Nessuno dei 157 passeggeri sarebbe sopravvissuto. Tusa sarebbe dovuto intervenire in un'assise Unesco sul tema dell'archeologia marina, di cui era massimo esperto. Miccichè: «Uomo di profonda cultura». Musumeci in contatto con la Farnesina. In aggiornamento
L’assessore Tusa era sull’aereo precipitato in Africa Musumeci: «Era in Kenya per lavoro, perdo un amico»
L’assessore regionale ai Beni culturali Sebastiano Tusa era nella lista dei 157 passeggeri dell’aereo precipitato stamattina in Africa, dopo essere partito da Addis Abeba con destinazione Nairobi. Tra questi otto italiani. Nessuno sarebbe sopravvissuto. «Ho appena ricevuto la conferma ufficiale dell’Unità di crisi del ministero degli Esteri – afferma il presidente della Regione Nello Musumeci con una nota poco dopo le 15 – l’assessore Sebastiano Tusa era sull’aereo precipitato in Etiopia. Sono distrutto. È una tragedia terribile, alla quale non riesco ancora a credere: rimango ammutolito. Perdo un amico, un lavoratore instancabile, un assessore di grande capacità ed equilibrio, che stava andando in Kenya per lavoro. Un uomo onesto e perbene, che amava la Sicilia come pochi. Un indimenticabile protagonista delle migliori politiche culturali dell’Isola».
Archeologo 66enne di fama internazionale e Sovrintendente del Mare, Tusa si trovava in Africa perché impegnato in un progetto dell’Unesco, dove era già stato nel Natale scorso insieme con la moglie, Valeria Patrizia Li Vigni, direttrice del Museo d’Arte contemporanea di Palazzo Riso a Palermo.
Tusa era in missione in Kenya come assessore regionale, avrebbe dovuto rappresentare la Sicilia e l’Italia in un’assise internazionale dell’Unesco con un intervento sull’archeologia marina. Stando a fonti interne all’assessorato ai Beni culturali, nessun altro siciliano avrebbe fatto parte della spedizione. Per raggiungere Nairobi, sede dell’evento, Tusa aveva fatto scalo ad Addis Abeba dove ha preso l’aereo poi precipitato.
L’assessore da tempo partecipava al progetto. Le sue ricerche e quelle del suo staff, di concerto con il direttore del Museo Nazionale di Malindi Caesar Bita, hanno evidenziato grosse potenzialità nell’ambito dei ritrovamenti sotto la superficie dell’oceano indiano, al largo di Malindi. Lì dove avrà sede l’evento a cui avrebbe dovuto partecipare l’archeologo siciliano. Proprio a Malindi l’Unesco vorrebbe realizzare un centro di interesse storico e di recupero delle tradizioni e della cultura di tutto il Kenya.
Nella sua abitazione a Palermo è un via vai di parenti e amici. Tutti cercano di consolare la moglie dell’archeologo, Valeria Patrizia Li Vigni, direttrice del Museo d’arte contemporanea di Palazzo Riso. «Mi hanno chiamato dalla Farnesina – dice – mi hanno detto che non ci sono superstiti…». Questa mattina era andata a fare jogging con un’amica, poi alla Messa come ogni domenica. «Aspettavo una telefonata da Sebastiano – spiega – mi aveva detto che avrebbe chiamato non appena atterrato a Nairobi. Ma quella telefonata non arrivava».
Tusa era stato scelto da Musumeci dopo le dimissioni di Vittorio Sgarbi. Archeologo e paleontologo, figlio di Vincenzo Tusa (il padre del parco archeologico di Selinunte), tecnico apprezzato sia dai colleghi che dalla politica. In maniera trasversale. Da Soprintendente del Mare della Regione Siciliana ha curato gli scavi a Pantelleria, in Iraq e in Pakistan, così come, più recentemente il recupero dei reperti della prima guerra punica dai fondali di Levanzo e la creazione di percorsi di diving turismo in Sicilia. Non solo studio e ricerca, anche impegno attivo in difesa del Mediterraneo: in prima linea contro il progetto del parco eolico a mare di fronte alla costa tra Gela e Licata, zona ricchissima di reperti archeologici, una battaglia vinta davanti al Tar.
Il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, su Facebook, lo ricorda così: «Tra quegli italiani morti c’era anche un uomo delle istituzioni, un uomo di profonda cultura che aveva fatto della sua domenica di riposo una qualsiasi altra giornata di lavoro, allo scopo di promuovere l’immagine della Sicilia all’estero, per adempiere al suo ruolo di assessore ai Beni Culturali. Ciao Sebastiano, è stato un onore conoscerti e lavorare con te».
«Resta il suo pensiero – ricorda Vittorio Sgarbi – l’intelligenza, la disponibilità ad ascoltare, la gentilezza, e tanti studi, tante ricerche sospese, tanti sospiri di conoscenza. In pochi casi l’archeologo, lo scienziato si era fatto politico con tanta naturalezza, continuando a vedere le cose, la storia e il mondo senza calcoli e strategia, per amore della bellezza, per la certezza che il mondo antico in Sicilia era ancora vivo. Potevano risorgere sculture, rinascere kouroi, uscire Venere dall’acqua. E come vive la storia con noi, vive anche lui oltre la sua apparente fine»