«Le elezioni? Finiranno in pareggio»

Se la maggioranza implode da sola, la possibilità che ci siano mutamenti è reale, ma che siano gli elettori a determinarla, in questo momento, non è da ritenersi un evento probabile”. Così il prof. Orazio Lanza, docente di Scienza politica e politologo, sintetizza la situazione politica del momento, alla vigilia del voto amministrativo di metà maggio che si preannuncia come un banco di prova per il consenso del centrodestra ma anche della possibile risalita dell’opposizione. Con il prof. Lanza abbiamo provato a tracciare i nuovi scenari della politica italiana e siciliana, tra possibili leader, nuovi progetti, strane alleanze. La sinistra è ancora in crisi e risente della mancanza di un leader ben identificato? Oppure, vista la crisi del PDL, potrebbe riguadagnare terreno? E con quali strategie? E potrebbe cambiare le cose l’ingresso in politica di Montezemolo? Ma partiamo dalle previsioni sull’esito del voto.

Professor Lanza, in previsione del voto amministrativo dei prossimi giorni, crede sia possibile che alle urne l’opposizione possa riguadagnare terreno ed elettori?

È difficile fare previsioni, perché di solito vengono smentite alle urne. L’impressione è che non ci siano le condizioni per grandi mutamenti nei comportamenti elettorali degli italiani. Siamo in una fase in cui c’è molto disincanto da parte degli elettori, molta disillusione. Le vicende politiche mettono all’ordine del giorno più fatti personali che problemi dei cittadini ed è quindi difficile che si possa prevedere grande mutamento. Non mi aspetterei chissà quali trasformazioni. Probabilmente sarà un ulteriore passaggio di adattamento verso le elezioni politiche che si terranno in futuro.

Continua quindi la crisi della sinistra italiana. Secondo lei, come dicono in molti, è realmente dovuta alla mancanza di un leader ben identificato?

La leadership è uno degli aspetti più importanti. Nella politica contemporanea c’è forte personalizzazione e bisogno di identificare un’alternativa anche dal punto di vista della leadership. Ma è solo uno dei problemi. L’altro è la capacità di costruire programmi che interessano agli elettori e di farli conoscere agli stessi. Da questo punto di vista nessuno di questi elementi è adesso visibile.

Crede possa dipendere anche dai conflitti interni all’opposizione?

L’opposizione ha una tradizione di divisioni. Mentre la destra, anche grazie alla figura di Berlusconi, riesce a compattarsi e a camuffare le proprie divisioni, a sinistra i conflitti esplodono ed emergono in modo netto nell’opinione pubblica oltre che nelle sedi interne di partito. Manca una capacità di ricomposizione e forse un leader accettato da tutti potrebbe in qualche modo svolgere questa funzione. Al momento attuale questa leadership non esiste.

Sono in molti a vedere un futuro leader dell’opposizione nella figura di Nichi Vendola. Cosa ne pensa?

Secondo me Nichi Vendola ha ottime capacità di raccontare la storia, però non credo che sia in grado di unificare uno schieramento per controbattere un Centrodestra fortissimo sul piano dei consensi. Unisce la sinistra, ma a livello nazionale quella parte di elettori moderati che decide l’esito delle elezioni non credo che lo voterebbe.

Quindi, nonostante la crisi del Centrodestra e di Berlusconi, invischiato in bunga bunga, processi e polemiche con i magistrati, gli italiani non riescono a ritrovare nel PD un’alternativa. Come si spiega?

Se avessi una ricetta la brevetterei e probabilmente diventerei ricco. Sinceramente non si capisce perché gli italiani non reagiscono a fatti che in altri paesi determinerebbero terremoti politici. La nostra cultura politica produce anche di queste cose. In parte è dovuto al fatto che, nonostante tutto, alcuni ministri del governo Berlusconi hanno svolto la loro funzione abbastanza bene. In effetti, l’impatto della crisi in Italia non è stato così traumatico, la gente non percepisce quella crisi netta che porta alla rottura e l’alternativa, in questo momento, non è convincente. Siamo in una fase di stallo. Non so se interverranno delle novità tali da portare a svolte improvvise. A mio parere, in questo momento non sono prevedibili.

E se il voto amministrativo cambiasse le cose?

Le città in cui il voto sarà decisivo sono quattro, e il risultato più prevedibile sarebbe un pareggio. Se il Centrodestra dovesse perdere Napoli e Milano, la situazione per il PDL diventerebbe allarmante, ma probabilmente non si andrebbe subito alla crisi: si reagirebbe con una sorta di riarticolazione del potere interno.

Da qualche mese si vocifera un ingresso in politica di Luca Cordero di Montezemolo, leader del movimento Italia Futura che, in base ad un recente sondaggio, secondo gli italiani potrebbe battere sia il PD che il PDL. È una prospettiva possibile?

Non so se li batterebbe, ma sarebbe uno di quegli eventi che cambierebbero senz’altro molte cose, perché riuscirebbe a pescare da entrambi gli schieramenti e quindi a disarticolare le cose. Credo che l’entrata in gioco di Montezemolo potrebbe favorire la sconfitta degli attuali schieramenti.

Quali interessi potrebbe avere Montezemolo nell’entrare in politica? Non c’è il rischio che la sua figura di imprenditore ci possa rimettere?

C’entrano soprattutto gli interessi che tutti gli uomini hanno per il potere. Montezemolo sa che in questo momento potrebbe avere un ruolo decisivo in politica. Si tratterebbe di un ulteriore passo di una carriera che è stata di successo. Che poi riesca a governare bene è un altro discorso.

Veniamo alla Sicilia, terra di strane alleanze politiche, prima fra tutte la liaison alla Regione tra MPA e PD. Quali interessi può soddisfare questo tipo di accordi?

L’alleanza tra MPA e PD nasce per guardare al risultato di possibili elezioni nazionali. L’idea è che la Sicilia possa essere decisiva, e quindi una parte del PD ritiene che sia meglio sacrificare la logica della coerenza sul terreno di una possibile vittoria alle elezioni politiche. Che tipo di risultati possa avere, anche in questo caso, è difficile dirlo. Raffaele Lombardo non è un politico di cui si riescono a prevedere le mosse. Se io dovessi fare una mia previsione personale, direi che alla fine il presidente Lombardo sceglierà lo schieramento che secondo lui sarà più vicino alla vittoria. Non è scontato che alle elezioni politiche l’MPA si schieri con il Centrosinistra. Si tratta di scelte legate più all’opportunismo che a dinamiche politiche.

Al di là degli interessi, è molto improbabile che tra i due schieramenti si possano trovare dei punti di incontro a livello di ideologie politiche.

Questo non è detto. I partiti regionalistici non sono ideologicamente schierati da una parte. Possono allearsi con l’uno o con l’altro partito. L’unico problema sta nel fatto che più che essere un partito regionalista, l’MPA è il partito personale di Lombardo e quindi sarà sempre lui a dettare le scelte in base alle convenienze. E non bisogna scordare che i suoi legami con il Centrodestra sono storicamente più impiantati rispetto a quelli con il PD.

In merito ai nuovi possibili scenari, oggi si affaccia sulla scena politica siciliana Forza del Sud, il nuovo partito fondato da Miccichè che, a due anni di distanza dal divorzio con l’MPA di Lombardo, si è buttato in un nuovo progetto politico meridionalista, che in Sicilia sembra essere sempre più la chiave per il successo. O la sua nascita nasconde dinamiche di altro genere?

Il rapporto tra territorio e politica sta diventando importante dappertutto. L’operazione di Micciché è chiaramente di copertura di un’area a favore del Centrodestra. Lo dice chiaramente che non abbandonerà mai Berlusconi, ma pensa di dare un suo contributo tramite un partito di carattere territoriale che diventi, in caso di necessità, un contrattare al movimento del Presidente della Regione. Da questo punto di vista non sconvolgerà molto le cose. Può darsi che acquisisca un po’ di elettori, ma sarebbero sempre quelli del PDL. È un’operazione di sostegno per cercare di evitare un possibile smottamento dell’elettorato a favore dell’MPA.


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