Esperti di un settore seduti insieme per discutere di un problema e proporre soluzioni. L'argomento del tavolo 16, a Sicilia 2.0, era il patrimonio artistico isolano. «Quelle che mancano sono le persone che sappiano fare il proprio mestiere», arringa Paolo Falcone della fondazione Sambuca
Leopolda sicula, la politica cede spazio al turismo «Tanti incompetenti nel settore dei beni culturali»
Al tavolo 16 di Sicilia 2.0, la Leopolda siciliana, l’assessore Antonino Purpura, insieme a esperti del settore, curatori, sindaci e imprenditori siciliani, discute delle problematiche e degli intoppi del sistema dei Beni culturali e del turismo in Sicilia. I concetti chiave del tavolo tematico sono «fare rete», «crescita», «potenzialità». Termini che, più vengono pronunciati, più sembrano perdere di significato. I presenti si contrappongono: c’è chi scuote la testa in segno di dissenso e chi batte il pugno tentando di perorare la propria causa, che sia l’interesse della città che amministra o dell’istituzione che rappresenta. E Purpura prende nota delle proposte, prende atto delle lamentele e ascolta le opinioni dei partecipanti, non senza una certa sicurezza dei suoi propositi.
Lui si è insediato lo scorso novembre e afferma di aver individuato le falle del sistema: burocrazia, fondi, gestione. Intende far leva su degli interventi «correttivi» che sopperiscano alle mancanze delle precedenti amministrazioni. Tra le prime idee, c’è quella di creare una rete di eventi che sia sinergica alla rete di siti archeologici, museali o annoverati dalle liste Unesco come patrimonio dell’umanità, al fine di dar vita ad «attrattori per il fruitore e il turista». A parlare delle eccellenze boicottate dall’evidente mancanza di servizi di qualità c’è Caterina Greco, sovrintendente ai Beni culturali di Agrigento, secondo la quale «far coincidere il turismo con la cultura è impossibile finché il regime sarà quello dell’incompetenza, c’è dell’incapacità nel fornire servizi. Una soluzione potrebbe essere quella di affidare, tramite bando, la gestione intera del sito, dalla biglietteria agli eventi, fino ai servizi aggiuntivi a giovani start-up competenti».
Un argomento che apparentemente è caro a tutti, è quello delle infrastrutture. Sembra che la più grossa criticità del sistema dei Beni culturali sia la difficoltà nel raggiungerli mediante una rete autostradale o ferroviaria adeguata e moderna. Carmelo Nigrelli, docente all’università di Catania rafforza questa tesi e propone di «creare delle sinergie tra sito e il Comune che lo ospita al fine di facilitare il raggiungimento e le operazioni di comunicazione del polo museale o del sito archeologico». Ma in un sistema che è evidentemente ingessato in vecchie, vecchissime dinamiche di gestione della cultura e del turismo, sarebbe auspicabile una scossa interna, che sblocchi l’obsolescenza non soltanto dell’autostrada, ma in primis del luogo stesso. Raggiungere con facilità un sito di interesse culturale o turistico non è una priorità, se il turista chiede il rimborso del biglietto per aver trovato una situazione drammatica, dalla pulizia ai servizi. Ed è successo a Taormina pochi mesi fa.
La mancanza di fondi destinati alla cultura è il secondo grande tema del tavolo 16. Manlio Mele, l’uomo che gli intellettuali siciliani vedevano bene alla scrivania che oggi è di Purpura, parla di un disegno di legge che imponga alle amministrazioni di destinare i proventi dei Beni culturali ai Beni culturali stessi e non alle tasche dei dipendenti regionali. «Sembra assurdo ma questo è un sistema malato che veicola gli enormi introiti dei beni culturali verso il posto sbagliato, lontano dai meccanismi del settore. L’autonomia gestionale proposta dal ministro Franceschini è la soluzione a quasi tutti i mali, la Valle dei Templi di Agrigento funziona e funziona perché autonoma. Chiediamo all’assessore Purpura di accogliere la riforma, di alzare la voce, anche a costo di sollevare polveroni».
E infine Paolo Falcone, fondatore di Fondazione Sambuca, membro dei più importanti consigli internazionali del settore museale: «Parlare ancora della consolidata reputazione del patrimonio siciliano è svilente soprattutto per le professionalità di settore private del loro spazio – afferma Falcone – Quello che manca sono le competenze e spostare funzionari regionali da una carica all’altra non risolve il problema». Un esempio di efficienza sarebbe, secondo lui, il museo Riso: «È stato il primo museo autonomo della Sicilia e sin dall’apertura è diventato un’istituzione del contemporaneo attraverso contatti, competenze e pianificazione adeguata. Era talmente dinamico che è stato reso dipendente dall’intero carrozzone regionale e privato dell’autonomia».
Dalle stanche personalità coinvolte nei lavori del tavolo tecnico numero 16, viene fuori, inoltre, che la grande colpevole è la legge regionale dieci del 2000 – norme sulla dirigenza e sui rapporti di impiego di lavori alle dipendenze della Regione – che prevede lo spostamento strategico di dirigenti, spostamento che, prescindendo dalla formazione del dirigente stesso, costituirà ulteriore impedimento al reclutamento di tecnici del settore dei Beni culturali. «La persona sbagliata nel posto sbagliato – continua il fondatore di Sambuca – Ogni istituzione necessita di un direttore che provenga da una strada ben precisa, che si aggiorni, che sappia fare marketing culturale, attrarre investimenti, fare rete e dialogare in modo attivo con gli attori della piattaforma internazionale».