Da tempo – da quando abbiamo sperimentato la legge elettorale detta ‘Porcellum’ – la legge elettorale, per intendersi, che consente ai Partiti di utilizzare le liste bloccate e, di conseguenza, di fare eleggere i ‘camerieri’ dei leader politici, si parla di ripristinare le preferenze. Per dare modo al popolo di eleggere i propri rappresentanti.
Tutti sembravano d’accordo sul fatto che quattro o cinque persone – i leader dei Partiti – non possono continuare a decidere la composizione di camera e Senato. Oggi, infatti, è Roma che decide chi deve essere eletto e chi no. Utilizzando, per l’appunto, le liste bloccate del ‘Porcellum’.
Gli elettori italiani sono chiamati non a eleggere democraticamente i propri rappresentanti, ma a certificare, con il proprio voto, le decisioni adottate dalle segreterie romane. Da tempo, lo ripetiamo, si parla di ripristinare le preferenze.Per dara agli elettori la possibilità di scegliere i propri rappresentanti.
Bene. Leggete cosa dichiara oggi ad Affaritaliani.it Luciano Violante, responsabile delleriforme delPartito democratico. Dice Violante: “Le preferenze aumentano moltissimo i costi della campagna elettorale visto che i candidati devono farsi conoscere attraverso la pubblicità televisiva, cartelloni e iniziative di vario genere. In secondo luogo le preferenze non aiutano il ricambio della classe politica, perché è chiaro che sarebbero privilegiati coloro che sono già più conosciuti piuttosto che i nuovi. L’outsider sarebbe penalizzato a meno che non sia ricchissimo. In terzo luogo favoriscono la lotta intrapartitica rendendo i partiti più fragili e esposti a penetrazioni di ogni genere, anche della stessa criminalità organizzata”.
Insomma, il Pd non ne vuole sapere di ripristinare le preferenze. Nel Pd devono essere i ‘capi’ del Partito a decidere chi deve andare a ricoprire il ruolo di deputato alla Camera e di Senatore. Come nella migliore tradizione comunista.
Perché i vertici del Pd non non vogliono che siano gli elettori a scegliere i parlamentari nazionali? Per lo stesso motivo per il quale il Pd siciliano non ha mai fatto celebrare un referendum sul “sì” o sul “no” al Governo Lombardo. In questo partito la base non conta e non deve contare nulla. I militanti e gli iscritti debbono solo avallare le decisioni prese dai ‘capi’.
Ovviamente, la base non è d’accordo. Ed è proprio questo l’altro motivo per il quale i vertici del Pd sono contro il ritorno alle preferenze. Perché se gli elettori di questo partito potessero scegliere liberamente i propri rappresentanti alla camera e al Senato, con molta probabilità l’80 per cento degli attuali parlamentari non verrebbe riconfermato.
Questo è il Pd. Questa sono i dirigenti nazionali di questo partito.
Foto tratta da yespolitical.com
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