«L’operazione trasparenza è il leit motiv della politica aziendale dell’Ast». A rilanciare i propositi futuri dell’Azienda sicilia trasporti, a due mesi dallo scandalo giudiziario che ha travolto i precedenti vertici della società partecipata della Regione, è l’attuale presidente Santo Castiglione. «Andremo avanti seguendo un programma di lavoro e un modello economico e gestionale basati sui principi inviolabili della lungimiranza e dell’oculatezza», ha affermato Castiglione, che è stato nominato alla guida dell’Ast poche settimane prima dell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex direttore generale Ugo Fiduccia e dell’ex presidente Gaetano Tafuri. Dichiarazioni che arrivano nel giorno in cui viene diffusa la notizia della decisione presa dal Consiglio di giustizia amministrativa su un ricorso presentato da Ast contro la sentenza di primo grado riguardante la gara d’appalto sugli pneumatici.
Quest’ultima vicenda è finita anche al vaglio della procura di Palermo, che ha ipotizzato un piano ideato da Fiduccia e Tafuri per escludere la ditta Barone Gomme e, contestualmente, favorire l’impresa Schirò. Una storia dai contorni poco chiari che vede nel ruolo di vittima la società che storicamente ha rifornito l’Ast degli pneumatici per autobus e che di colpo si sarebbe trovata a fare i conti con «l’astio» dei vertici societari. «Dalle indagini svolte – ha scritto il gip nella propria ordinanza – non è emerso il motivo per cui, in modo alquanto improvviso, Fiduccia e Tafuri abbiano deciso di estromettere la Barone Gomme dalle forniture. Questo ufficio ha ipotizzato l’esistenza di un rapporto corruttivo che a un certo punto si sarebbe interrotto con la Barone Gomme per riprendere con la Schirò. Tuttavia – ha sottolineato il giudice – non si è avuta alcuna prova della dazione di utilità ai dirigenti dell’Ast né dall’uno né dall’altro fornitore».
Sul fronte della giustizia amministrativa, la vicenda è finita all’interno dei tribunali per le presunte forzature compiute dalla commissione giudicatrice della gara d’appalto per escludere la proposta di Barone Gomme. Nello specifico, la ditta, che in primo grado aveva visto accogliere il ricorso dal Tar, ha denunciato la mancata presa in considerazione da parte di Ast degli pneumatici sudcoreani prodotti dalla Hankook, nonostante, secondo Barone Gomme, si trattasse di un prodotto di prima fascia e quindi equivalente alle marche richieste dal bando. Ovvero Bridgestone, Continental, Dunlop, Goodyear, Michelin e Pirelli. A sostegno delle proprie ragioni, la Barone Gomme ha portato all’attenzione dei giudici parte di un regolamento europeo. Il documento, tuttavia, non è stato ritenuto sufficiente dal Cga. «Detto stampato, prodotto in modo parziale, avente una finalità tributaria e tenore e contenuto siffatti – si legge nella sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa – non ha messo nelle condizioni di accertare l’equivalenza degli pneumatici». A ciò si aggiunge il fatto che, trattandosi di una carenza nell’offerta tecnica presentata in sede di gara, la commissione non aveva l’obbligo di attivare il soccorso istruttorio; cioè la procedura che consente al partecipante di colmare alcuni atti giudicati incompleti.
Con la sentenza emessa l’11 aprile, il Cga ha così ribaltato la decisione del Tribunale amministrativo regionale, che aveva condannato l’Ast al risarcimento danni. Il pronunciamento non inficia il prosieguo della vicenda penale. Ai magistrati ordinari della procura di Palermo, infatti, spetterà stabilire se ci sia stato a monte un disegno preciso per escludere la Barone Gomme dalla possibilità di continuare a vendere i propri pneumatici alla società della Regione.
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