Le confessioni di Crocetta: ha ambizioni nazionali. Altro che Statuto Speciale…

Se qualcuno ancora avesse dubbi su quanto siano labili le vocazione autonomiste di Rosario Crocetta, attuale Presidente della Regione siciliana, basta leggere le sue ‘confessioni’. Per inciso, i dubbi dovrebbero essere pochi. Dopo ala scelta di un assessore regionale all’Economia, inviato da Roma, e dopo la fine indegna che, insieme, stanno riservando all’articolo 37 dello Statuto siciliano (secondo cui le imprese che operano sull’Isola, dovrebbero versare alla Sicilia le imposte), le conclusioni dovrebbero essere presto tratte.

Ma per i più tenaci, leggiamo insieme le parole con cui Crocetta, ieri, alla prima assemblea del suo movimento (Il Megafono) ha, candidamente,  ammesso di avere ambizioni nazionali. Che, come sappiamo per certo, mal si conciliano con la salvaguardia dei diritti dei siciliani, ai quali da oltre 60 anni viene negata l’applicazione integrale della sua Autonomia speciale, soprattutto nella sua parte finanziaria, ovvero in quella parte che riguarda le risorse che Roma trattiene illegalmente, e nonostante lo Statuto sia parte integrante della Costituzione italiana.

“Chi ama la Sicilia vuole che il Megafono diventi una realtà nazionale” ha declamato il Presidente della Regione “perché è Il Megafono non è un invenzione, ma un movimento reale, che fa partecipare chi è stato vittima della politica e chi non riesce ad esprimere ciò che vuole , soprattutto è aperto ai giovani, alle donne, ai dirigenti, operai, anziani e disoccupati, che vogliono essere protagonisti. Chi è in cerca di “Mangiugghia” non venga al Megafono. Noi siamo gente semplice, ambiamo solo a fare il nostro dovere nei confronti di tutti e lo faremo soprattutto denunciando il malaffare”.

Ora, a parte la chiosa sulla ‘mangiugghia’, che per il momento tralasciamo (i suoi stretti rapporti con Confindustria Sicilia, ad occhio e croce, come abbiamo ampiamente scritto, dimostrerebbero il contrario), il fatto che lui stesso agogni il palcoscenico nazionale per il suo movimento, prova che, della questione siciliana,  non ha capito un granché. Né si vuole sforzare di capire.

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Antonella Sferrazza

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