Ieri, nella sede di Confindustria Sicilia, si è svolto un seminario in attesa della trasferta a Teheran di maggio. Secondo il vicepresidente degli industriali, Nino Salerno, «lo scambio tra i due Paesi è stato, nel 2014, di 1.2 miliardi di dollari, ma si stima che possa salire a tre miliardi tra il 2016 e il 2018»
Le imprese siciliane si preparano alla missione in Iran «Potenzialità enormi in molti settori, export in crescita»
«In Iran entro il 2020 devono essere realizzati 80 aeroporti e 3.500 alberghi e l’interesse per il lusso, il cibo e il fashion italiano è sempre molto forte. Le potenzialità di mercato sono enormi se si considera che il commercio dell’area Ue con l’Iran si aggira intorno agli 8 miliardi di dollari, un dato che si prevede venga quadruplicato nei prossimi due anni». Così Nino Salerno, vicepresidente di Confindustria Sicilia con delega all’internazionalizzazione, spiega il senso dell’incontro organizzato ieri, a Palermo, in collaborazione con la Camera di commercio italo-iraniana, Sace, Simest ed Mps, con oltre cento imprese presenti nella sede di Sicindustria e collegate in streaming, in vista della missione commerciale dal 13 al 17 maggio prossimo a Teheran.
«L’Iran rientra tra le prime venti economie mondiali – aggiunge Salerno – ha una popolazione di circa 80 milioni di abitanti, di cui il 60 per cento ha meno di 30 anni e la forza lavoro ha un livello di istruzione molto alto. È chiaro quindi l’interesse di Sicindustria per un mercato in espansione che rappresenta un’occasione di sviluppo per le nostre imprese associate». Soltanto nei primi sei mesi del 2016 l’export italiano verso l’Iran ha fatto registrare un aumento del 17,4 per cento e nel 2015 il Pil nominale della repubblica islamica è stato stimato in 397 miliardi di dollari. Dati che hanno spinto Sicindustria a organizzare un incontro per preparare le imprese siciliane alla missione che si svolgerà a Teheran nel maggio prossimo.
La presentazione e la successiva missione fanno parte del progetto Eagle 2, finanziato dal programma Cosme dell’Unione (2014-2020). Obiettivo economico prioritario è raggiungere una crescita nel quinquennio dell’otto per cento. «Le imprese italiane hanno continuato a essere presenti in Iran anche nei momenti più bui – dice Salerno – e lo scambio tra i due Paesi è stato, nel 2014, di 1,2 miliardi di dollari, ma Sace stima possa salire a 3 miliardi tra il 2016 e il 2018. All’interno dell’Unione europea l’Italia è in seconda posizione per volumi di operazioni, a precederla, infatti, è solo la Germania».
Diversi i settori interessati dalla missione, da quelli finanziari ai farmaceutici, dall’agroalimentare alla metallurgia, ma anche la cosmetica, le energie rinnovabili, il petrolchimico e il turismo, passando per i trasporti e la grande distribuzione, per citarne solo alcuni. Al workshop sono intervenuti Pier Luigi D’Agata, segretario generale della Camera di commercio e Industria Italo-iraniana; Fabrizio Ferrari, responsabile ufficio Sace Sicilia; Mario De Luca, responsabile servizio commerciale estero MPS; Giada Platania, responsabile area internazionalizzazione Sicindustria; e gli imprenditori Antonio Sindona (Italtel) e Giosafat Di Trapani (delegato internazionalizzazione Sicindustria Palermo).
Rientrato dal suo ultimo viaggio a Teheran, Sindona ha definito il Paese «un mare di opportunità». I temi chiave affrontati nell’incontro di ieri riguardano aspetti pragmatici sul contesto giuridico e normativo applicabile alle imprese straniere che operano in Iran; o ancora quali sono le sanzioni ancora in vigore, quali gli aspetti culturali da prendere in considerazione e quali i settori considerati più interessanti e strategici per un’azienda.
«Le sanzioni per i prodotti liberalizzati sono sospese e non revocate e ciò semplifica le procedure – ha precisato Pier Luigi D’Agata nel corso del suo intervento – perché se fossero revocate si dovrebbe aprire un negoziato su tutto, allungando oltremodo tempi e procedure». Discreto l’interesse registrato verso l’economia regionale. «Il settore agroalimentare siciliano è l’unico che marcia con un ritmo di crescita notevole rispetto agli altri – ha proseguito Salerno – si stanno riscoprendo molti prodotti e ne abbiamo avuto una riprova dall’attestato di stima di Farinetti intervenuto ieri alla rassegna Best in Sicily a Palermo. Segnali come questi ci fanno pensare che le imprese siciliane possano essere attrattive per l’export».
E se si guarda con apprensione alle decisioni del neoeletto presidente statunitense, da Sicindustria arriva un appello alla prudenza: «È ancora presto dare un giudizio sulle ripercussioni delle decisioni di Trump in tema di immigrazione», ha concluso il vicepresidente di Sicindustria.