Lee Ufan ed il Mono-Ha

Nato a Kyongnam, in Korea del Sud nel 1936, cominciò i suoi studi all’Università di Belle arti di Seoul. Nel 1950 la Korea del Nord invase il Sud e lui interruppe i suoi studi per trasferirsi a Yokohama, Giappone, nel 1956, dove studiò filosofia Occidentale e moderna alla Nihon University e dove é rimasto fino ad ora. Nella metà degli anni settanta comincia la sua carriera internazionale dall’Europa; espose in Francia, Germania, Danimarca e questo lo fece diventare popolare nel mondo delle arti internazionali. Pubblicò molti libri sulle sue teorie estetiche in versione francese e inglese. E’ stato professore alla Tama Art University di Tokyo e Appointed Guest Professor alla École Nationale Supérieure, università di bella arti parigina, nel 1997. I suoi lavori e le sue teorie lo resero famoso come il leader del movimento conosciuto con il nome di Mono–Ha, un genere che prese piede nello stesso periodo dell’arte minimalista e dell’arte povera. I lavori di Lee non sono solo dipinti ispirati all’astrazione dell’arte calligrafica ma anche installazione fatte con pietre, legno, metalli e così via, ponendole come se in un ordine casuale: Colori, eleganza, ribaltamento della prospettiva…questo artista è un erudito che ha sollevato con il suo genere una nuova filosofia della realtà. I suoi lavori hanno meritato di essere premiati con il Praemium Imperiale, un prestigioso premio annuale assegnato dalla Japan Art Association, nel 2001.

Profondamente influenzato dagli studi sulle filosofie comparate, è stato un appartenente ed è diventato il leader filosofico del gruppo Mono-Ha, gruppo di artisti che operarono in Giappone  tra gli anni ’60 e ’70. Il termine Mono-Ha, coniato dagli stessi artisti, significa “la scuola delle cose”, ma c’è più di questo. La traduzione è incapace di includere uno dei più importanti concetti legati a questa arte: La relazione tra  le “cose” e “lo spazio nel quale esse hanno luogo”. Il movimento fu sviluppato come risposta ad un crescente consumismo che emergeva quando il Giappone stava per essere trasformato in un paese moderno, dopo la seconda guerra mondiale. Esso rifiuta il materialismo e la realtà basata sul consumismo. Gli artisti erano molto critici nei confronti delle autorità, dell’uniformità e del dominante potere americano.

Le “cose” usate dagli artisti erano trovate naturalmente, usualmente nei luoghi della loro esposizione ed erano semplicemente ri-organizzate nello spazio, mostrando un nuovo angolo del mondo, una nuova possibile realtà nascosta solo dalla nostra impossibilità di immaginare un mondo diverso da quello che vediamo giornalmente. L’interesse di Lee nella filosofia Zen è riflesso nell’atmosfera meditativa dei suoi lavori. Le opere degli artisti del Mono-Ha erano anche create o disegnate per essere esposte in ben precisi luoghi, poiché la relazione tra materiali e gli spazi occupati ricreavano il mondo. Qualcuno ha chiamato questo atteggiamento “Presentificazione”. Quello che questi critici non hanno però capito è che dare un nome ad un punto di vista  crea un nuovo velo che può facilmente oscurare quello oggettivo di Lee, nascondendo significati e assegnandogliene altri che non gli appartengono.

Anche se “Mono-Ha”è il nome comune dato al loro stile vi erano all’interno diversi modi di operare, anche se ovviamente accomunati dal fatto che venivano utilizzati oggetti materiali, dal fatto che vi era una interiorizzazione del stile occidentale e una sorta di sfida all’usuale concetto di arte. Si usavano materiali organici e non, tessuti, carta. Niente era escluso, tutto indirizzato al fine di ricreare una nuova dimensione nelle relazioni tra l’arte, l’uomo, lo spazio, la realtà. C’è un altro mondo che ci viene nascosto, al di là di quello che ci viene preconfezionato sotto gli occhi. I pittori e gli artisti del Mono-ha mostravano al loro pubblico una realtà nascosta dalla nostra personalità, dalla nostra cultura, dalla storia, a favore del “mondo come esso è”.

Gli artisti più famosi appartenenti al Mono-Ha sono stati: Koji Enokura, Katsuro Yoshida, Nobuo Sekine, Noboru Takayama, Noriyuki Haraguchi, Katsuhiko Narita, Kishio Suga, Susumu Koshimizu. La nascita di questo movimento è datata ottobre 1968 con la creazione dell’opera PHASE – MOTHER EARTH creata da Nobuo Sekine. Era stata creata nel parco Sumarikyu di Kobe e consisteva di un foro nel terreno di forma cilindrica profondo 2,7 metri e di diametro 2,2 metri , e poco più in là un cilindro di terra compattata delle stesse dimensioni. L’idea che si nascondeva dietro questa susa creazione è che le forme non sono entità quantificabili, ma “fasi” di un ininterrotto movimento di contrazione ed espansione: La convessità e la concavità con la loro quiete vacuità davano una sensazione di potenza da lasciare senza parole.

            Le opere più famose di Lee sono invece dei dipinti che riportano dei colpi di pennello. Lee dipinge “l’arte del dipingere” senza fronzoli, senza abbellimenti. Appoggia il pennello sulla tela e lo fa scorrere il colore fino alla sua graduale naturale scomparsa. Pensare che dietro a dei colpi di pennello sia possibile riflettere la realtà, sembra dirci, è pura follia. C’è il rifiuto di qualsiasi simbolismo: Ecco cosa è realmente la pittura, ecco l’essenza profonda del dipingere. Colore su tela, niente altro.

L’ultima esibizione delle opere di Lee U-Fan è stata tenuta nel 2007 a Vienna. Egli lavora e vive dividendosi tra il Giappone e la Francia.

Emanuele Lissandrello

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