L’iniziativa “Scenari Brechtiani”, grazie alla positiva interazione di varie istituzioni catanesi e all’entusiastica adesione al progetto di alcuni tra i maggiori studiosi e interpreti dell’opera brechtiana, ha messo insieme, compattandola in due giorni, una significativa serie di momenti:
– una riflessione in forma di dialogo su “Brecht oggi”, sul ruolo del grande drammaturgo tedesco nel nostro tempo e in special modo nella cultura italiana a cinquanta anni dalla sua scomparsa (1956-2006);
– una rivisitazione di due tra le tappe fondamentali della ricezione dell’opera brechtiana sulle scene italiane, con esplicito riferimento al lavoro registico di Giorgio Strehler su Vita di Galileo (1963), tramite la voce di uno degli interpreti di allora, Umberto Ceriani, e di Lamberto Puggelli su Chi dice sì, chi dice no (1988) al Piccolo Teatro di Milano;
– infine un composito recital di testi poetici e di brani musicali vocali e strumentali tratti prevalentemente da L’opera da tre soldi (ma anche da Happy End e da Der Jasager), al fine di riproporre nella sua globalità la dimensione performativa dei testi brechtiani, sia di quelli poetici che di quelli teatrali e musicali.
In questo ultimo appuntamento il filo conduttore è stato il rapporto con la musica di Kurt Weill, il compositore che lungamente con Brecht collaborò, riuscendo a immettere la parola brechtiana in un mondo sonoro assolutamente singolare e immediatamente riconoscibile. La serata si è caratterizzata, secondo gli espliciti dettami di lavoro brechtiani, come esito di un itinerario didattico e artistico di confronto con l’opera del drammaturgo tedesco, compiuto dai docenti della Scuola d’arte drammatica del Teatro Stabile di Catania, coinvolti insieme con i loro allievi, e dell’Ensemble di clarinetti “Càlamus” dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Vincenzo Bellini”, che, sperimentando nuove forme di arrangiamento, hanno presentato in una originale versione strumentale una suite delle musiche composte da Weill per L’opera da tre soldi.
Un lavoro didattico quindi, a proposito del quale può essere utile citare le parole di che Kurt Weill scriveva “sull’opera scolastica” proprio a proposito di Der Jasager:
“Un’opera puo essere anche un’esercitazione per il genere dello spettacolo lirico. se si riesce a far sì che l’intero impianto musicale sia così semplice e naturale da individuare nei bambini i suoi interpreti ideali, allora una tale opera sarebbe anche adatta per costringere i cantanti d’opera (o coloro che vogliono diventarlo) a quella semplicità e a quella naturalezza nel canto e nella interpretazione, della quale sentiamo così spesso la mancanza nei teatri d’opera. In questo senso l’opera scolastica potrebbe servire come ‘saggio’ di esercitazione per scuole d’opera e per teatri lirici (da eseguire una volta al giorno, prima dell’inizio delle prove)” (da Scene, Berlino 1930).
Del resto, al di là dell’intenzione forse ironica e provocatoria, di questa ultima affermazione, la musica di Weill possiede, dietro l’apparente semplicità, caratteristiche di fortissima seduzione e rivela una sottile sapienza armonica, timbrica, metrica. Impianto tonale dal quale però di deroga costantemente, rivisitazione straniata di danze e ballabili (dal tango al foxtrot), ricerca di inflessioni timbriche e melodiche che diventano portatrici di senso: la sua musica, inestricabilmente ormai congiunta alla parola di Brecht, ci restituisce in pochi attimi tutto il sapore di un’intera epoca lacerata e tragica della cultura e della società europea e probabilmente ha in serbo anche per l’oggi importanti segnali; fra tutti quello di una comunicazione immediata e coinvolgente, ma mai banale e sempre latrice di un proprio punto di vista sulla realtà, di una lettura critica dell’esistente e dell’esortazione costante al cambiamento, alla lotta contro tutto ciò che, oggi come ieri, offende l’intelligenza, avvilisce l’arte, umilia e oltraggia la dignità dell’essere vivente.
[Il testo di Riccardo Insolia è ripreso dal programma degli “Scenari brechtiani” tenutisi presso l’Auditorium De Carlo (ex Monastero dei Benedettini di Catania) il 5 e 6 dicembre 2006]
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