Le verità confiscate tra via D’Amelio e il Muos

Nel giorno in cui ricordiamo il sacrificio di Paolo Borsellino e degli uomini e delle donne della sua scorta uccisi 21 anni fa, a Palermo, nella strage di via D’Amelio, due notizie si susseguono una dopo l’altra: l’assoluzione degli ufficiali Mario Mori e Mauro Obinu e il pronunciamento dell’Istituto superiore della sanità che ci dice che le onde elettromagnetiche del Muos che dovrebbero scatenarsi sulla Sicilia non fanno male alla salute e, in generale, all’ambiente.

Sono due notizie solo apparentemente slegate, ma che sono, in realtà due facce non della stessa medaglia, ma del nostro Paese.

La prima notizia – pur con il rispetto che si deve alla sentenza pronunciata qualche giorno fa dal Tribunale di Palermo – ci dice, come ha acutamente affermato ieri il nostro bravo collega, Giuseppe Lo Bianco, che un’eventuale trattativa tra Stato e mafia, là dove si dovesse configurare, non costituirebbe reato.

La seconda notizia ci ricorda che la caduta del Muro di Berlino e il crollo dell’ormai ex ‘Impero Sovietico’ non hanno fatto venire meno gli accordi di Yalta. Dunque, se i militari americani devono piazzare una propria pericolosa arma, magari nel cuore della Sicilia, magari a Niscemi, tutti in Italia debbono ‘cooperare’: deve cooperare l’Istituto superiore della sanità, dicendo che gli asini volano, e devono cooperare i cittadini siciliani, che debbono ‘volare in groppa agli asini’, sopportando con cristiana pazienza le malattie che le onde elettromagnetiche ci regaleranno.

Verità e libertà, in Italia, rimangono confiscate. Nulla contro i militari dell’Arma dei Carabinieri Mori e Obinu. Ma non si può nascondere un non improbabile epilogo: e cioè che l’esito del loro processo potrebbe anticipare una sorta di pietra tombale su quel ‘nervo scoperto’ che è il processo sulla trattativa tra Stato e mafia.

Nel giorno in cui ricordiamo Borsellino, mettendo insieme il passato e il presente – e cioè le stragi di Stato che iniziano con Portella della Ginestra e il Muos di Niscemi – otteniamo, in una sintesi quasi perfetta, il “Paese senza verità” descritto in modo magistrale da Leonardo Sciascia.

Tuttavia, non bisogna essere pessimisti. Le polemiche che, in questi mesi hanno accompagnato il processo per la trattativa – o per le trattative – tra Stato e mafia definiscono un quadro piuttosto preciso: oggi sappiamo chi vuole trovare la verità e chi vuole continuare a nasconderla: chi vuole fare luci sulle stragi di Capaci e di via D’Amelio e chi vuole tenerle ancora nelle nebbie.

Insomma: due forze in campo si fronteggiano. Verità e libertà rimangono confiscate, ma la partita è aperta. Non è più come nel 1992. Gli archivi che contengono le informazioni sulle stragi di Stato, da Portella fino al 1992-1993 sono ancora sigillati. Ma non è detto che restino tali in eterno.

Anche sul Muos di Niscemi la partita è aperta. La Sicilia non è più quella di Gladio e dei missili di Comiso. Oggi, quello di Comiso, è un aeroporto civile. Non è detto che la società siciliana ‘inghiottirà’ il Muos.

Il miserabile pronunciamento dell’Istituto superiore della sanità, come ha sottolineato anche il Professore Massimo Zucchetti,  è solo l’inizio, non la fine, di una partita ancora tutta da giocare.

Muos, Zucchetti sull’Iss: “Situazione penosa”
“La trattativa tra mafia e Stato ci fu, ma non costituisce reato”

 


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