Prende vigore la rete composta da centri sociali, comitati territoriali, partiti di sinistra e sindacati di base. Tra la volontà di portare alla ribalta argomenti come la militarizzazione della Sicilia e l'immigrazione, e quella di essere presenti nelle giornate clou. E una richiesta è già stata presentata alle istituzioni
Le grandi manovre per il contro G7 di Taormina Movimento cresce tra tavoli tematici e trattative
Le grandi manovre in vista del G7 di Taormina non si esauriscono all’interno dei palazzi delle istituzioni. Da mesi centri sociali, comitati territoriali, partiti della sinistra e sindacati di base hanno avviato un percorso che culminerà nel contro-vertice il 26 e il 27 maggio. Una vera e propria rete – con 22 realtà da Palermo, Catania, Messina, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Taormina – che ha iniziato a incontrarsi il 10 dicembre e che sabato scorso è tornata a sedersi allo stesso tavolo, a Giardini Naxos.
Molte le anime che la compongono, in rappresentanza di tutta la Sicilia e con avviati contatti con le più importanti realtà antagoniste del resto d’Italia. Per conto di questo variegato gruppo, sono i messinesi ad aver presentato alla Questura e alla Prefettura una precisa richiesta: essere presenti nel fine settimana del G7 negli stessi luoghi dove si incontreranno i potenti della terra. Precisamente con un corteo a Taormina domenica 27 maggio e con un’assemblea plenaria a Giardini Naxos sabato 26.
Una due giorni al culmine di un percorso che mira a portare alla ribalta nazionale temi importanti. «Rispetto alla prima assemblea del 10 dicembre, sabato eravamo molti di più – spiega Luigi Sturniolo, ex consigliere comunale di Messina e tra i referenti del movimento contro il G7 -. Stiamo crescendo e vogliamo parlare di molti argomenti: il muro nel Mediterraneo che le politiche europee stanno costruendo, tornando alla strategia del governo Berlusconi quando i migranti non morivano in mare ma nei deserti; gli equilibri militari; la cyber security; il modello di sviluppo economico; il Muos».
Per farlo sono stati avviati, al momento a Catania, una serie di tavoli tematici promossi dalle rete etnea contro il G7 di cui fa parte anche il comitato No Muos-No Sigonella, su inquinamento, militarizzazione e immigrazione. Perché, sottolinea Alfonso Di Stefano, «il G7 finisce ma noi ci teniamo Frontex, Sigonella e il Muos. È importante – aggiunge – portare avanti un lavoro di controinformazione a Giardini e Taormina, per questo ad aprile faremo volantinaggio e speakeraggio». Tra le realtà catanesi attive nell’organizzazione del contro vertice anche Officina Rebelde. Mentre a Palermo sono i centri sociali Anomalia ed Ex Carcere a prendere parte alle assemblee regionali di programmazione. Proprio nel capoluogo siciliano un momento importante sarà rappresentato dal prossimo weekend. Sabato 25 e domenica 26 febbraio, infatti, ci sarà l’assemblea internazionale Fora UG7, ospitata nei locali dell’Università e in cui sono attesi, tra gli altri, i rappresentanti dei collettivi studenteschi di tutta Italia. Anche qui si parlerà di scuola e univeristà, lavoro, militarizzazione e migranti, lotte territoriali.
Momenti a cui se ne aggiungeranno altri nelle settimane successive e che dovrebbero confluire nell’assemblea plenaria del 26 maggio che i promotori del movimento vorrebbero svolgere a Giardini Naxos. Si discute del possibile invito di una personalità di spessore internazionale, come l’ex ministro della Finanze greco Gianis Varoufakis, l’attivista indiana Vandana Shiva o Pablo Iglesias, leader del movimento spagnolo Podemos. A Taormina guardano anche da Amburgo, dove è partito un percorso simile per contrastare il G20 che si svolgerà nella città tedesca il prossimo luglio. E ancora da Torino e dal Veneto. A Roma un paio di settimane fa le realtà che si sono spese per il No al referendum costituzionale hanno individuato nel G7 di maggio un momento importante in cui esserci.
«Dopo il G8 di Genova – analizza Sturniolo – tutti i movimenti sono tornati a iniziative su piani territoriali: contro le grandi opere, in difesa dei beni comuni e dei diritti fondamentali. In alcuni casi, come a Messina con Accorinti, è subentrato il tema nuovo dell’interlocuzione con le istituzioni. A questo punto tutti ci siamo resi conto che sul piano locale si trova sempre un limite invalicabile, rappresentato da direttive di organismi nazionali o sovranazionali. È arrivato il momento di costruire un’agenda globale, che cambi i rapporti di forza, che apra spazi per le resistenze locali. Tutto questo – conclude – si può e si deve articolare in un contro vertice».