L’Assemblea regionale approva gli articoli del Bilancio Una sei ore tra corse, liti per giardini e schermaglie

L’articolato del bilancio di previsione della Regione Siciliana è stato approvato. Ci sono volute più o meno sei ore, un tempo record in una situazione che di ordinario non ha comunque niente, visto che proprio oggi scadevano i termini per l’approvazione complessiva di Bilancio e Finanziaria, su cui si inizierà a discutere da lunedì. Eppure era un passaggio obbligatorio e importante, che il governo Musumeci porta a casa senza troppa fatica, nonostante tutte le avversità del caso. Il risultato, ottenuto appunto in tempi piuttosto celeri, nasconde le tensioni di una giornata tra i banchi di sala d’Ercole che a tratti ha preso pieghe surreali. Assente ancora una volta il presidente della Regione Nello Musumeci, la parte del mattatore per l’esecutivo l’ha svolta l’assessore al Bilancio Gaetano Armao, che ha presenziato a tutte le fasi della discussione, rispondendo quando è stato chiamato in causa. «Nessuno litiga con me se io non voglio litigare», aveva affermato scherzosamente tra i corridoi durante un momento di pausa. E in effetti il vicepresidente della Regione torna a casa con il premio per la diplomazia, riuscendo a non alzare i toni anche quando gli animi sembravano accendersi.

Come durante la discussione dell’articolo due, quando l’Aula si è impantanata sulle fontane e gli alberelli del giardinetto di palazzo d’Orleans e sulla voce di Bilancio che ne porta le spese di manutenzione da 24mila a 150mila euro all’anno. Puntuale arriva l’emendamento del Partito democratico, che chiede di stralciare l’aumento. «È stato chiamato in maniera anche un po’ pomposa Parco antistante palazzo d’Orleans – interviene il capogruppo dem Giuseppe Lupo – Un praticello, di dubbio gusto anche, ma questa è una mia considerazione strettamente personale, un giardinetto, chiamiamolo così. Troverei inopportuno far funzionare le fontanelle ad acqua minerale». Altra contestazione riguarda le spese di manutenzione di palazzo d’Orleans, che come dice ancora Lupo, «passano da 660mila euro a un 1,8 milioni di euro, ma non si capisce da nessuna relazione d’accompagnamento perché questo capitolo venga triplicato».

La polemica verte anche in luogo di una riduzione di spesa su alcuni capitoli che riguardano l’assistenza ai disabili, capitoli coinvolti, come molti altri, in parte nel congelamento del famoso miliardo di euro atteso dal governo di Roma. «Sarebbe il quinto anno in cui discutiamo di blocchi che alla fine vengono sbloccati – rassicura Armao – Abbiamo trovato risorse tali per ripristinare le triennalità dei pagamenti a Comuni, teatri e disabili. Vorrei precisare che l’assegnazione per i servizi ai disabili non viene mutata per quest’anno, c’è una parte del blocco che riguarda gli ultimi mesi dell’anno che, definite le questioni aperte con il governo nazionale, sarà sbloccata». E sulle spese di palazzo d’Orleans: «Si tratta di variazioni che provengono dalle amministrazioni, con le loro esigenze e i loro fabbisogni, compresi quelli che sono stati espressi dagli uffici della presidenza della Regione, non sono frutto di fantasia. Chiedo al Pd di raccogliere le esigenze espresse come integrazione e ritirare gli emendamenti».

Proposta rispedita al mittente, con Nuccio Dipasquale che sventolando copie del Bilancio obietta: «Non diciamo che quei soldi vadano tolti, non dovevano neanche esserci. Lei ci dà rassicurazioni, ma al momento questo c’è scritto». E sempre in area Pd, Antonello Cracolici incalza: «Sono tagli che proponiamo su alcuni capitoli che definiamo eccessivamente stimati. Il giardinetto c’è e non credo si debba ampliare, a meno che non vogliamo metterci altre palle, di marmo, di gesso, non so di che materiale sono». La risposta di Armao è il primo capolavoro di diplomazia, con tanto di citazione di Pio La Torre, di cui oggi ricorre l’anniversario della morte. La prima di tre da parte dell’assessore all’Economia. «Ribadisco che si tratta di situazioni tecniche, intervenire è rischioso, sono prospettazioni a livello burocratico fatte da dirigenti che si assumono la responsabilità di ciò. Ma non siamo qui a cercare scontri o prove muscolari, se questo diventa un argomento dirimente, non è necessario introdurre elementi di concitazione, ma di ragionevolezza. Pertanto li accantoniamo e li mettiamo a disposizione della Finanziaria, anche in memoria di Pio La Torre, un grande uomo di opposizione».

Niente più soldi ai giardinetti della Presidenza, dunque. Ma se Armao riesce a tenere bassi i toni tra governo e opposizione, nulla può per limare le acredini interne alla maggioranza. Prima è Angela Foti a interrompere la discussione, segnalando che la deputata Elena Pagana si trova in una stanza attigua per allattare il figlio e chiedendo di informarla in caso di voto: «Capisco che è un parlamento pensato intorno a esigenze maschili – dice Foti – ma ci sono anche altre persone e dovrebbe essere un onore di tutti agevolare certe situazioni». Risponde caustico il presidente dell’Assemblea Gianfranco Miccichè: «C’era stato chiesto di organizzare un posto in cui poter allattare ed è stato organizzato, se ci sarà una votazione qualificata lo faremo sapere, che questa sia un’aula per i maschi la prego di non dirlo». Miccichè subito dopo perde le staffe per la richiesta di intervento della deputata di Diventerà bellissima Giusy Savarino, intenzionata a «ristabilire la verità sul tema dei disabili». «Vuole fare filippiche solo lei o abbiamo il diritto anche noi?» attacca Savarino. «Se lei continua le tolgo la parola» replica il presidente. E ancora: «I siciliani hanno bisogno di sentire un poco di verità». E Miccichè: «Ha ancora cinque minuti, che non sono stati toccati, faccia il suo intervento». Con Savarino che finalmente interviene: «Faccio il mio intervento perché ho il diritto di farlo, non perché mi viene concesso. Il governo Musumeci sui disabili ha fatto tanto, vorrei ricordare che non c’è più Pif di fronte al palazzo della Regione».

Una schermaglia che sembra spegnersi nel nulla. Ma così non è. Qualche parola di troppo fuori microfono – pare – da parte di Miccichè e Savarino non la prende affatto bene. La seduta viene sospesa, il presidente dell’Ars va via. Un’uscita di scena che dà una insperata accelerazione ai lavori, con il vicepresidente Roberto Di Mauro che legge articoli ed emendamenti approvati a raffica. L’ultima diatriba prima del gran finale è ancora tra Pd e Armao, sulla questione dei tempi di preparazione del Bilancio e il ruolo dei revisori contabili. Anche stavolta il vicepresidente punta alla diplomazia. Anche stavolta cita Pio La Torre. Ma non risparmia le frecciate e i riferimenti alle parole di Enrico Letta, che ieri a Palermo aveva usato toni pesanti parlando del governo Musumeci. «Qualcuno potrebbe dire che facciamo schifo, ma non fino a questo punto. Può stare sereno, come si dice dalle vostre parti – dice Armao riferendosi a Anthony Barbagallo, segretario del Pd – Andiamo avanti, siamo disponibili a ogni tipo di confronto e di chiarimento in tutte le sedi. Pensate però che Elon Musk sta spendendo 44 miliardi di euro per acquistare Twitter, il bilancio della Regione è una volta e mezzo tanto, i revisori hanno fatto il possibile, meglio di così – conclude – non si poteva fare».


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