Il commissario per la Sicilia respinge l'attivismo del sindaco di Aci Castello, in guerra con il gruppo dirigente salviniano rappresentato da Fabio Cantarella. Anche perché l'ex democristiano non molla la trincea: «Ci riuniremo per dire cosa non va»
Lega, Drago pronto all’assemblea dei dissidenti Ma Candiani lo stoppa: «Potrà solo millantare»
«Non mi limito a darle un’opinione, le do la linea. Oggi c’è qualcuno che si dichiara iscritto alla Lega e nemmeno lo è. E mai lo è anche stato. Abbiamo aperto il tesseramento, chi sarà iscritto potrà parlare per conto del partito e dire di esserlo. Chi, invece, ne sta fuori potrà solo millantare posizioni». Stefano Candiani, l’uomo scelto da Matteo Salvini per guidare da commissario l’espansione leghista in Sicilia, si esprime così conversando con MeridioNews a proposito della guerra etnea fra luogotenenti e aspiranti tali del partito del ministro dell’Interno. Il dossier Drago lo conosce bene, ma lo maneggia tenendo un distacco tutto teso a sottolineare la distanza dello stato maggiore leghista da una questione che si vuole già archiviata. Come si sostiene lo sia l’esperienza salviniana del sindaco di Aci Castello Filippo Drago, un nome che è garanzia di collegamento con tutto quel mondo che, in teoria, la Lega respinge come la peste. La Prima Repubblica, la Dc e quel marchio di cambia casacca che non lo abbandona: tutti elementi di sangue per il sindaco ed ex senatore Mpa, figlio dell’intramontabile Antonino, ex sindaco etneo democristiano, deputato e sottosegretario per decenni dalla Catania dei Cavalieri.
Il suo nome è il primo in quella sorta di lista di proscrizione stilata idealmente dai vertici locali della nuova Lega subito dopo le Politiche. Casus belli il suo protagonismo finito a cozzare con il duo Fabio Cantarella–Angelo Attaguile. A loro, Drago rimprovera la gestione personalistica del loro ruolo di dirigenti del partito: «Hanno candidato mogli e segretarie», ricorda citando le liste del 4 marzo. Gli altri rispondono brandendo il suo curriculum politico quantomeno variegato. Ben sapendo di essere gli interpreti cui guarda Candiani quando dice di dettare la linea. Cantarella è assessore in quota Lega nella giunta di Salvo Pogliese e, di fatto, numero uno del partito nel Catanese; Attaguile, già coordinatore, ha mancato la rielezione ma resta attivo, sebbene azzoppato anche dalle inchieste.
Drago aderisce l’estate scorsa alla Lega – «Prima non potevo, il partito non esisteva qui» – e attacca la loro leadership, spalleggiato e poi mollato da un altro sindaco, Anastasio Carrà da Motta Sant’Anastasia. «Sono un tesserato – dichiara a MeridioNews, contraddicendo il sottosegretario Candiani – e se qualcuno vuole mandarmi via dovrà farlo con le giuste procedure». Cioè le carte bollate, o una decisione dei probiviri della Lega. «La realtà è che sono stato privato di dire quello che penso perché fa comodo a chi vuole un rinnovamento solo di facciata». Negli anni è passato per Dc, Ppi, Cdu, Udr, Cdu, Udc, Pdl, Mpa, ma Drago a passare «per ascaro» non ci sta: «Io sono sempre stato nel centrodestra, mai a sinistra – ripete – mentre la Lega a Catania sta imbarcando di tutto, anche i crocettiani». E, sebbene da non invitato alla festa, il sindaco di Aci Castello non molla l’idea di prendersi «lo spazio politico» che gli sarebbe stato negato. Drago ha sostenuto elettoralmente il consigliere Salvo Peci, eletto a Catania in una civica, e non nella lista flop del Carroccio, «perché nessuno ha chiesto a Peci di spendersi nella Lega». Poi sarebbe stato il regista della tentata creazione, in barba a Cantarella, di un gruppo consiliare della Lega a Palazzo degli elefanti, operazione infranta davanti all’ennesimo stop di Candiani. La linea resta quella: Drago parla e agisce a titolo personale. Il rinnovo della sua tessera non sarà accettato, si apprende, e presto la diffida più volte scandita dovrebbe diventare materiale.
«Sono comunque in molti a pensarla come me – rilancia Drago – presto faremo un’assemblea di chi crede che la Lega non può essere solo trasformismo». Dunque la reunion dei dissidenti è alle porte? «Macché, siamo noi quelli che davvero rappresentano il partito».