto mistero di considerare il vincolo del secondo mandato un cardine non irremovibile, sia caduta a fagiolo. Un pretesto per togliersi dall’imbarazzo di lasciare il partito. Ma le cose in casa cinquestelle non sono mai semplici e dunque c’è chi suggerisce di tenere in considerazione come la decisione del collegio dei probiviri sia arrivata durante la reggenza di Vito Crimi, la cui durata ha sforato – complice il Covid-19 – il termine previsto per marzo, quando si sarebbero dovuti svolgere gli stati generali. Utili a stabilire il nuovo capo politico, dopo l’era Di Maio, ma anche a rinnovare gli altri organi del partito. Compresi i probiviri.
Ma se fin qui si ragiona di logiche interne, cosa accadrà all’Assemblea regionale siciliana? L’espulsione dal Movimento, infatti, non rende automatica la fuoriuscita dal gruppo parlamentare all’Ars. A ratificare di non volerci avere più niente a che fare dovranno essere gli altri 19 deputati regionali cinquestelle. Un passaggio che, in tempi difficili anche per l’ortodossia grillina, potrebbe non essere scontato. C’è già chi non esclude che potrebbe non mancare chi – partendo da quel gruppetto mai ufficializzato ma neanche granché smentito composto da Foti, Pagana, Mangiacavallo, Palmeri? – manifesterà solidarietà a Tancredi. Con la disponibilità a fargli compagnia. Altrove.