È questo lo sport: unione. E unione diventa solidarietà quando accade ciò che è accaduto pochi giorni fa in Calabria. Parliamo delle minacce alla dirigenza e alle famiglie della s quadra di calcio a 5 femminile Sporting Locri, squadra di serie A e attualmente quinta in classifica, che hanno portato la dirigenza a valutare la possibilità di ritirare la società. Non è ancora una decisione definitiva, quel che si sa è che il presidente Ferdinando Armeni ha detto che il 10 gennaio le ragazze scenderanno in campo contro la Lazio. Poi si deciderà il da farsi.
Le minacce – a detta dei cittadini, dei giornalisti, della squadra stessa – sono legate a una cultura ancora troppo «retrograda e misogina». Ci sono indagini in corso che spiegheranno cosa sia successo e – ci si augura – escluderanno la possibilità dell’ombra della ‘ndrangheta, la cui esistenza trova peró una spiegazione nelle parole contenute in uno dei tanti commenti che girano sui social : «Il punto è che le cose non possono essere separate – scrive una ragazza – non si può pretendere di chiedere alle persone di lottare e rischiare la vita dei propri cari in un paese in cui poi comanda la ‘ndrangheta, e allo stesso tempo non si può chiedere di ribellarsi alla ‘ndrangheta quando non puoi nemmeno giocare a calcio». Non fa una piega.
L’intimidazione, le minacce, sono modi di fare mafiosi, che si chiami ‘ndrangheta o cosa nostra non cambia, ed è per questo che non tarda ad arrivare la solidarietà delle colleghe di Palermo: «Prigioniero dei suoi stereotipi – dice a MeridioNews Cinzia Orlando, mister del Fustal P5 Palermo che milita in serie A – il calcio rosa in Italia continua a languire ai margini dello sport. Le ragazze che vogliono giocare a calcio trovano impedimenti teorici e pratici di ogni tipo non giustificati da vere ragioni di ordine medico o psicologico». Secondo il mister inoltre, il calcio femminile non è mai stato apprezzato come potenziale veicolo di business «il che rende ancora più ardua la sua impresa di conquistarsi spazi adeguati alle proprie esigenze – aggiunge -. Ciò che sta succedendo alle ragazze dello Sporting Locri è inaccettabile. Per tutti i sacrifici che noi donne facciamo, tra permessi di lavoro e rinunce a cene con amici o la famiglia, solo per ritagliarci un po’ di tempo per divertirci, esigiamo più rispetto». Un problema complesso che secondo il mister non può essere rimandato a tempi migliori, «perché le soluzioni non vengono da sole ma sono frutto di impegno e dedizione sia in ambito dirigenziale che sul rettangolo di gioco. L’immagine del calcio delle donne necessita di una “bonifica” sostanziale, capace di far seguire le parole ai fatti e rendere il progetto di un “pallone al femminile” dignitoso, sempre più prossimo».
E con le giocatrici di Locri, sta anche la Ludos femminile Palermo, «Siamo con loro e con tutta la dirigenza – dice la presidente Cinzia Valenti – perché quello che è accaduto colpisce anche noi ovviamente e i riflettori devono stare accesi su una storia che lascia perplessi soprattutto per la “tempistica”. Le difficoltà ci sono sempre state ma in trent’anni nel calcio femminile non avevo mai sentito una cosa simile ed è assurdo che succeda in un momento in cui pare che il calcio femminile stia iniziando ad avere lo “sviluppo” che merita». La federazione sta portando avanti infatti dei progetti, che prevedono l’obbligatorietà dell‘ingresso nelle società di serie A e B maschili di un gruppo di minimo venti bambine under 12, «i numeri sono destinati ad aumentare – continua Valenti -. Così ogni società avrà all’interno delle squadre femminili. L’obbligatorietà si riferisce solo alle under 12 ma ci sono società, come la Fiorentina ad esempio, che lo hanno già fatto, al di là della obbligatorietà». La federazione italiana sta iniziando ad adeguarsi agli input di Fifa e Uefa che hanno finanziato le federazioni stesse per sviluppare il calcio femminile, «con la pressione di tutti noi, anche il nostro paese, seppur in ritardo, si sta svegliando in questo senso. Il calcio femminile è uno sport assolutamente pulito e lo dimostrano i fatti e mi auguro – conclude – che la società Sporting Locri continui e non desista. Qualunque siano le motivazioni che hanno portato a quei gesti vigliacchi, non sono accettabili ma è giusto che la federazione e le istituzioni sano vicine per far capire a chi vuol fare del male che non c’è spazio per loro».
Ma quel che è successo in Calabria colpisce tutto il calcio, senza distinzione di genere ed è per questo che a voler dare il proprio sostegno alle ragazze dello Sporting Locri è anche il Palermo Calcio: «Da direttore sportivo della società – dice a MeridioNews Manuel Gerolin – ma anche da sportivo, spero che che il presidente Armeni riveda la sua posizione. Che le ragazze vadano in campo il prossimo 10 gennaio è un segno positivo, ma devono continuare il loro percorso. Lo sport deve vincere di fronte a queste cose, immaginiamo il disagio che stanno vivendo ma l’unica maniera per venirne fuori è reagire, e hanno tutta la nostra solidarietá. Lo sport è sport a tutti i livelli, non c’entra nulla il sesso ed esempio recente di quanto la donna sia diventata importante per lo sport è la finale delle nostre tenniste siciliane». Ed è in arrivo anche una novità proprio per il calcio femminile palermitano. «Entro gennaio – annuncia Gerolin – aderiremo anche noi alle nuove normative e faremo la squadra femminile. Speriamo di allargare i numeri entro du, tre anni. Avremo proprio una società parallela al nostro settore giovanile».
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